Si fa presto a dire telematica delle auto, scatola nera, tecnologia coi satelliti che dall’alto aiutano gli automobilisti. Quest’arma può rivelarsi a doppio taglio, specie se non c’è il massimo e totale utilizzo trasparente dei dati dei consumatori, nel rispetto della loro privacy. Adesso, in Usa, lo Stato del Texas ha presentato una denuncia contro General Motors proprio su questa faccenda.
L’accusa a GM
Il gruppo automobilistico (ex gigante, in declino) è accusato di aver installato su 14 milioni di veicoli un dispositivo tecnologico particolare. Raccoglie dati successivamente venduti a compagnie assicurative e altre società. Il problema? Senza il consenso preventivo dei conducenti.
La causa, avviata presso un tribunale della contea di Montgomery, vicino a Houston, è nata da un’indagine aperta a giugno in seguito agli esposti sulla materia. Ci sarebbero Case che venderebbero enormi quantità di dati. Tutto in essere, tutto da dimostrare, è solo un’indagine. Dentro, GM e tanti altri: General Motors è il primo di una lunga serie.
La differenza fra Usa e Italia
Negli States, il dato personale è oro. I consumatori esigono spesso di essere pagati perché danni i propri dati (spostamenti, luoghi, orari, velocità). In Italia invece tutto passa via senza che nessuno alzi un dito. Al massimo, con la scatola nera, hai un micro sconto determinato liberamente dalla compagnia, che fa e disfa i listini Rc auto.
OnStar nel mirino
Si tratta dei famigerati servizi di OnStar. Il colosso di Detroit lo offre dal 2014. Coi concessionari, avrebbe spinto ignari clienti ad abbonarsi a un pacchetto di servizi diagnostici inserito all’interno del sistema di connettività OnStar. Tutto pareva obbligatorio. Quando era facoltativo.
Con quei numeri, si fanno i “Driving Scores” (punteggi di guida): 1,8 milioni di texani sarebbero stati valutati per le loro abitudini al volante. I parametri? Eccesso di velocità, frenate troppo rapide, sterzate troppo brusche in curva, mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e guida notturna. Tutto relativo e soggettivo. C’è chi va a due all’ora ed è una mina vagante pronta a ferire i pedoni e i ciclisti, senza rispettare la distanza di sicurezza e dormendo mentre viaggia. C’è chi va più veloce e guida sicuro anche di notte. Questioni soggettive, delicatissime.
In teoria, più sei prudente, meno cara l’assicurazione. E viceversa. La causa ha lo scopo di ottenere la distruzione di tutti i dati raccolti in modo illegale, un risarcimento danni per gli automobilisti, sanzioni a carico dell’azienda per la violazione del Texas Deceptive Trade Practices Act.
C’è da dire che il discorso può allargarsi a livello planetario, Italia inclusa. Servono regole chiarissime. Soprattutto, lo stile di guida parametrato in base a elementi molto discutibili fa sorridere: andrebbe eliminato.
La posizione di Federcarrozzieri
Al di là della vicenda GM, in fatto di scatola nera assiciurativa, Davide Galli (leader di Federcarrozzieri) s’è espresso così: “L’interesse delle imprese assicurative è da tempo volto a superare il sistema del bonus malus a favore di non definiti sistemi di pricing basati sullo stile di guida degli automobilisti, e per questo l’utilizzo delle scatole nere presenta enormi criticità. È infatti evidente che il concetto di stile di guida è aleatorio e impalpabile, e consentire la determinazione dei premi sulla base di tale fumoso parametro lascia campo libero a condotte discriminatorie che potrebbero condurre a legittimare incrementi tariffari che non si verificherebbero col sistema bonus-malus. I dispositivi di geolocalizzazione rappresentano poi strumenti obsoleti e residuali, posto che a partire dal 2 luglio 2022 tutti gli autoveicoli di nuova omologazione devono essere dotati di un dispositivo EDR (Event Data Recorder) montato dalla casa madre che costituisce un duplicato tecnologicamente più avanzato delle scatole nere”.