Tesla è tra le aziende che minano la democrazia: lo sostiene un rapporto ITUC

Dario Marchetti Autore
L’azienda di Elon Musk condivide la scomoda posizione con Meta, Glencore, Amazon e ExxonMobil
Il logo di Tesla

Tesla è stata immessa in una lista delle aziende che vanno a minare la democrazia a livello globale. La lista in questione è stata stilata dalla International Trade Union Confederation (ITUC) e vede la società automobilistica fondata da Elon Musk condividere la scomoda posizione con altre celebrità come Exxonmobil, Amazon, Meta, il gigante minerario Glencore e la società di private equity Blackstone. Non si tratta comunque di una grande sorpresa, considerate le ripetute accuse di condotta antisindacale rivolte dai sindacati statunitensi ed europei a Tesla.

Tesla mina la democrazia: parola della Confederazione Sindacale Internazionale

Lo studio, condotto dalla International Trade Union Confederation (ITUC), afferma che Tesla si è guadagnata il suo posto nella lista dei cattivi per effetto delle sue attività antisindacali negli Stati Uniti, in Germania e in Svezia. Cui va ad aggiungersi l’opposizione personale del CEO Elon Musk ai sindacati. Basta in tal senso ricordare come l’uomo più ricco del mondo abbia definito “pazzi” i lavoratori svedesi che hanno osato scioperare contro la sua azienda.

Proteste contro Tesla in Germania

Sempre per quanto riguarda Musk, viene stigmatizzato il suo appoggio a personaggi di destra come Donald Trump negli Stati Uniti e le relazioni con leader di estrema destra come Narendra Modi in India e Javier Milei in Argentina. Anche se stranamente non viene citato il rapporto con Giorgia Meloni, che è stato notato da molti media negli ultimi giorni, forse perché il rapporto era già stato compilato in precedenza.

E, ancora, l’ITUC ha posto sotto osservazione il sostegno del miliardario di origini sudafricane a posizioni suprematiste, antisemite e contrarie al movimento LGBTQ+, aprendo in tal senso il social media X, in precedenza Twitter, dopo averne acquisito il controllo. Senza contare un’altra delle aziende di Musk, SpaceX, si sia unita ad Amazon nel tentativo di dichiarare incostituzionale il National Labor Relations Board statunitense.

Queste le parole a lui dedicate dal rapporto: “Mentre Musk e le sue aziende hanno contribuito con milioni di dollari per influenzare i decisori politici in tutto il mondo, lui è diventato un eroe dell’estrema destra. Come proprietario della piattaforma di social network X (ex Twitter), ha risposto alle accuse di un utente su un colpo di stato in Bolivia, un paese con riserve di litio considerate di grande valore per i produttori di veicoli elettrici come Tesla, dicendo: ‘Faremo un colpo di stato a chiunque vogliamo. Affrontiamolo!'”.

Mal comune, mezzo gaudio? Non proprio…

A differenza di ExxonMobil, tuttavia, Tesla non è stata accusata di aver incanalato denaro in ricerche volte a contrastare le tesi sul cambiamento climatico o di aver fatto lobbying contro le leggi ambientali ecologiche. Al tempo stesso, l’ITUC ha osservato che le catene di fornitura delle batterie di Tesla sono basate su società di estrazione del nichel le quali vanno a minare gli standard di consultazione con le comunità indonesiane e stanno causando una rapida deforestazione e inquinamento delle acque.

Tesla proteste operai in Svezia

Per quanto riguarda Glencore, la società mineraria viene citata dal rapporto di ITUC viene espressamente accusata di fare greenwashing. Mentre da un lato mostra pubblicamente il suo sostegno agli obiettivi climatici e di sostenibilità, dall’altro non ha problemi a spendere milioni di dollari nel preciso intento di finanziare campagne tese a mantenere in vita l’industria del carbone. Senza contare il fatto di essersi dovuta dichiarare colpevole di fronte ad accuse per corruzione, tangenti e manipolazione del mercato in diversi paesi.

Amazon si è invece attirata l’ira dell’ITUC non solo per la sua posizione antisindacale, ma anche per i bassi salari, l’elevato tasso di infortuni sul lavoro, il continuo ricorso all’evasione fiscale aziendale e le elevate emissioni di carbonio. Infine, Meta, che è accusata di diffondere propaganda incitante all’odio tramite i suoi algoritmi.

Una vera e propria lista di aziende celebri che sono chiamate a condividere il muro della vergogna. Difficile però dire che in questo caso al mal comune possa corrispondere un mezzo gaudio, considerato il danno reputazionale che può derivare da un rapporto simile.

  Argomento: