Gravissimo errore dell’Unione europea, disperata dopo i dazi boomerang alle auto elettriche cinesi: invasione di Case del Dragone nel Vecchio Continente. Bella la scusa: “L’abbiamo fatto apposta, è quel che volevamo”. Una giustificazione che si legge nei social e che non sta in piedi. La verità è che si tratta di un errore madornale. I costruttori cinesi hanno bisogno di nuovi stabilimenti in Europa per evitare le nuove tariffe sulle importazioni fino al 48%.
Quali le nazioni preferite: Italia assente
A Barcellona la Omoda E5 della cinese Chery Automobile, in partnership con la spagnola Ebro-EV Motors, dice Automotive News. In Polonia, la T03 della cinese Leapmotor da uno stabilimento Stellantis a Tychy, in Polonia. BYD in Ungheria e in Turchia. Zeekr sta valutando i siti di produzione Geely. Assente l’Italia: da noi troppa burocrazia terrorizza i cinesi. Siamo stanchi, lenti, appannati a livello di amministrazione.
Chery punta all’ex fabbrica Nissan vicino al porto merci di Barcellona. La Commissione europea sta ancora decidendo come i nuovi dazi saranno applicati alle joint venture che non facevano parte della sua indagine anti-sovvenzioni.
Per Volvo Cars, di proprietà di Geely, piani per costruire il suo nuovo modello EX30 a Ghent, in Belgio, oltre alla sua fabbrica in Cina.
La politica Ue adesso ha messo le Case europee in queste condizioni: prima avevano la supremazia del termico; ora col bando 2035 sono molto sotto con l’elettrico, visto che la Cina ha anche le batterie in mano. L’arrivo dei produttori di veicoli elettrici cinesi è un rischio per i giganti dell’auto europea: stringono partnership mentre affrontano la chiusura di alcuni dei loro siti per adattarsi alla crescita vacillante delle vendite globali.
Ritorsione cinese
Secondo boomerang contro l’Ue: la Cina ha già avviato un’indagine di ritorsione sul presunto dumping di prodotti suini dall’UE. L’ID.3 della Volkswagen viene venduta al dettaglio a circa € 37.000, rispetto alla Dolphin hatchback della BYD che viene venduta a circa € 33.000. La regione è lo sbocco più redditizio per aziende come Nio e Xpeng: da loro, in Cina, non riescono a piazzare gli stock. È sovracapacità produttiva da sfogare in Ue.
Tavares (Stellantis) preoccupato
La Meloni sta corteggiando i produttori cinesi. Il ministro delle Imprese Urso si è recato di recente in Cina, incontrando i produttori di veicoli elettrici Anhui Jianghuai Automobile Group e Dongfeng Motor Group Co.
Il ceo di Stellantis Carlos Tavares ha ripetutamente sollevato preoccupazioni circa l’espansione delle aziende cinesi: “Tutti i governi europei stanno incontrando i produttori di auto cinesi”, ha detto in un’intervista a Bloomberg Television giovedì. “Italia, Francia, Germania, Spagna,. Siamo qui per combattere”.