Tre richieste delle Case auto all’Unione europea per sopravvivere

Ippolito Visconti Autore News Auto
Mentre l’elettrico è un flop e la Cina preme, l’Acea avanza tre richieste a Bruxelles.
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Come sopravvivere al flop dell’auto elettrica e all’invasione delle termiche ibride plug-in a benzina cinesi? La lobby europea dei costruttori avanza tre richieste a Bruxelles. In premessa, dice, l’industria automobilistica europea fiorente è essenziale per guidare la crescita economica e la competitività. Il settore affronta sfide senza precedenti derivanti dalla concorrenza globale, dalle tensioni geopolitiche e da una trasformazione più complessa del previsto verso una mobilità elettrica e un idrogeno a zero emissioni.

Prima richiesta

Per l’Acea, serve un percorso realistico al fine di decarbonizzare l’industria automobilistica, guidato dal mercato e non dalle sanzioni (16 miliardi). Occorre trovare una soluzione ai costi sproporzionati del rispetto dell’obiettivo di CO2 per auto e furgoni entro il 2025. Il Green Deal europeo deve essere sottoposto a un controllo della realtà e a un riallineamento, per renderlo meno rigido. E per trasformare la decarbonizzazione di l’industria automobilistica in un modello di business verde e redditizio. Sì alla neutralità climatica 2050, sì al passaggio a trasporti e mobilità a zero emissioni. Tuttavia, la strategia di decarbonizzazione per l’industria automobilistica settore deve creare crescita economica e competitività, non frenarla. La trasformazione in Europa non sta procedendo al ritmo richiesto, determinato dai clienti e dalle condizioni di mercato. Per far prosperare la mobilità a zero emissioni, l’ecosistema nel suo complesso deve diventare più attraente per i clienti. “Abbiamo bisogno di un’idea chiara da parte della Commissione europea in merito agli obiettivi di CO2 per auto e furgoni nel 2025 e negli anni successivi. L’industria automobilistica in particolare ha bisogno di sapere come mitigare il rischio di non conformità significative”. 

Multe, che dolore

In una fase critica della trasformazione, il rischio di pagare pesanti sanzioni per CO2 la non conformità distoglierebbe i fondi necessari da ricerca e sviluppo, sostiene l’Acea. La maggior parte degli obiettivi e delle linee guida politiche europee si basa su previsioni che non si sono concretizzate. Necessaria una revisione completa delle normative sulla CO2 per i veicoli leggeri e pesanti per quanto riguarda la tabella di marcia verso 2030 e 2035. Questa revisione dovrebbe delineare come sviluppare le necessarie condizioni per consentire la transizione verso una mobilità a zero emissioni e, allo stesso tempo, migliorare la competitività a lungo termine del nostro settore. 

Seconda richiesta

Si deve implementare le raccomandazioni del rapporto Draghi: creare un quadro normativo che migliori la competitività delle industrie europee. Non basta semplicemente rivedere il Green Deal europeo. Deve andare di pari passo con una strategia industriale che aiuti le industrie europee ad affinare i loro vantaggi competitivi. Il rapporto sulla competitività europea delinea una tabella di marcia chiara e completa per migliorare la competitività complessiva dell’intera Ue. “Pertanto, esortiamo i leader europei a intraprendere una serie di azioni coordinate”. È importante semplificare il calendario normativo raggruppando le normative automobilistiche in lotti, assicurando che i nuovi requisiti normativi si applichino solo alle nuove omologazioni e non a quelle esistenti e istituendo una task force per valutare la coerenza normativa. Ciò creerà un ambiente normativo più snello e prevedibile. 

Questione energia

Fondamentale fornire energia disponibile, accessibile e conveniente. Inoltre, è essenziale affrontare gli elevati costi della manodopera e la sua mancanza di flessibilità, nonché il problema della sovraregolamentazione. Ciò dovrebbe comprendere componenti automobilistici, sviluppo e produzione di batterie, sviluppo software e semiconduttori

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Terza richiesta

L’Acea spinge affinché l’Ue promuova nuovi approcci per creare relazioni commerciali mondiali reciprocamente vantaggiose. I divari politici e commerciali tra UE, Stati Uniti e Cina rischiano di divenire più ampi. “Le potenziali guerre commerciali non hanno vincitori. Le misure protezionistiche non sono necessariamente la soluzione migliore. Per quanto riguarda la Cina, la parità di condizioni non dovrebbe essere utilizzata in modo da tagliare fuori i mercati e mettere a repentaglio catene di approvvigionamento consolidate e ben funzionanti”. Invece di alzare muri, il mercato interno europeo dovrebbe essere rafforzato e reso più resiliente. Entrambe le regioni, Ue e Cina, vogliono proteggere i posti di lavoro nei loro mercati nazionali, raccogliendo al contempo i benefici del libero commercio internazionale. Per quanto riguarda le relazioni commerciali Ue-Usa, esiste una forte interdipendenza tra entrambe le regioni che è cresciuta nel corso dei secoli. 

Reazione tardiva a nostro avviso

Case e Ceo si rivolgono nel 2025 all’Ue, così come hanno fatto nei mesi scorsi. Ma il bando termico 2035 è del 2019: la sinistra green tedesca prese in mano la situazione e impose le regole sia in terra germanica sia in Europa. All’epoca, occorreva dare battaglia su tutti i fonti, visto che era nota la supremazia cinese nell’elettrico. E già si sapeva che al burocrazia elefantiaca del Vecchio Continente avrebbe causato danni a livello centrale e locale. Oggi, se ne pagano le conseguenze. La reazione della lobby dell’auto è tardiva, sebbene condivisibile. In quanto al futuro Dialogo strategico, occhio perché si tratta di consultazioni che andranno molto per le lunghe, coinvolgendo un numero abnorme di soggetti: nel frattempo, la catena decisionale di Usa, Cina e Russia ha già messo in pratica la propria strategia economica.

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