Toyota pronta a investire in Messico per scavalcare il muro di Trump

Dario Marchetti Autore
La casa giapponese sarebbe pronta a investire 1,45 miliardi di dollari nel vicino meridionale degli Stati Uniti
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L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca ha destato non poca preoccupazione nel commercio internazionale. Il POTUS repubblicano, infatti, ormai da tempo si è fatto portatore di un messaggio isolazionista e non poco suprematista. La sacrosanta difesa dei posti di lavoro statunitensi, infatti, si va a declinare in una serie di misure che non sembrano tenere in nessun conto le altrettanto sacrosante speranze dei lavoratori dei Paesi alleati o avversari degli USA.

Basta in effetti vedere le minacce alle case europee, che si vanno ad aggiungere a quelle nei confronti delle auto elettriche cinesi, per capire cosa possa significare una svolta di questo genere. Avversata del resto praticamente dall’intero automotive statunitense, che sembra più propenso ad accettare la sfida sull’innovazione proveniente dall’esterno, piuttosto che chiudersi in frontiere blindate dai dazi.

Qualcuno, però, mostra di non avere eccessiva paura dei proclami di Trump. Il riferimento è a Toyota, il più grande produttore globale di automobili, che sembra pronta a investire in maniera massiccia in Messico. Ovvero nello Stato verso il quale il nuovo vecchio presidente sembra intenzionato a erigere un muro, anche commerciale.

Toyota pronta a investire in maniera massiccia in Messico

Dazi dal 200 al 500% a danno di chi intende importare negli Stati Uniti veicoli prodotti fuori dai confini nazionali? La minaccia di Donald Trump non sembra impaurire eccessivamente la Toyota. Il marchio giapponese, ormai da anni presente in forze all’interno del Paese nordamericano, non sembra assolutamente disposta ad abbandonare il piano rivolto al sostegno di siti produttivi in cui assemblare i propri pick-up ultra, a partire dalla versione ibrida del Tacoma.

Stabilimento Toyota in Messico

È stato proprio il governo messicano ad annunciare che la casa nipponica avrebbe già messo in preventivo l’investimento di 1,45 miliardi di dollari al fine di costruire auto in due impianti da destinare al mercato USA. Gli stabilimenti in questione sorgerebbero negli Stati di Baja California e Guanajuato e rappresentano una vera e propria testa di ponte mediante la quale Toyota potrebbe aggirare i mega dazi di Trump. Com’è noto, infatti, il commercio tra Messico, Stati Uniti e Canada è regolato da un accordo di libero scambio. Che i provvedimenti del nuovo POTUS andrebbero a scavalcare aprendo una diatriba di non poco conto e le porte ad un contenzioso internazionale.

L’annuncio del governo messicano sembra fatto apposta per impedire la fuga degli investitori di cui si era vociferato a lungo prima del risultato delle presidenziali. A partire da quella di Elon Musk, che pure sembrava intenzionato a impiantare una gigafactory in loco. Un disegno di cui non si parla praticamente più, soprattutto dopo la nomina del CEO di Tesla a responsabile per l’efficienza federale nel nuovo esecutivo repubblicano.

Toyota pronta a investire in maniera massiccia in Messico

A rivelare che Toyota investirà in Messico è stato proprio il ministero dell’Economia del Paese centro-americano. Un annuncio dalla tempistica perfetta, considerato che negli Stati Uniti e fuori da esso ci si interroga su quali saranno le prime mosse di Donald Trump dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, all’inizio del 2025.

Stabilimento Toyota

Occorre sottolineare che le due fabbriche in questione, già al momento producono veicoli dirette nel vicino settentrionale. Secondo gli analisti, i piani di Toyota prevederebbero una intensificazione dell’export dal Messico, in barba ai proclami del tycoon, intenzionato a sbarrare la strada a chi non produce direttamente negli Stati Uniti.

Per il Messico il vantaggio della sfida è abbastanza evidente. Gli investimenti in questione creerebbero infatti 1600 posti di lavoro. Quello che Trump si ostina a non capire, invece, è che si tratta di posti di lavoro che andrebbero ad occupare 1600 persone le quali potrebbero altrimenti prendere la risoluzione di andare negli Stati Uniti a cercare fortuna. Anche clandestinamente, come è del resto abitudine di chi non vede prospettive nel proprio Paese d’origine.

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