Volvo a tutto ibrido perché l’auto elettrica barcolla

Ippolito Visconti Autore News Auto
L’auto elettrica fa sempre più paura: vendite in calo, poche colonnine, ricariche stellari. E allora le Case virano verso le ibride, come la svedese Volvo della cinese Geely.
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L’auto elettrica fa sempre più paura: vendite in calo, poche colonnine, ricariche stellari, autonomie promesse insufficienti. E allora le Case virano verso le ibride, come la svedese Volvo della cinese Geely. Dov’è il problema? Nessuno: dopo mille annunci di tutti i Gruppi del mondo in adorazione verso le full electric, ora un sano pragmatismo. Sì al doppio motore. Bisogna dare al mercato quello che il mercato chiede. Se i consumatori stanno alla larga dalle elettriche, una Casa in ascesa come Volvo si adegua, grazie all’intelligente gestione degli orientali. Il ceo del costruttore scandinavo Jim Rowan afferma che gli ibridi possono essere un ponte per gli acquirenti esitanti, come riporta Automotive News. Giusto: l’amore per l’auto elettrico può aspettare, fidanzamento con l’ibrido, poi si vedrà. 

Retromarcia di tutti

Sentita la puzza di bruciato, i Gruppi sono in fuga dall’elettrico puro: dall’Aston Martin a Volkswagen. Tutti stanno ricalibrando le loro ambizioni full electric dei veicoli poiché la traiettoria di crescita della tecnologia ha perso parte del suo impatto. La strategia di Volvo era tra le più audaci del settore e una delle più efficaci: fra le prime a dire stop al termico, solo elettrico, neppure ibrido (che è termico). Il direttore commerciale della Volvo, Bjorn Annwall, ha promesso nel 2023: Volvo non “venderà una sola auto” a livello globale che non sia completamente elettrica dopo il 2030. C’è tempo. Se ne riparlerà quando l’Ue imporrà l’elettrico.

Ora, di fronte al crollo delle vendite di veicoli elettrici in mercati chiave come Cina e Stati Uniti, Volvo riconsidera la possibilità di puntare tutto sull’alimentazione a batteria. Durante un webcast trimestrale per gli investitori, Rowan ha affermato di credere fermamente in propulsione elettrica. Ma ha riconosciuto che “ci vorrà del tempo per collegare completamente le diverse parti del mondo elettrificazione. I nostri ibridi plug-in e ibridi leggeri rimangono molto forti e popolare tra i nostri clienti, e continueremo a investire in questa formazione”.

Nel 2030 matrimonio con l’elettrico?

Dunque, tutto rimandato. A meno che i Gruppi facciano una tale pressione, e la Germania per prima, su Bruxelles, da spingere a rivedere tutto. Ossia: se nel 2029 si vendono molte ibride e poche elettriche, cosa si fa? Non scherziamo. Le ideologie, i dogmi valgono sin quando c’è il profitto di questi colossi nati per macinare quattrini. Senza denaro, sparisce anche l’amore per l’elettrico.

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La spinta Usa

I rivenditori statunitensi di Volvo hanno dichiarato che si aspettano di vendere berline ibride a benzina, vagoni e crossover ben oltre la fine del decennio. “Dovremo farlo, altrimenti moriremo”, Volvo cerca di sfruttare le piattaforme della società madre Geely Group per espandere la sua gamma PHEV. A maggio Geely ha finalizzato una joint venture con il Gruppo Renault per svilupparne e costruirne di più efficienti motori a combustione interna e ibridi. Il marchio svedese sta inoltre valutando la possibilità di aggiornare la propria piattaforma SPA1, che la supporta varianti ibride leggere e plug-in dei crossover XC90 e XC60. Il business dei veicoli elettrici di Volvo negli Stati Uniti è crollato quest’anno a causa della crescente concorrenza e di una guerra dei prezzi innescata da Tesla. 

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