Per Volskswagen il periodo è pesantemente negativo, come è ormai noto all’opinione pubblica. La casa tedesca, però, sembra proprio che i guai se li vada a cercare con il classico lanternino, almeno stando alla notizia che giunge dall’India. Le autorità fiscali del Paese asiatico, infatti, sostengono che il gruppo tedesco avrebbe evaso 1,4 miliardi di dollari di tasse dichiarando in modo improprio componenti di veicoli dei marchi Audi, VW e Skoda. Naturalmente saranno necessarie ulteriori indagini per capire se l’accusa è circostanziata in maniera puntuale. L’impressione di un progressivo scivolamento verso il baratro per l’azienda di Wolfsburg è però sempre più netta.
Volkswagen: cosa sta accadendo in India?
Le autorità fiscali indiane hanno accusato il Gruppo Volkswagen di aver sottratto all’erario locale 1,4 miliardi di dollari. A formare la base per questa pesante accusa, è il fatto che nel gigante asiatico i veicoli non assemblati importati nel paese sono soggetti a dazi del 30-35%. VW, però, secondo quanto sta emergendo, provvedeva a importare auto non assemblate, dichiarando tali importazioni alla stregua di “parti singole”. In tal modo, però, veniva sottoposta a dazi in una forbice oscillante tra il 5 e il 15%. I veicoli principali della casa teutonica che sono importanti lungo l’immenso territorio indiano, sono la Skoda Superb, la Skoda Kodiaq, la VW Tiguan, l’Audi A4 e l’Audi Q5.
Nel corso delle indagini effettuate, gli investigatori hanno provveduto a condurre perquisizioni all’interno di tre stabilimenti indiani della VW, nel 2022. Durante le quali hanno anche proceduto al sequestro di documenti nei confronti dei massimi dirigenti.
Dal loro esame, è quindi trapelata una realtà ben diversa da quella raccontata dalla casa. Invece di importare veicoli come unità completamente smontate (CKD), la VW India avrebbe presumibilmente effettuato ordini all’ingrosso di auto da fornitori di una serie di paesi tra cui Repubblica Ceca, Germania e Messico con software speciali per poi indicarli come “componenti/parti principali”. Un novero che comprende tra le 700 e le 1.500 parti per ogni veicolo, imballate all’estero e spedite da paesi diversi, con più fatture, in India.
Ora la filiale indiana di VW dovrà fornire esaurienti spiegazioni
L’Office of the Commissioner of Customs, in particolare, afferma che la filiale indiana di VW avrebbe dovuto pagare 2,35 miliardi di dollari in tasse di importazione e imposte correlate a partire dal 2012. Mentre ha sborsato a favore del fisco locale appena 981 milioni di dollari. Una differenza talmente vistosa da spingere l’autorità governativa ad affermare che ora i dirigenti locali della casa teutonica devono fornire spiegazioni. Che dovranno essere molto esaurienti, se non vorrà essere oggetto di sanzioni e interessi, da aggiungere naturalmente alle tariffe dovute e non versate.
Sanzioni che potrebbero essere effettivamente molto salate. Nel corso di una conversazione intrattenuta con la Reuters, un funzionario governativo ha affermato che in casi di questo genere possono arrivare fino al 100%. Ove tale misura fosse realmente applicata, il gruppo tedesco sarebbe costretto a versare al governo indiano ben 2,8 miliardi di dollari. Una sanzione che andrebbe a gravare alla stregua di un macigno, in un momento in cui la dirigenza sta cercando di contenere i costi tagliando personale e fabbriche. E, come al solito, a pagare errori clamorosi del management sarebbero proprio le maestranze, mentre i dirigenti, nel corso degli anni, si sono spartiti ricchi bonus per affondare l’azienda.
Dal canto suo, VW ha risposto agli addebiti affermando che non stava tentando di limitare i dazi da corrispondere al governo indiano. Affermando di fronte agli investigatori che stava usando un complesso processo di ordinazione teso ad efficientare le operazioni. Inoltre, Skoda Auto Volkswagen India ha dichiarato di essere un’organizzazione “responsabile, pienamente conforme a tutte le leggi e normative globali e locali”. Aggiungendo di essere nella fase di analisi della notifica e l’intenzione di collaborare attivamente con le autorità locali. Insomma, siamo alle smentite di prammatica, che non smuovono di un centimetro la gravità della situazione.