Trump all’attacco di Biden e soci. Le politiche energetiche e ambientali adottate dall’amministrazione democratica sono una “Green New Scam”, una “nuova truffa verde”, in antitesi a varie definizioni ecologiche come Green Deal e similari. Per questa frode, dice il tycoon, c’è stato un incredibile spreco di denaro dei contribuenti che ha finito solo per alimentare l’inflazione. Quindi, non appena The Donald divenisse presidente Usa (Tump Atto II), farebbe subito una cosa: cancellare l’auto elettrica. Reindirizzare i trilioni di dollari stanziati dal governo negli ultimi anni (e ancora non spesi) in progetti concreti: strade, ponti e dighe. Porrà fine dal giorno uno a quello che ha definito “l’obbligo” del presidente Sleepy Joe sui veicoli elettrici. In modo da salvare l’industria automobilistica statunitense dalla “completa distruzione”.
Dazi anti auto elettriche cinesi del 200%
Il candidato repubblicano se la prende anche col potentissimo sindacato United Auto Workers, che rappresenta i lavoratori del settore auto: “I vertici dell’organizzazione dovrebbero vergognarsi di permettere che le fabbriche vengano delocalizzate in Messico” e “il suo presidente dovrebbe essere licenziato immediatamente”. Gli Stati Uniti costruiranno nuovi impianti, realizzati e messi in funzione dagli americani. Poi, la promessa: dazi fino al 200% su ogni auto cinese per renderle “invendibili” sul suolo americano. Ora sono al 100%.
Trump e Musk: la strana coppia
Comunque l’elettrico ha le sue applicazioni, l’aggiunta di Trump, ma se qualcuno volesse acquistare un’auto a gas, a benzina o ibrida dovrà essere in grado di farlo. Chiaro l’intento di catturare il consenso di chi detesta l’auto elettrica, dei tanti pentiti della vettura a corrente tornati al termico, e di chi vede il posto di lavoro traballare a casa della mobilità “verde”. Resta un’anomalia. Elon Musk, re dell’elettrico planetario, l’uomo del sogno Tesla, appoggia Trump: ha promesso di donare 45 milioni di dollari al mese per la sua campagna elettorale.