Volkswagen taglia ancora le stime di profitto 2024: di quanto e perché

Ippolito Visconti Autore News Auto
VW abbassa di nuovo le previsioni di profitto per il 2024: sempre peggio.
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Di male in peggio: lo tsunami sul Gruppo Volkswagen si fa sempre più alto e violento. La società taglia ancora le stime di profitto 2024, riporta Automotive News. Le vendite dovrebbero scendere dallo 0,7 percento a 320 miliardi di euro, dopo che la società aveva inizialmente previsto un aumento fino al 5 percento. Dopo che l’azienda aveva abbassato le sue aspettative in parte a causa dei costi previsti dalla chiusura di uno stabilimento Audi in Belgio. Il ceo Oliver Blume dice che le case sono tre: i costi in Germania sono troppo alti; la crescita dei veicoli elettrici rallenta; i rivali cinesi si spingono in Europa. Mai come ora, proprio il marchio VW, l’anima storica del Gruppo che ha stravinto per decenni, è in crisi. 

Tempesta perfetta

La tempesta perfetta sull’azienda teutonica, il suicidio totale della Germania che ha voluto la transizione elettrica e il Green Deal con le lobby dei suoi Verdi nell’Unione europea. Da un’industria straordinaria per Berlino a un incubo nero: ecologisti con idee sinistre e senza il coraggio di ammettere l’errore né di fare retromarcia. Il management, silente quando Bruxelles legiferava a favore della Cina, ha le sue belle colpe. Il Gruppo VW ha tagliato le sue previsioni annuali per la seconda volta quest’anno: ennesima spallata a un settore automobilistico senza ossigeno da quelle parti.

Germania in fiamme rosse con le idee Verdi

I tre colossi tedeschi, VW, Mercedes-Benz e BMW, hanno ora avvertito sui loro profitti negli ultimi mesi. Ognuna di loro sta lottando con vendite più lente in Cina, dove gli acquirenti si stanno tirando indietro a causa di una crisi immobiliare sempre più profonda. Anche la crescente concorrenza nei veicoli elettrici sta determinando forti sconti e riducendo i margini, il tutto mentre la diminuzione della fiducia dei consumatori indebolisce la domanda di auto con motore a combustione. 

Il dramma disoccupazione visto dalla torre d’avorio di Bruxelles

Il taglio delle prospettive di VW aumenta le sfide per il ceo Oliver Blume: si sta valutando per la prima volta la chiusura di stabilimenti in Germania dopo aver annullato promesse di sicurezza del lavoro durate decenni. I dirigenti hanno segnalato almeno due stabilimenti automobilistici di capacità in eccesso, il che li ha messi sulla buona strada per un conflitto prolungato con potenti sindacati. Il terrore è in un numero: 15.000 licenziamenti. Se non 30.000. Con tensioni sociali pazzesche, finanziamenti e mutui non pagabili, affitti non onorabili. L’inferno in Terra: la chiamano transizione o decarbonizzazione. Fingendo che la batteria delle elettriche sia meno inquinante: quanta ipocrisia. Torna in mente la favoletta per bimbi un po’ sciocchi degli espertoni green e degli influencer nei social (pagati): il full electric creerà lavoro. Come no: infatti i 30.000 licenziati lavoreranno per fare auto elettriche, vero?

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Numeri pessimi

Le consegne globali di VW scenderanno a circa 9 milioni di unità quest’anno, dai 9,24 milioni del 2023. La Casa automobilistica aveva precedentemente previsto un aumento del 3 percento. VW ora prevede che il flusso di cassa netto nella divisione automobilistica raggiunga circa 2 miliardi di euro, in calo rispetto ai precedenti 4,5 miliardi di euro, in parte a causa della partnership con Rivian Automotive sulla tecnologia EV. 

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