Dopo il flop dell’auto elettrica e del Green Deal 2019, con la disoccupazione automotive e le tensioni sociali, l’UE sta facendo retromarcia: tsunami auto termica. La decisione della Commissione Europea di rinviare l’entrata in vigore delle multe CO2 2026 per le emissioni 2025 è solo il primo passo. Quei tre anni di elasticità verranno decisi dal Trilogo: assieme all’organo esecutivo, in ballo Parlamento e Consiglio UE. Le lobby verdi, pur di non perdere potere e influenza, scateneranno la guerra pro elettrico, ma ormai il dado è tratto. Il secondo passo sarà, a nostro avviso, l’addio al bando termico 2035. Obiettivo, dare ossigeno a industria (più profitti), lavoratori, indotto, mercato. E far calare i prezzi delle vetture.
Poca roba
Non serve granché una modifica agli standard del 2025 a metà dell’anno di conformità. La Commissione UE proporrà una modifica alla legge del 2025 per consentire una media tra il 2025 e il 2027. La revisione del 2035 con un emendamento sui carburanti arriverà subito dopo, normalmente nel 2026. Poca roba. Casomai, qualcosa di meglio su una media di cinque anni. Comunque, bisogna dire no ad aiuti alla produzione per batterie. No alla legislazione UE per elettrificare flotte aziendali, camion e auto
Le cose cambiano
Things change. Una volta, i verdi di Germania dettavano legge: le lobby si appoggiavano a questi, assieme a influencer scatenati nei social. Adesso, i green tedeschi si stanno spegnendo, in seguito al disastro industriale. Che non ricade sulle Case, società che macinano utili; ma su lavoratori e consumatori. Di qui la destra che cresce sia in terra teutonica sia fuori. I partiti moderati, pur di arginare l’ondata dei partiti di destra, fanno inversione a U. Il solo dare tempo sulle multe serve a poco o nulla: l’Europa si avvita su se stessa con politiche miopi e autoreferenziali. Serve l’addio al ban termico per rinascere.

Lo vogliono le Borse
Le Borse europee festeggiano. Sono il termometro vero da considerare: non le opinioni faziose e basate sull’ideologia degli ecoinvasati social, oggi più imbestialiti che mai, visto che il loro potere crolla. Sono in gioco posti d’oro anche nell’UE, e a cascata la possibilità di incidere un minimo sulle decisioni di qualsiasi settore.
Finisce il lungo piagnisteo
Così, finisce il lungo piagnisteo dei green: sempre a piangere perché ci sono poche auto elettriche, l’Europa è sporca e cattiva. Bisogna guardare in faccia alla realtà. Per colpa loro, i Gruppi cinesi, fortissimi sull’elettrico, stanno invadendo l’Europa: i dazi non bastano.
La profezia di Akio Toyoda
L’UE tornerà a ragionare come Akio Toyoda: Multipathway approach, non solo elettrico, per il numero uno di Toyota, primo Gruppo al mondo. Si deve produrre una gamma di soluzioni per tutti i clienti e i mercati. Noi ai piagnistei ideologici dei sinistroidi green. Il mercato deve offrire dall’endotermico all’ibrido, plug-in, elettrico e fuel cell: il consumatore decide liberamente, idem le aziende. Così come avviene per gli smartphone. Il mix è ormai sbilanciato su ibrido e plug-in. Infatti si parla di NEV in Cina (new energy vehicle).
Fake su de Meo: auto, non auto elettrica
Attenti alle fake in giro su quanto ha detto Luca de Meo, capo Renault: il concetto espresso è che il ceto medio, impoverito, compra meno auto. Il manager italiano non ha mai detto che il ceto medio, impoverito, compra meno auto elettriche. Questa è una bufala. Occhio alla manipolazione delle notizie.
Euforia ingiustificata
Lo slittamento delle multe è risolutorio? No. Euforia ingiustificata su questa misura. È un’iniziativa che lascia inalterato sia lo stato critico del comparto automotive. Per rispondere alle scadenze “sfidanti”, serve un cambio netto di strategia: al centro va la graduale decarbonizzazione, non l’elettrificazione irrealistica. Inutile misurare le emissioni allo scarico e basta: per entrambi i Regolamenti autovetture (LDV) e veicoli pesanti (HDV), da capire quanto si inquina dalla nascita alla morte. L’impatto della batteria nel ciclo vita: visione giusta, non ideologica.
