Ufficiale: Tavares resta sino a fine mandato capo di Stellantis. La società ha confermato che è già in corso il processo formale per identificare il successore. Ossia a inizio 2026.
Quando lascerà l’incarico al termine del suo mandato di ceo. Questo processo è guidato da un Comitato speciale del consiglio di amministrazione presieduto da John Elkann, che completerà il proprio lavoro entro il quarto trimestre del 2025.
Le azioni quotate a Milano di Stellantis sono scivolate di circa l’1% venerdì dopo che la multinazionale ha confermato il ritiro del ceo Carlos Tavares nel 2026 e dopo che ha annunciato importanti cambiamenti nel senior management. Anche le azioni quotate a Parigi sono scese di circa l’1% dopo la notizia. Incluso il movimento di venerdì, il titolo quotato a Milano è sceso del 43% dall’inizio dell’anno.
Niente Usa, niente galline dalle uova d’oro
Tavares, un appassionato pilota di auto da corsa che è stato ampiamente celebrato negli anni precedenti per aver reso Stellantis una delle Case automobilistiche più redditizie al mondo, ha guidato l’azienda sin dalla sua creazione attraverso una fusione del 2021 tra Fiat Chrysler Automobiles e PSA Group. Di quest’ultima era stato ceo dal 2014. Ma gli inventari gonfiati e il crollo dei profitti dell’azienda negli ultimi mesi hanno scioccato gli osservatori del settore dopo anni in cui i suoi considerevoli margini scatenavano l’invidia dei concorrenti.
Gli utili e le vendite nella tradizionale potenza di profitto della casa automobilistica del Nord America sono in calo, costringendola la scorsa settimana a tagliare le sue previsioni di profitto per il 2024 e a segnalare possibili riduzioni del dividendo e dei riacquisti di azioni l’anno prossimo, riferisce Automotive News. Senza la spinta di Jeep, zero galline dalle uova d’oro. Insomma, alla fine non è andata molto bene.
Gli analisti hanno declassato le azioni della società, che sono crollate del 42 percento quest’anno dopo i passi falsi in Nord America, dove le vendite di prodotti popolari come i suoi camion Jeep e Ram in genere producono gran parte dei suoi profitti. La scorsa settimana Stellantis ha abbassato le sue previsioni da flusso di cassa positivo a flusso di cassa negativo tra 5 e 10 miliardi di euro (5,5 miliardi di dollari-10,9 miliardi di dollari) quest’anno.
Bernstein dà il giudizio
Gli analisti di Bernstein: “Dopo aver respinto le preoccupazioni degli investitori su inventari e sconti negli Stati Uniti per la maggior parte degli ultimi 12 mesi, la società ha perso molta fiducia quando ha tagliato le previsioni a fine settembre. L’attuale rimpasto di gestione si aggiunge a una lista crescente di cambiamenti di alta dirigenza (21 negli ultimi 12 mesi) e probabilmente non sarà in grado di calmare i nervi degli investitori”. C’è agitazione: si intravvedono meno quattrini.
Problemi a catena
Tavares aveva precedentemente sostenuto che i 14 marchi del Gruppo, tra cui Maserati, Fiat, Peugeot e Jeep, erano tutti asset del portafoglio, ma a luglio ha affermato che i prestazioni scadenti potevano essere tagliati per tagliare i costi. Sta gareggiando contro la formidabile concorrenza dei produttori cinesi di veicoli elettrici che stanno guadagnando quote di mercato in Europa e ha affermato che per battere questi rivali, Stellantis deve “cercare di essere cinese anche lei”. Ora si spera nella cinese Leapmotor, 15° marchio del Gruppo.
Il manager ha dovuto affrontare dure critiche da parte del sindacato United Auto Workers, dei concessionari e degli azionisti. Più i guai in Italia, coi sindacati e col governo. Il quale voleva un milione di mezzi prodotti da Stellantis nel nostro Paese ogni anno entro il 2030. Nel 2024, siamo lontanissimi dal target.