Auto elettrica, due parole che danno la nausea a tutti gli automobilisti europei: ad agosto 2024 -43,9% su agosto 2023. Solo 92.627 le immatricolazioni nel mese. Crolla la favoletta dell’elettrico pulito come futuro voluto da molti politici Verdi dell’Unione europea. I primi responsabili, gli iper ecologisti talebani in Germania, che si basano su dogmi e ideologie. I clienti chiedono una cosa semplice: un’auto a termica pratica, comoda. Hanno capito che la macchina a batteria dà solo ansia per prezzo, ricarica, valore futuro. La quota di mercato crolla di un terzo, passando dal 21% al 14,4%.
Parecchi politici Ue parlavano di sostituzione del parco circolante, elettrificazione, nuovi posti di lavoro con l’elettrico. C’è da essere rossi di vergogna. Il consumatore poi è spacciato: le Case tradizionali vendono buone elettriche a prezzi elevati. Le Case cinesi vengono martoriate dagli extra dazi Ue. Un inferno a corrente. Un incubo a pila.
No incentivi, no elettriche
I risultati peggiori proprio da Germania (-68,8%), Italia (-40,9%) e Francia (-33,1%), i big, con molti partiti di sinistra accecati dalle vetture green. Dall’inizio dell’anno il calo complessivo è stato dell’8,3%: come la vede, l’auto elettrica mena sfortuna. Pesano i grossi numeri che aveva fatto l’anno scorso la Germania, con 86.000 auto elettriche grazie agli incentivi statali. Senza bonus, il full electric viene detestato.
Troppo presto per l’auto elettrica
L’elettrico è un defunto che passeggia. In futuro, se e quando le full electric costeranno molto meno, se arriveranno le batterie allo stato solido, se ci saranno le colonnine come le pompe self-service di benzina dove appoggi la carta di credito e fai 10 euro di corrente, se l’esperienza della macchina a corrente (a proposito, molto meno cara di oggi) sarà analoga a quella dell’auto termica, allora se ne riparlerà. No alle ideologie quando c’è di mezzo la mobilità. Sì alla massima concretezza: ci spostiamo per vivere, con la mentalità giovane e pratica. Non per far felici i vecchi burocrati Ue nella loro torre d’avorio con pensieri negativi da dinosauri.
Numeri totali
In generale, le vendite di auto nuove sono scese del 18,3% rispetto allo stesso mese del 2023, a 643.637 unità. Malissimo Germania (-27,8%), Francia (-24,3%) e Italia (-13,4%). Male la Spagna (-6,5%). Chi bara coi dati mischiando le termiche ibride plug-in, comunque esce con le ossa rotte: per gli influencer che truccano i numeri, vetture ricaricabili giù del 22,3% rispetto all’agosto del 2023 (45.590 unità). Zero fake da costruire ad arte per spararle nei social.
Termiche ibride sì
Ibride tradizionali insù: +6,6%, con 201.552 unità immatricolate. Vedi Spagna (+12,6%), Francia (+12,5%) e Italia (+2,5%). L’incremento rispetto all’anno scorso è del 21,1%: quota di mercato del 31,3% rispetto al 24% del 2023. Invece a picco benzina e diesel.
Pessimo agosto per i big
Fra i Gruppi, solo pianti: -14,8% per Volkswagen (che comprende anche Skoda, Audi, Seat, Cupra e Porsche), -29,5% per Stellantis (Peugeot, Citroën, Opel, Fiat, Jeep, Lancia, Alfa Romeo, DS e altri), -13,9% per Renault (con Dacia e Alpine). Pure -14,5% per Hyundai (con Kia), -4,3% per Toyota (con Lexus), -15,6% per BMW (con Mini), -12,7% per Mercedes (con Smart), -20,8% per Ford, -43,2% per Tesla e -35,7% per Nissan. Addirittura in basso del 27,5% anche il gruppo cinese Saic Motor.
L’Unrae (Case estere in Italia) cala il poker di richieste
Uno. Regole definitive per il settore automobilistico, in materia di politiche sia ambientali sia doganali: “È fondamentale che si faccia al più presto chiarezza sui target delle emissioni di CO2, sui dazi alle importazioni e sulle politiche di incentivazione”, ha dichiarato il direttore generale, Andrea Cardinali, “per dare certezze agli operatori e ai clienti, sia consumatori che aziende”.
Due. È altrettanto importante che la rete di infrastrutture di ricarica venga velocemente sviluppata al livello necessario per supportare la diffusione della mobilità a zero emissioni, come previsto dalle stesse norme europee. La inadeguatezza della situazione attuale è stata infatti più volte denunciata dall’Acea, nonché riconosciuta di recente dallo stesso Commissario uscente per l’Industria e il mercato interno, oltre ad essere sottolineata nel Rapporto sulla competitività presentato da Mario Draghi alla Commissione europea lo scorso 9 settembre.
Tre. Uno schema incentivi adeguato e una revisione della fiscalità sull’auto aziendale. Una particolare attenzione, nell’immediato, va all’utilizzo dei fondi residui e al recupero delle risorse sottratte al Fondo Automotive dal decreto Coesione, che ammontano a 250 milioni.
Quattro. L’eliminazione del price cap per la fascia 0-20 g/km di CO2 o la sua equiparazione alla fascia 21-60 g/km, per garantire un sistema di incentivi più efficace.