Vendite auto elettriche in Europa: brutte notizie per le Case cinesi

Ippolito Visconti Autore News Auto
La spinta delle Case automobilistiche cinesi nel mercato europeo dei veicoli elettrici incontra resistenza.
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Il Dragone rallenta. Vendite auto elettriche in Europa: brutte notizie per le Case cinesi, con la loro quota di consegne nella regione in calo durante ottobre 2024 in vista delle nuove tariffe. I produttori tra cui BYD e MG (SAIC Motor) hanno rappresentato l’8,2% delle immatricolazioni di veicoli elettrici europei, secondo Dataforce. Ciò ha segnato un ribasso rispetto all’8,5% di settembre e il quarto mese consecutivo in cui la quota di mercato è stata inferiore ai livelli dell’anno precedente.

Lieve flessione

Dopo diversi anni di rapidi guadagni nel prezioso mercato estero, l’avanzata cinese si è bloccata da luglio. È stato allora che l’Unione europea ha fissato tariffe provvisorie sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese che hanno portato le tasse di importazione fino al 45%. I dazi definitivi aggiunti sono in vigore dal 30 ottobre, dopo mesi di colloqui con Pechino e modifiche alle norme in sospeso.

Altre incontri

L’industria automobilistica cinese sta cercando un accordo affinché gli extra dazi imposti alle loro auto elettriche vengano eliminati. Spingono per stabilire un prezzo minimo per le BEV importate nel Vecchio Continente: in cambio, le aziende cinesi otterrebbero un’amnistia sui rincari (fino al 36,3%) delle imposte stabiliti al termine dell’indagine anti-dumping. Si fermerebbe anche la guerra commerciale fra Ue e Cina. A beneficio di entrambi. Specie ora che Trump è scatenato con dazi pronti a danneggiare sia il Regno di Mezzo sia Bruxelles.

I tre giganti

I più presenti sono BYD, Geely e MG (SAIC), alle quali sono imposti rispettivamente dazi del 17%, 19,3% e 36,3%, in aggiunta al 10% d’imposta già previsto per l’esportazione in Europa delle auto a batteria. Le Case dell’ex Celeste Impero si dicono disposte a porre un limite al volume di esportazioni verso l’Unione, qualora Bruxelles accetti di tagliare gli le tasse. Anche la Camera di commercio cinese per l’importazione e l’esportazione di macchinari e prodotti elettronici (CCCME) spinge. Invece Tesla, che pure produce in Cina, e che finora si è vista applicare la penale più bassa (9%), non fa parte del team anti tasse.

Una differenza sostanziale

Il problema base, per i costruttori orientali, è che la loro avanzata diverrebbe meno impetuosa coi dazi. In ogni caso, non verrebbero fermati. Solo rallentati: occhio alla differenza. Invece, una guerra commerciale farebbe del male all’Ue anche sul lungo termine.

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Confronto serrato

L’Unione europea e i funzionari cinesi hanno in corso un confronto sulle alternative alle tariffe europee sui veicoli elettrici cinesi, ma nessun accordo è vicino, ha riferito Reuters, citando i funzionari dell’Ue coinvolti nei colloqui. Il chiarimento è arrivato dopo che il Presidente della commissione commerciale del Parlamento europeo, Bernd Lang, aveva riportato che un accordo era vicino​: “La Cina potrebbe impegnarsi a offrire auto elettriche nell’Ue a un prezzo minimo. Ciò eliminerebbe la distorsione della concorrenza attraverso sussidi sleali, motivo per cui le tariffe sono state originariamente introdotte”.

Tuttavia, ​si sarebbe fatto sfuggire qualche parola di troppo. ​La Cina è desiderosa di prevenire un calo delle esportazioni di veicoli elettrici verso l’Europa, che hanno rappresentato oltre il 40% delle sue esportazioni di veicoli elettrici nel 2023. Con gli Stati Uniti e il Canada che impongono tariffe del 100% sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese, una riduzione dell’export verso l’Europa potrebbe peggiorare i problemi di sovraccapacità interna per le Case automobilistiche cinesi. Le macchine resterebbero ferme nei loro piazzali: necessitano di sbocchi. E subito.

Italia e Francia, pur sostenendo gli investimenti cinesi, hanno espresso preoccupazione per l’impatto dei veicoli elettrici cinesi a prezzi accessibili sui produttori europei. Nonostante i dazi, le imprese cinesi di veicoli elettrici sperano di rimanere competitive nel mercato dell’Ue sostenute dai vantaggi di produzione e prezzi. Hanno votato sì. La Spagna no: infatti, le Case cinesi stanno alla larga dal nostro Paese e investono nella nazione iberica.

Ricorsi e controricorsi

Se la Cina ricorre all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) contro i dazi Ue, questa si rivolge all’istituzione per i dazi provvisori imposti dalla Cina sulle importazioni di brandy dall’Europa. Secondo Bruxelles le tariffe imposte da Pechino “non sono in linea con le norme del WTO. La Cina non ha dimostrato che vi siano minacce di danno per la sua industria del brandy”, si legge nella nota della Commissione europea. Secondo cui la decisione cinese si basa su “prove insufficienti”.

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