Volkswagen nei guai, i tagli non funzionano si pensa ad estenderli

Dario Marchetti Autore
Volkswagen, i tagli non funzionano e la casa ora pensa ad estenderli per far fronte alla situzione
Un modello Volkswagen

Ormai da tempo si conoscono le difficoltà del gruppo Volskwagen. Tali da costringere l’azienda a cercare di aumentare la redditività sulle vendite al 6,5% entro il 2026. Un piano il quale, però, sta incontrando grandi difficoltà in tal senso, considerato che sino a questo momento, nel corso del 2024, si è fermato al 2,3%.

Per cercare di ovviare alla situazione, la casa di Wolfsburg ha peraltro messo in preventivo un taglio dei propri costi pari a 10 miliardi di euro. L’annuncio era stato reso pubblico nel 2023, ma anche in questo caso i risultati sono stati inferiori, tanto che per l’anno in corso si prevede che il target di partenza sarà mancato di due o tre miliardi.

Secondo Handelsblatt Volkswagen pensa ad ulteriori tagli

Le notizie sulle difficoltà incontrate dalla dirigenza di Volkswagen sono state pubblicate dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt. In particolare, il giornale ha affermato che tra le problematiche riscontrate quelle più critiche sono la mancanza di fornitura di componenti, a partire dai motori elettrici, la necessità di offrire ai clienti una scontistica più adeguata, al fine di aumentare la domanda, e il rallentamento delle vendite delle auto elettriche conseguenti al difficile momento del mercato. 

Volkswagen T-ROC

Per cercare di ovviare alla situazione prima che il piano inizi ad inclinarsi pericolosamente, il CEO di VW, Thomas Schäfer, ha quindi deciso di prendere il toro per le corna. Ovvero di valutare l’opportunità di ulteriori tagli, i quali andrebbero in particolare a colpire le aree di vendita e sviluppo tecnico. Questo almeno è quanto emerge dalle indiscrezioni che stanno circolando in Germania.

I nuovi tagli andrebbero a unirsi alle misure che già erano state messe in preventivo, a partire dalla riduzione dei costi del personale, dal risparmio nei tempi di sviluppo e di produzione e dall’eliminazione di un nuovo sito di ricerca e sviluppo da 800 milioni di euro che era stato pianificato a Wolfsburg.

Secondo il direttore finanziario Arno Antlitz il piano non sarebbe immediato. La precisazione è arrivata nel corso della recente conferenza sui risultati, unendosi alla conferma del fatto che alcune delle misure adottate hanno bisogno di tempo per riuscire a incidere realmente su una situazione preoccupante. A destare maggiore attenzione, nella stessa occasione, sono state però le parole di Oliver Blume. Il CEO del gruppo, infatti, ha a sua volta confermato senza mezzi termini che la riduzione dei costi è da considerare l’obiettivo principale da perseguire nel corso dei prossimi anni. 

Per Blume la riduzione dei costi è un vero mantra

Inizialmente, il piano di tagli varato dalla Casa lo scorso dicembre, che ha lo scopo di contribuire a riportarla verso un margine del 6,5% entro il 2026 (nell’anno in corso è del 2,3%) prevedeva la riduzione dei costi amministrativi di un quinto, il taglio dei tempi di sviluppo prodotto da 50 a 36 mesi (con un risparmio di un miliardo di euro entro il 2028), la riduzione dei tempi di produzione e la rinuncia alla costruzione di un nuovo centro di ricerca e sviluppo localizzato a Wolfsburg (per altri 800 milioni di risparmio).

Vollswagen Tiguan

La riduzione dei costi è del resto un vero e proprio mantra per Blume. Al tempo stesso, l’eredità lasciata da Herbert Diess, il suo predecessore, a partire dalla piattaforma MEB, si sta rivelando un osso molto duro. Soprattutto se si va a mixare con le nuove difficoltà proposte dal rallentamento del mercato delle auto elettriche.

Proprio in considerazione della lenta avanzata della mobilità sostenibile ha spinto quindi il gruppo a ridimensionare i piani per le fabbriche di batterie in Europa e Nordamerica. Il tema è stato affrontato da Thomas Schmall, responsabile della tecnologia e membro del consiglio di amministrazione di Volkswagen AG, nel corso di un’intervista rilasciata Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. Queste le sue parole, al proposito: “L’ampliamento degli stabilimenti dipenderà da come si svilupperà il mercato delle auto Bev”.

Per molti è stato facile paragonare queste parole a quelle di qualche anno fa. In particolare a quelle del 2021, quando la casa aveva annunciato la sua intenzione di allestire sei siti per la produzione di celle per gli accumulatori entro il 2030. Dichiarazioni che si sono rivelate azzardate a causa delle dinamiche del mercato.

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