Un piano europeo di incentivi per le auto elettriche prodotte in Europa, la proposta della Francia fa discutere

Dario Marchetti Autore
A proporlo è stato Marc Ferracci, ministro dell’Industria del governo transalpino
Marc Ferracci

Gli incentivi sono considerati molto negativamente da più parti, ma in un momento storico come l’attuale sembrano rappresentare il solo modo per non far precipitare un mercato delle auto elettriche che in Europa, e non solo, stenta molto.

E proprio sul tema va registrata la novità proveniente dalla Francia, quella relativa ad un unico piano incentivi in tutta Europa, che sia calibrato per ogni Paese dell’Unione, ma uguale nelle regole. E, soprattutto, in grado di andare a sostenere realmente la domanda di auto prodotte nel Vecchio Continente, tenendo fuori quelle prodotte in Cina. Questa la proposta di Marc Ferracci, ministro dell’Industria del governo francese Barnier che sembra prefigurare la guerra totale con Pechino.

Il terrore della Francia per le auto elettriche cinesi nelle parole di Ferracci

La premessa di Ferracci nell’intervista concessa al quotidiano tedesco Handelsblatt è un vero e proprio manifesto. Queste le parole usate nell’occasione: “Come Europa, abbiamo un problema con la domanda di auto, acuita dalla scarsa competitività e dalle pratiche commerciali sleali dei cinesi”. Magari sarebbe molto più grave l’impossibilità di acquistare i modelli elettrici delle case europee, ma forse sarebbe chiedere troppo a chi pensa di scaricare i costi dell’elettrificazione sulle casse statali, ovvero sulle tasse pagate da tutti i cittadini, a partire da quelli delle classi popolari, al momento espulsi dal mercato in questione.

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Da questa premessa, deriva l’idea nuova, o meglio nuovamente vecchia, di riproporre incentivi ormai esecrati da più parti. Solo che stavolta il colpo di genio sarebbe quello di coordinare un piano a livello europeo. Tanto da scomodare un nuovo sciovinismo, stavolta in salsa continentale. Questa la dichiarazione di Ferracci, al proposito: “Il principio fondante dev’essere quello di incentivare le auto europee, sia per quel che riguarda gli incentivi sia per quel che riguarda gli investimenti della UE”.

Perché le auto cinesi verrebbero estromesse dal piano francese?

Il piano proposto per l’Europa da Ferracci, si presenta con molti punti di contatto con quello già vigente in Francia. Ove in pratica, modelli come MG 4, Tesla Model 3 e Dacia Spring, prodotti nel Paese del Dragone, non godono di alcuna agevolazione.

A spiegare l’arcano è la necessità di un certificato verde per l’auto in oggetto. Si tratta di una documentazione tale da andare ad analizzare la quantità di energia utilizzata al fine di produrla, la sua provenienza, le emissioni emesse per poterla trasportare dal luogo di produzione a quello di destinazione e altro ancora.

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A tutto ciò si vanno poi aggiungere la quantità di emissioni nella marcia e il prezzo, come del resto già accade in Italia, con un risultato ben preciso: l’estromissione delle auto prodotte in Cina, che andrebbero a scontare appunto la necessità del trasporto sul mercato europeo e l’utilizzazione di energia prodotta da fonti non rinnovabili.

Il piano di incentivi europeo non sarebbe rivolto solo contro le auto elettriche cinesi

Se pur congegnato per favorire smaccatamente i produttori europei, occorre comunque sottolineare che il piano francese ha il pregio di non violare il principio del libero mercato con l’evidente protezionismo collegato ai dazi UE. Inoltre si prospetta come uno scudo non solo contro la Cina, ma anche teso a combattere le esportazioni degli Stati Uniti. I quali, dal canto loro, potrebbero adottare con Trump dazi draconiani.

Naturalmente, all’interno di uno schema condiviso, ognuno dei 27 Paesi dell’Unione sarebbe libero di scegliere la quota del proprio denaro da riservare agli incentivi. Il principio di base resterebbe però lo stesso per tutti. È lo stesso Ferracci ad indicarlo, affermando in chiusura: “Abbiamo bisogno di una politica industriale ambiziosa, che sia strutturata e coordinata e contrasti l’approccio molto offensivo della Cina o degli Stati Uniti”.

Ora occorre però vedere se gli altri Paesi siano d’accordo sulla proposta francese. Considerata la spaccatura verificatasi al momento del voto sui dazi e gli interessi della Germania, ci sono forti dubbi al proposito.

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