I nodi del controverso rapporto tra Donald Trump e Elon Musk sembrano ormai destinati ad emergere. Stando alle indiscrezioni circolanti in queste ore, infatti, il team di transizione di Trump vuole che la nuova amministrazione elimini l’obbligo di segnalazione degli incidenti automobilistici. Ovvero la norma cui si oppone Tesla. Ad affermarlo è Reuters, dopo aver visionato un documento, che sottolinea come una mossa simile potrebbe paralizzare la capacità del governo di indagare e regolamentare la sicurezza dei veicoli dotati di sistemi di guida autonoma.
Donald Trump si accinge a ricompensare Elon Musk per il suo sostegno?
Com’è noto, Elon Musk, la persona più ricca del mondo, ha speso più di un quarto di miliardo di dollari per aiutare Trump nella sua corsa alla Casa Bianca. Difficile che un uomo di affari spenda così tanto per motivi solo ideologici. E l’eliminazione della clausola di divulgazione degli incidenti, che avvantaggerebbe in particolar modo Tesla, sembra confermare tale assunto.
La casa automobilistica californiana, è una delle più bersagliate dalle indagini della National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA). La raccomandazione di eliminare la norma sulla segnalazione degli incidenti è stata avanzata da un team incaricato di occuparsi della transizione dalla vecchia alla nuova amministrazione e fa parte di un pacchetto di provvedimenti relativi ad una strategia di 100 giorni per la politica automobilistica. Il gruppo, in particolare, indica come eccessive le prescrizioni dell’ente sulla raccolta dei dati.
Al momento non è chiaro se Musk ha avuto un ruolo nell’elaborazione di questa strategia. Del resto sulle stesse posizioni c’è anche l’Alliance for Automotive Innovation, un gruppo commerciale che rappresenta la maggior parte delle principali case automobilistiche, il quale ha indicato tale requisito come gravoso.
I dati sono impietosi, per Tesla
A spiegare il motivo che spinge Tesla a criticare l’obbligo di segnalazione degli incidenti sono proprio i dati di NHTSA. Un’analisi condotta su di essi da Reuters, mostra infatti che l’azienda è implicata in 40 dei 45 incidenti mortali segnalati dall’ente, fino al 15 ottobre. Tra di essi spicca quello del 2023 in Virginia, che ha visto un conducente che utilizzava la funzione “Autopilot” dell’auto schiantarsi contro un autoarticolato. Cui se ne aggiunge un altro, avvenuto in California lo stesso anno, in cui una Tesla con pilota automatico ha colpito un camion dei pompieri, uccidendo il conducente e ferendo quattro di loro.
La NHTSA, dal canto suo, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che tali dati sono fondamentali per valutare la sicurezza delle tecnologie emergenti di guida automatizzata. Due suoi ex dipendenti hanno poi aggiunto che i requisiti di segnalazione degli incidenti sono stati fondamentali per le indagini dell’agenzia sulle funzionalità di assistenza alla guida di Tesla che hanno portato ai richiami del 2023. Senza i dati, secondo loro, la NHTSA non può rilevare facilmente i modelli di incidenti in cui si evidenziano problemi di sicurezza.
Da quando la norma è stata messa in atto, nel 2021, l’ente ha ricevuto e analizzato dati su oltre 2.700 incidenti. Da essi sono partite dieci indagini relative a sei aziende, culminati in nove richiami di sicurezza verso quattro case. Tra i provvedimenti presi, la multa nei confronti di Cruise, la startup di guida autonoma di proprietà della General Motors, per 1,5 milioni di dollari. Una sanzione emessa a settembre per non aver segnalato un incidente del 2023 in cui un veicolo aveva investito e trascinato un pedone tamponato da un’altra auto. Proprio questa settimana GM ha dichiarato l’intenzione di porre fine allo sviluppo del robotaxi presso Cruise per integrarlo nel suo gruppo di lavoro dedicato alla tecnologia di assistenza alla guida.
Obbligo di segnalazione: in cosa consiste?
Il cosiddetto ordine generale permanente della NHTSA impone alle case automobilistiche di segnalare gli incidenti in cui siano state attivate tecnologie avanzate di assistenza alla guida o di guida autonoma entro 30 secondi dall’impatto.
All’abbandono della norma sulla rendicontazione, le raccomandazioni della squadra di transizione aggiungono la richiesta di “liberalizzare” la regolamentazione sui veicoli autonomi e di emanare “regolamentazioni di base tese a consentire lo sviluppo” del settore.
Raccomandazioni che sembrano recepire le posizioni di Elon Musk. Proprio lui, durante una teleconferenza sui guadagni di Tesla di ottobre, aveva chiesto “un processo di approvazione federale per i veicoli autonomi”. Destinato a sostituire l’attuale patchwork di leggi statali definito “incredibilmente doloroso” da gestire. Aggiungendo che avrebbe utilizzato il suo ruolo di responsabile dell’efficienza governativa, promessogli da Trump, per spingere in direzione di tali cambiamenti normativi.
Il conflitto di interessi è ora di moda anche negli Stati Uniti?
La promessa di Trump è diventata realtà dopo le elezioni. Musk è infatti stato nominato co-direttore di un Dipartimento per l’efficienza governativa di recente creazione, con il compito di fornire consulenza al “governo esterno” sui tagli al personale federale, alla spesa e alle normative.
Il fatto è che Tesla è tra le case automobilistiche più coinvolte nello sviluppo di funzionalità avanzate di assistenza alla guida. I sistemi “Autopilot” e “Full Self-Driving”, che non sono completamente autonomi, sono stati oggetto di attento esame in cause legali e di un’indagine penale del Dipartimento di Giustizia. Volta quest’ultima a verificare se Tesla abbia ingannato gli investitori e danneggiato i consumatori esagerando le capacità di guida autonoma dei suoi veicoli.
La casa ritiene che la NHTSA presenti i dati in modi tali da trarre in inganno i consumatori sulla sicurezza della casa automobilistica. E i suoi dirigenti avrebbero discusso con il CEO sulla necessità di spingere per l’eliminazione del requisito di segnalazione degli incidenti. Se i funzionari di Biden hanno espresso entusiasmo per il programma, la conclusione dei dirigenti di Tesla è stata la presa d’atto che era necessario cambiare il timone. E questo spiegherebbe l’appoggio di Musk al candidato repubblicano. Il conflitto d’interessi quindi, torna di moda anche negli States.
Non è una semplice questione ideologica
Lo scontro in atto, segnala una notevole divaricazione delle posizioni. Tesla, infatti, ritiene che le regole siano ingiuste in quanto ritiene di comunicare dati in maniera più puntuale rispetto ad altre case. In tal modo favorirebbe l’impressione che sia responsabile di un numero spropositato di incidenti che coinvolgono sistemi avanzati di assistenza alla guida.
Una tesi supportata dalle dichiarazioni di Bryant Walker Smith, professore di giurisprudenza presso l’Università della Carolina del Sud specializzato nella guida autonoma. Secondo lui, infatti, la casa californiana raccoglie dai in tempo reale, diversamente da altre. Proprio a questo sarebbe dovuta la percentuale maggiore di incidenti che coinvolgono i propri veicoli.
Si tratta comunque di un problema reale. Lo stesso Smith, infatti, afferma che il numero crescente di veicoli dotati di tecnologie di assistenza alla guida potrebbe presto tradursi in situazioni che gli utenti non sono in grado di gestire. Un problema che va, quindi, ben oltre Tesla.