Tesla, l’ipocrisia come sistema: negli USA chiede di togliere i sussidi all’auto elettrica, in GB di colpire quelle termiche

Dario Marchetti Autore
In realtà, l’uomo più ricco del mondo è di una coerenza assoluta nel perseguire il proprio esclusivo interesse
Elon Musk Tesla

Decidere di scendere direttamente in politica non sembra essere stata una mossa particolarmente geniale, per Elon Musk. La prova più evidente dell’avversione suscitata nell’opinione pubblica può essere individuata negli ormai famosi adesivi con cui molti possessori di Tesla hanno deciso di tappezzare il paraurti della propria auto, in cui si proclama orgogliosamente la differenza di opinioni con il fondatore della casa, in particolare il sul smaccato appoggio a Donald Trump. Un appoggio palesato con centinaia di milioni di dollari, che con tutta evidenza l’uomo più ricco del mondo pensa di recuperare a suon di decisioni politiche favorevoli.

Non c’è però da preoccuparsi delle opinioni politiche del miliardario, come fanno ad esempio gli elettori progressisti degli Stati Uniti. Anzi, occorre dirlo chiaro e forte: l’unica posizione chiara di Musk è quella favorevole ai suoi interessi. Lo dimostrano le posizioni diametralmente opposte assunte negli USA e in Gran Bretagna.

USA e GB, Elon Musk assume posizioni diametralmente opposte, con una semplice bussola: i propri interessi

Se in patria sponsorizza la fine del credito d’imposta a favore delle auto elettriche, in Gran Bretagna Tesla assume una posizione diametralmente opposta. Chiede infatti il massimo sostegno all’auto elettrica e non per modo di dire, ma tramite atti concreti. Ovvero l’introduzione di un mandato zero emissioni per i camion di grandi dimensioni e di una tassa sui modelli termici, tale da favorire la vendita di un quantitativo maggiore di auto elettriche.

Keir Starmer

Posizioni che sono ora state rese note grazie al rinvenimento di una missiva inviata da un vicepresidente della casa californiana al nuovo governo di Keir Starmer, non appena il leader laburista ha fatto sloggiare i conservatori da Downing Street. Una lettera uscita fuori dopo la richiesta di accesso alle informazioni e datata 8 luglio 2024, ovvero ad appena quattro giorni dal risultato elettorale. Un documento che testimonia il grado di ipocrisia di Tesla, a favore dei propri particolari obiettivi.

La lettera è stata inviata da Joe Ward, il numero due della casa statunitense per l’Europa e il Medio Oriente. Il tutto, infatti, avviene proprio mentre Tesla mostra il suo gradimento verso l’intenzione di eliminare il credito d’imposta a favore di chi acquista auto elettriche, palesata da Donald Trump negli Stati Uniti.

La lettera che inchioda Tesla

Quando la lettera viene inoltrata a Lilian Greenwood, neo ministro dei trasporti, Keir Starmer ha appena conquistato 411 seggi e una maggioranza schiacciante nel Parlamento inglese, a danno di Rishi Sunak. E la sua sostanza è assolutamente chiara: afferma, in particolare, che “il governo dovrebbe chiedere a coloro che scelgono ancora di acquistare un nuovo veicolo inquinante di pagare di più”. Joe Ward, aggiunge che la casa automobilistica “ha applaudito la forte posizione del partito laburista [sulla] decarbonizzazione del sistema energetico entro il 2030, la crescita e l’azzeramento netto”.

Ward prosegue quindi esortando il Regno Unito a tenere il passo con l’UE e a introdurre un mandato di zero emissioni per i grandi camion in vista del 2040. Chiedendo inoltre di rafforzare il mandato ZEV del Regno Unito e di mantenere in vigore gli attuali incentivi per i veicoli elettrici almeno fino al 2028.

Per contribuire a finanziare questa spesa, Ward indica peraltro il modo di coprire il provvedimento: chiedere a coloro che scelgono ancora di acquistare un nuovo veicolo inquinante di pagare di più. La risposta del nuovo governo, però, non sembra essere stata favorevole alle tesi in questione.

La freddezza del governo britannico

Non si conosce la risposta del nuovo esecutivo alla lettera di Ward. O perlomeno non è stato possibile reperirla. L’unica cosa sicura è che Elon Musk non deve essere stato contento. A poche settimane di distanza, infatti, si è scagliato contro il governo del Regno Unito. È stata la BBC a riferire a settembre che il governo non ha invitato Musk a un summit sugli investimenti a causa dei suoi interventi politici. Da quel momento gli attacchi di Musk contro Starmer sono diventati una costante, su X.

Elon Musk Tesla

Il tutto mentre negli Stati Uniti, dove Musk ha speso 250 milioni di dollari per aiutare la campagna elettorale di Donald Trump, Musk chiede che i sussidi per i veicoli elettrici vengano rimossi. Una posizione talmente in contrasto con quella palesata nel Regno Unito da destare non poco stupore.

Uno stupore che, però, non ha ragione di esistere. Elon Musk, in realtà, non persegue posizioni etiche o politiche, bensì solo il suo esclusivo interesse. Se ciò conduce a posizioni apparentemente divergenti, pazienza, l’interesse che conta non è quello pubblico, ma quello delle sue aziende: gli affari, innanzi tutto.

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