Tavares: Stellantis cede la maggioranza di Comau “a vantaggio di dipendenti e clienti”

Ippolito Visconti Autore News Auto
Comau non è un’azienda, è un gioiello: società specializzata nei processi di automazione industriale, produzione e robotica avanzata.
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Comau non è un’azienda, è un gioiello: società specializzata nei processi di automazione industriale, produzione e robotica avanzata. Adesso Stellantis cede la maggioranza di questo diamante al fondo d’investimento statunitense One Equity Partners. Tutto sta nel vecchio accordo vincolante col private equity, dopo lo scorporo dell’azienda torinese stabilita nel gennaio del 2021 in attesa della “fusione” tra Fiat Chrysler e PSA (che vede i francesi prevalere). Quali le condizioni finanziarie? Silenzio sulla questione. Comunque, dice il capo Stellantis Tavares, l’operazione “ha lo scopo di aiutare Comau a raggiungere la propria autonomia e rafforzare ulteriormente il suo successo a vantaggio di tutti i suoi stakeholder, in particolare i suoi dipendenti e i suoi clienti”. Pertanto, questi ultimi escono rassicurati sia dalla cessione sia dalle parole del manager portoghese. Così, Stellantis ha “la possibilità di concentrarsi sulle attività del suo core business in Europa”, prosegue il dirigente lusitano. Insomma, garanzie per tutti.

Il fondo punta a crescere

Con sede centrale a Torino, Comau è una “pietra preziosa automotive”, dispone di un’organizzazione internazionale con 7 centri di innovazione, 12 stabilimenti di produzione in 12 Paesi e 3.800 dipendenti. La chiusura della transazione entro fine 2024: prima, servono le approvazioni normative e le consuete condizioni di chiusura.

Da parte sua Ante Kusurin, Partner di One Equity Partners, ha detto: “Abbiamo una comprovata esperienza nell’esecuzione di complesse operazioni di carve-out aziendale e disponiamo delle risorse necessarie per aiutare Comau ad affermarsi ulteriormente come azienda di successo”.

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Sindacati imbestialiti: golden power o spin-off tipo Ferrari

Invece, i sindacati non la pensano così. Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm sono contrari, “poiché ci preoccupa il rischio di disperdere un prezioso patrimonio professionale e industriale, e chiediamo un intervento del governo”. Auspicano l’attivazione della clausola golden power: questo strumento normativo permette al governo di bloccare operazioni finanziarie che ricadano nell’interesse nazionale.

Ferdinando Uliano Fim-Cisl negativo: “Abbiamo sempre sostenuto che l’unico spin-off per noi accettabile era sul modello Ferrari”. Mantenere cioè la maggioranza azionaria Stellantis a garanzia del patrimonio industriale del nostro Paese. Preoccupazione per i livelli occupazionali.

Per Samuele Lodi della Fiom-Cgil è un no totale. Primo: “Stellantis si priva di un pezzo ad alto contenuto tecnologico ed innovativo che conta 3.800 lavoratrici e lavoratori”. Secondo: “Il 50,1% delle quote azionarie verrà ceduta a One Equity Partners e quindi la maggioranza passa a un fondo di investimento e non a un soggetto industriale”. Poi la stoccata al Gruppo e a Tavares: “Le dichiarazioni rassicuranti sulle prospettive future di Comau e dei lavoratori si scontra con un contesto in cui Stellantis continua a disimpegnarsi dal nostro Paese in una logica di massimizzazione dei profitti”.

Precedente Marelli da paura

Comau leader pure nell’auto elettrica, nei sistemi di produzione robotizzati (vedi la 500 elettrica a Mirafiori), nei processi per fare le celle batterie e i motori elettrici, nel riciclo pacchi batterie. È dentro il Battery Alliance Europa. Comunque, già prima della fusione FCA-PSA, Fiat Chrysler aveva ceduto per 6,2 miliardi Marelli (impegnata nell’elettrico) al private equity Calsonic Kansei. Sotto la nuova proprietà Marelli ko, esuberi e cessione dello stabilimento di Crevalcore (Bologna). 

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