L’ira della potente lobby green Transport & Environment contro i Paesi europei che stanno spingendo gli automobilisti a limitarsi ai SUV a benzina inquinanti, e non a passare all’elettrico. L’analisi mostra che i governi dei maggiori mercati automobilistici dell’UE, a parte la Francia, offrono scarsi incentivi fiscali per le auto elettriche e orientano invece gli acquirenti verso Sport vehicle pesanti a benzina.
Scarsi incentivi all’elettrico
Stando al report, le auto aziendali rappresentano il 60% delle nuove vendite nell’UE e sono un canale importante per incrementare la domanda di veicoli elettrici. In Germania, il più grande mercato automobilistico europeo, gli incentivi fiscali per optare per un’aziendale elettrica restano tra i più bassi d’Europa: la differenza di imposta che le aziende pagano tra una full electric o una a benzina è di soli 8.718 euro in quattro anni, rispetto ai 24.395 euro della Francia (il secondo mercato più grande dell’UE). La Germania (21° posto) si classifica al di sotto di paesi come Grecia, Malta o Ungheria.
Il divario fiscale in Spagna (25° posto) è di soli 3.209 euro, rispetto ai 30.251 euro del Portogallo (5° posto). L’Italia sta ottenendo risultati migliori (11° posto), ma il differenziale fiscale in Portogallo è ancora doppio. Nell’Europa centrale e orientale, la Polonia si classifica solo al 26° posto, ben al di sotto di paesi come la Slovenia (7° posto) o la Repubblica Ceca (13° posto). All’interno delle regioni geografiche europee, esistono sistemi fiscali progressivi, che portano a aliquote di elettrificazione più elevate.

T&E contro Berlino: Germania paradiso fiscale europeo per i SUV inquinanti
Invece di promuovere i veicoli elettrici attraverso una fiscalità intelligente e aumentando le tasse sui SUV inquinanti, i governi dei mercati più grandi stanno facendo il contrario: i vantaggi che le aziende in Germania ottengono per un SUV di grandi dimensioni superano persino le tasse che devono pagare. In Francia le aziende pagano tasse fino a 142.912 euro in quattro anni, rispetto ai -7.072 euro della Germania (al 31° posto e ultima). Anche Italia, Spagna e Polonia si collocano nella metà inferiore della classifica, senza forti disincentivi per i grandi SUV a benzina. Nei calcoli, sono considerate le tasse totali pagate durante il tipico periodo di proprietà di un’auto aziendale (quattro anni) e di un veicolo privato (dieci anni).

Le raccomandazioni politiche della lobby verde
Alla fine, T&E suggerisce a Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia una riforma della fiscalità automobilistica: stimolerebbe la domanda di veicoli elettrici, genererebbe entrate aggiuntive e renderebbe la transizione ecologica più equa dal punto di vista sociale. Le azioni dovrebbero essere intraprese a livello nazionale (promuovere veicoli elettrici più accessibili e sostenibili prodotti nell’UE attraverso la tassazione) e a livello europeo (nell’ambito dell’iniziativa per le flotte aziendali, la Commissione Europea dovrebbe stabilire obiettivi vincolanti per i veicoli elettrici per le grandi aziende).
Industria auto tedesca chiamata in causa
Ma sentiamo Stef Cornelis, direttore di T&E per le flotte elettriche: “Molti governi in Europa, soprattutto nei grandi Paesi come la Germania, hanno una politica fiscale per le auto che è dannosa per il clima, dannosa per il futuro della nostra industria automobilistica e offre agli automobilisti più ricchi ulteriori vantaggi per l’inquinamento. La soluzione è abbastanza semplice: i governi dovrebbero avere il coraggio di tassare le auto in base a quanto inquinano e allo spazio che occupano. Questo genererà maggiori entrate e stimolerà la domanda di veicoli elettrici. Ma anche le Case automobilistiche dovrebbero fare la loro parte in questo dibattito e finalmente sostenere tasse più elevate per i grandi SUV a benzina. Voci importanti come l’industria automobilistica tedesca”. Ossia i tre big BMW, Daimler (Mercedes) e Volkswagen (con Audi e Porsche).
Le carezze a Parigi
La Francia ha un’imposta sull’acquisto che penalizza i veicoli in base alle emissioni di CO₂ e al peso, scoraggiando di fatto l’acquisto di auto inquinanti e pesanti. Per quanto riguarda specificamente la tassazione delle auto aziendali, Parigi non offre alcuna detrazione IVA e applica quote di ammortamento inferiori per i veicoli con motore a combustione. In Germania, le aziende beneficiano di detrazioni IVA complete e possono ammortizzare l’intero ammortamento dei SUV aziendali a benzina.
Grosso guaio elettrico: i privati non se le filano
Fin qui, T&E. Ora una nostra considerazione. Il Green Deal tedesco in UE è un flop colossale, e Bruxelles non sa come uscirne. I privati di auto elettrica non vogliono sentire parlare: costi alti e poche colonnine. Ecco allora la soluzione: far sì che l’elettrico sia imposto alle flotte. Ossia alle aziende, costrette a comprare full electric. O alle società di noleggio a lungo termine, che dovrebbero acquistare migliaia di macchine a corrente per poi darle in affitto alle aziende clienti.
Sicché torna in auge il mito anni 1990 del SUV brutto, sporco, cattivo, responsabile d’ogni male a livello di inquinamento sul globo terracqueo.
Aggiungiamo noi che si tratta di un paradosso. Proprio la Germania verde, quella che ha voluto e imposto il Green Deal in UE a tutti (facendo vincere la Cina e mandando in tilt l’industria auto europea), adesso viene criticata. Povera Berlino, non se lo merita.