Questo equilibrio non basta
Il presidente Ursula von der Leyen ha detto: “Sapete tutti che il principio chiave è l’equilibrio. Da un lato, abbiamo bisogno di prevedibilità ed equità per coloro che hanno fatto i compiti con successo, il che significa che dobbiamo attenerci agli obiettivi concordati. Dall’altro, dobbiamo ascoltare le voci e le parti interessate che chiedono più pragmatismo in questi tempi difficili e neutralità tecnologica, soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi al 2025 e le relative sanzioni in caso di mancato rispetto dei limiti. Questo mese, proporrò un emendamento mirato al regolamento sulle emissioni: invece di una verifica su base annuale della conformità con gli standard, le imprese potranno basarsi su un periodo di tre anni. Gli obiettivi rimangono invariati, ma questo significa più respiro per l’industria, significa anche maggiore chiarezza, senza modificare gli obiettivi concordati”. A nostro avviso, questo non è sufficiente: serve l’addio al ban termico. Ma ci si arriverà.
No alle flotte elettriche
Non va bene neppure passare dall’obbligo di elettrico per i privati all’obbligo per le flotte. Sentiamo Transport & Environment (T&E): “Elettrificare le flotte entro il 2030 farà bene all’industria automobilistica europea e all’ambiente. Infatti, dice la principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti, un target di vendita di sole auto zero emission a partire dal 2030, valido per le grandi flotte aziendali, potrebbe garantire ai carmaker europei una domanda per oltre 2 milioni di veicoli elettrici (BEV). Una quantità di auto a batteria, questa, pari a metà delle vendite necessarie a raggiungere gli obiettivi vincolanti di riduzione del 55% delle emissioni di CO2 al 2030”. In realtà, serve la massima e totale libertà anche per le aziende.
T&E contesta lo slittamento delle multe UE
“La Commissione UE indebolirà l’obiettivo di CO2 del 2025 per le Case automobilistiche consentendo loro di conformarsi in tre anni anziché in uno”, ha affermato il presidente Ursula von der Leyen. La misura, che deve ancora essere approvata dai governi e dagli eurodeputati dell’UE, è per Transport & Environment “un regalo senza precedenti all’industria automobilistica europea nel bel mezzo di un anno di conformità”.
La Commissione ha affermato che avrebbe proposto di estendere la finestra di conformità per l’obiettivo del 2025 fino al 2027. Se implementata, questa flessibilità consentirebbe alle case automobilistiche di vendere meno auto pulite nel 2025 in cambio della vendita di più modelli puliti nel 2026-27. “Ciò ritarderebbe l’aumento della produzione di veicoli elettrici in Europa e rimuoverebbe la pressione sull’industria per lanciare modelli di veicoli elettrici più economici nel 2025”.
T&E non ci sta
Per T&E, l’attuale obiettivo di CO2 per il 2025 è ampiamente alla portata delle Case automobilistiche europee che hanno tempo fino alla fine dell’anno per conformarsi. Modificando la finestra di conformità a tre anni, le case automobilistiche saranno meno sotto pressione per fornire modelli più accessibili come la Renault R5 e la Citroën eC3, entrambe programmate per contribuire a soddisfare l’obiettivo del 2025.
William Todts, direttore esecutivo di T&E e partecipante all’EU Automotive Dialogue, ha affermato: “L’indebolimento delle norme UE sulle auto pulite premia i ritardatari e fa poco per l’industria automobilistica europea, se non lasciarla ulteriormente indietro rispetto alla Cina sui veicoli elettrici. L’UE rischia di creare un’incertezza molto dannosa sulla transizione dei veicoli elettrici in Europa. Quindi, ci aspettiamo un piano d’azione per l’automotive che ripristini la fiducia e rimetta l’Europa e il suo settore sulla buona strada verso auto al 100% senza emissioni nel 2035”.