Transizione verde: per la Banca centrale europea serve una montagna di miliardi

Ippolito Visconti Autore News Auto
In un report, la BCE lancia l’allarme soldi: dal 2026 l’Europa rischia grosso in fatto di transizione verde.
auto elettrica in ricarica

Gli obiettivi climatici per il 2030 costano: per la Banca centrale europea serve una montagna di miliardi, se si vuole davvero realizzare la transizione verde, e con la riduzione delle emissioni di gas serra del 55%. Fra i protagonisti della rivoluzione, l’auto elettrica e le colonnine di ricarica. Quanti quattrini? Ogni anno, l’Ue deve spendere 764 miliardi di euro. Che era poi la stima. Più gli imprevisti di 477 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno. In tutto, fanno 1.241 miliardi, oggi, 20 gennaio 2025. Bisogna vedere in futuro, perché come si evince qui la spesa lievita. L’esborso in più, il sovrapprezzo, è tra il 2,9% e il 4% del Pil europeo ogni anno da qui fino al 2030.  In media, finora, la spesa è di 764 miliardi di euro l’anno nel decennio fino al 2020: il 5,5% del Pil Ue 2023.

Ancora tantissimi denari senza carta revolving

La BCE è perentoria: dal 2030 al 2025, poi, serviranno altri investimenti poderosi. Dove si prendono i soldi? Ieri, c’era una sorta di carta revolving per gli Stati: il famigerato Recovery Fund, le cui risorse finiranno nel 2026. Dal 2027 al 2030, o l’Ue fa un altro fondo (non si sa prendendo dove i quattrini) o gli Stati ci pensano da sé. Intanto, bisogna far fronte sia al petrolio che vola a 80 dollari il barile sia al costo dell’energia spaventoso: non comprando gas a basso costo dalla Russia, si spende molto di più. 

auto elettrica in ricarica
Electric car in the city

Semplificazione cercasi

I problemi? Barriere tecniche, tecnologie verdi che non si integrano con le infrastrutture pubbliche esistenti. Costi elevati, specie quelli iniziali. Prestiti con tassi più alti fatti dagli istituti di credito alle aziende green, che sono ad alto rischio. Ritardi tecnici e burocratici nell’utilizzo dei fondi del Recovery Fund. In teoria, servirebbero regole più facili. Ma chi le deve scrivere? L’Ue, che non brilla in fatto di semplificazione burocratica. Oppure si fa ricorso alle banche, che legittimamente chiedono indietro interessi corposi: insomma, un altro bel debito per il Green Deal. O magari qualche Eurobond, un’obbligazione emessa in un nazione Ue diversa da quella del debitore, in una valuta differente da quella del Paese di collocamento. Quindi il Green Deal – in attesa di vedere i risultati positivi – ha portato gravi scompensi nel settore automotive, e necessita di tantissimi altri soldi per essere attuato. 

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