Volkswagen: o stipendi giù del 10% o licenziamenti

Ippolito Visconti Autore News Auto
VW chiede tagli salariali del 10% per salvare posti di lavoro mentre i profitti crollano.
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Mentre la crisi morde, Volkswagen ha chiesto ai suoi lavoratori di accettare un taglio salariale del 10%. È l’unico modo – dice – per evitare licenziamenti. “Abbiamo urgente bisogno di una riduzione dei costi del lavoro per mantenere la nostra competitività. Ciò richiede un contributo della forza lavoro”, ha affermato Arne Meiswinkel, responsabile del personale del marchio VW che guida le trattative. Serve risparmiare denaro. Allora o VW taglia i posti di lavoro o taglia gli stipendi: non esiste una terza strada.

A questo punto, se si “baratta”scambia” il taglio del 10% dello stipendio col taglio dei posti di lavoro, c’è da fare due conti: attorno a 56.000 euro lordi in media. Si scende a 50.400 con la decurtazione. Poi ci sarebbero i compensi milionari dei manager, tipo il capo Oliver Blume, a circa 9,6 milioni annui…

Volkswagen ha pubblicato i suoi risultati del terzo trimestre lo stesso giorno dei colloqui tra azienda e sindacati. Le due parti hanno concordato di continuare a parlare e si incontreranno di nuovo il 21 novembre. Per la società, i brutti risultati recenti sono un’ulteriore prova che sia necessario un cambiamento per restare competitivi: calo del 42% degli utili, al livello più basso degli ultimi tre anni.

I numeri chiave

“Dopo nove mesi il brand Volkswagen ha registrato un margine operativo di appena il 2%: ciò evidenzia l’urgente necessità di ridurre significativamente i costi e incrementare l’efficienza”, spiega Antlitz. Il risultato operativo del Gruppo è di 12,9 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2024, il 21% in meno rispetto al 2023. Nell’ultimo trimestre il margine operativo è crollato dal 6,2 al 3,6%. Pesano le significative spese di ristrutturazione (2,2 miliardi di euro), i maggiori costi fissi e le spese per l’introduzione di nuovi prodotti. 

Bisogna dare sforbiciate

“C’è l’urgente necessità di significative riduzioni dei costi – ha affermato il responsabile finanziario Arno Antlitz -. Non abbiamo dimenticato come costruire grandi auto, ma i nostri costi di produzione sono tutt’altro che competitivi. Dovremmo davvero usare del tempo per aumentare la nostra competitività negli stabilimenti tedeschi. Stiamo affrontando decisioni essenziali e dolorose”.

Invece i sindacati vogliono un aumento del 7%

Ma i rappresentanti dei lavoratori accusano la dirigenza di aver distrutto un prezioso consenso sul processo decisionale. Sono entrati in trattative chiedendo un aumento salariale del 7% e minacciano scioperi da dicembre 2024, a meno che l’azienda escluda la chiusura degli stabilimenti. Ecco il presidente del consiglio di fabbrica della Volkswagen Daniela Cavallo: “Oggi c’è il segnale di partenza per una maratona in cui entrambe le parti hanno finalmente capito che devono tagliare il traguardo insieme”.

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Dall’Oriente arrivano guai

In Cina, la Volkswagen ha anche perso quote di mercato a favore di modelli più economici dei concorrenti locali: nel Paese del Dragone, si ha un rallentamento più ampio dell’economia cinese dovuto a una crisi immobiliare. Le consegne VW nell’ex Celeste Impero, il più grande mercato automobilistico del mondo, sono diminuite del 15% a 711.500 veicoli nel terzo trimestre. Ciò ha trascinato verso il basso la cifra globale, che è scesa a 2,176 milioni di veicoli. Anche il dividendo del 2024 sarà inferiore. Da inizio anno, le azioni della Volkswagen hanno perso circa un quinto, con una performance inferiore a un calo del 10% nell’indice automobilistico paneuropeo. La dirigenza afferma che gli impianti tedeschi sono molto più costosi da gestire rispetto a quelli dei concorrenti a causa degli alti costi per i lavoratori e per l’energia. Senza contare che le elettriche sono un mezzo flop.

VW produce in Cina con soci cinesi: adesso c’è il risultato del pasticcio

Per anni, VW ha per così dire “pagato” le fabbriche tedesche con gli utili incassati in Cina. D’altronde, Jeep-Chrysler ha tenuto in piedi per tanti tempo Stellantis. I tedeschi hanno accettato le richieste di Pechino: VW può produrre nel Regno di Mezzo solo se ha soci cinesi. Nel mentre, i tecnici orientali hanno imparato come si fanno le auto. Da insegnanti di prim’ordine: VW. Al contempo, la Germania in Ue ha spinto per il sì al bando termico, e la frittata è fatta. Un caos in stile teutonico.

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