Con un mercato europeo asfittico, l’elettrico che è un flop, la Germania automotive ko, Volkswagen traballante e Stellantis col futuro da decifrare, l’auto nell’Ue è messa malissimo. Chi è il potenziale salvatore della patria? La situazione, delicata e complessa, viene descritta da Andrea Cardinali, direttore generale Unrae (Case estere).
Struttura super articolata
In Europa abbiamo anzitutto il Trilogo fra la Commissione: un Presidente, 6 Vicepresidenti Esecutivi e 20 Commissari, di 27 Paesi, oltre a 56 fra Direzioni Generali e Agenzie Esecutive, di cui almeno 10 con competenze in materia automotive. Poi c’è il Parlamento (20 Commissioni permanenti, di cui almeno 7 con competenze in materia automotive). Quindi il Consiglio (in 10 formazioni diverse, di cui 4 con competenze in materia automotive).
Dialogo strategico, creatura mitologica
Ora nasce lo “Strategic Dialogue on the Future of the Automotive Industry in Europe”. Obiettivo: formulare finalmente una “strategia europea olistica” per gestire le tante sfide sul tavolo, e dove necessario adattare di conseguenza le normative europee applicabili. Decide qualcosa? No: lo Strategic Dialogue ha un ruolo puramente consultivo. Potrà produrre raccomandazioni, che la Comunità dovrebbe far proprie lanciando l’iniziativa legislativa e avviando il Trilogo.
Dove sta il guaio
Chi partecipa al dialogo strategico? “Key stakeholders from across the industry, including European automotive companies, infrastructure providers, trade unions and business associations, as well as parts of the automotive value chain and other stakeholders”. Ossia le principali parti interessate provenienti dall’intero settore, tra cui aziende automobilistiche europee, fornitori di infrastrutture, sindacati e associazioni imprenditoriali, nonché parti della filiera automobilistica e altre parti interessate. Un bella differenza rispetto alla rapidità delle decisioni in materia di auto da parte di Cina e Usa. È perché la democrazia ha lati negativi? No: anche con la democrazia, la burocrazia dev’essere snella. Altrimenti, diviene tecnocrazia paralizzante e scollegata alla realtà.
Regolamento del 2019
In realtà, le regole sull’auto elettrica – gioiello di tecnologia da proteggere – sono chiare. Scritte nel Regolamento Ue 631 dell’aprile 2019. Bastano quelle norme: sarebbe sufficiente che a livello centrale e locale fossero applicate. Far sì che il prezzo dell’auto elettrica sia basso. Creare un’esperienza di rifornimento di elettroni facile come quella alla pompa di benzina e diesel. Proteggere l’industria auto Ue contro il “nemico pubblico numero uno”: la Cina che ha il controllo totale della filiera elettrica, a iniziare dalle batterie. Tutela degli occupati dell’industria automotive (indotto incluso) Ue. Sì a programmi per riconvertire, riqualificare e sviluppare le competenze dei lavoratori nelle comunità colpite. Ok a investimenti pubblici e privati in ricerca e innovazione per la leadership tecnologica Ue. Via all’integrazione nei sistemi energetici e all’approvvigionamento sostenibile di materiali. Tutto sulla produzione sostenibile, riutilizzo e riciclo di batterie. Misure per incentivare il rinnovo del parco veicoli, bonus speciali ai veicoli a zero emissioni. Provvedimenti transitori per i mercati con una bassa penetrazione di veicoli elettrici.