Il super manager nell’occhio del ciclone per i deludenti risultati negli Stati Uniti, Tavares (Stellantis), piazza la scommessa Leapmotor. Azzardo anti dazi Ue e Usa sulle auto elettriche cinesi. Barriere che oggi il manager critica come anticompetitivi: fino a ieri invece li auspicava. Sia Bruxelles sia Washington hanno ragionato in modo medievale: barriere d’ingresso per bloccare chi è più forte, il Dragone, proteggendo il più debole. L’Ue ha proposto tariffe fino al 35,3%, ma non può escludere le Case automobilistiche cinesi perché il blocco dei 27 paesi ha un insieme comune di regole da rispettare per i membri e gli esterni.
Gli Usa han messo mega tasse del 100%. Misure anti competitive e anti concorrenziali, denuncia Pechino. Stellantis si sta affidando a modelli più economici come la sua prossima Citroën e-C3, che partirà da 20.000 euro, e alle elettriche Leapmotor per competere. I suoi obiettivi del 100% di vendite di EV in Europa e del 50% negli Stati Uniti entro il 2030 rimangono in vigore.
Dazi trappola
Per Tavares, la definizione corretta è “dazi trappola”: danneggeranno i produttori di automobili tradizionali proteggendoli dalla realtà che i rivali cinesi producono veicoli elettrici per circa un terzo in meno. Il modo migliore per competere è invece “cercare di essere cinesi noi stessi“, ha affermato in una conferenza Reuters Events a Monaco di Baviera a maggio.
Questa convinzione ha portato Stellantis ad acquistare una quota del 21% nel produttore cinese di veicoli elettrici Leapmotor lo scorso ottobre, creando una joint venture che ha dato al Gruppo euroamericano accesso alla tecnologia orientale e diritti esclusivi per produrre i suoi veicoli elettrici al di fuori della Cina. In parallelo, l’ex FCA-PSA sta producendo i veicoli elettrici della Casa dell’ex Celeste Impero nel suo stabilimento di Tychy in Polonia insieme ai modelli dei marchi più noti Fiat, Jeep e Alfa Romeo. Ma potrebbero anche essere fatti in Nord America. Si scavalcano gli sia a Bruxelles sia a Washington.
Situazione in Ue
I veicoli elettrici cinesi sono già in vendita in Europa. Si stanno costruendo fabbriche per produrne di più, con sussidi da parte dei singoli Paesi che competono per gli impianti.
Le Case automobilistiche europee stanno abbracciando la tecnologia cinese. Volkswagen ha acquistato una quota della cinese Xpeng per sviluppare congiuntamente veicoli elettrici più economici per il mercato cinese. “Riteniamo che molti dei nostri concorrenti si rivolgeranno alle aziende cinesi… per utilizzare la loro piattaforma a livello globale”, ha affermato a luglio il ceo di Ford Jim Farley, aggiungendo che la casa statunitense svilupperà invece la propria tecnologia EV di base. Le Case tradizionali possono fare a meno del Dragone? “Non esiste un Green Deal in Europa senza risorse dalla Cina”, ha affermato Zipse a maggio.
Situazione in Usa
Tali partnership sono molto più difficili negli Stati Uniti. L’amministrazione Biden ha imposto una tariffa del 100% sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese, ha sostenuto la produzione statunitense attraverso l’Inflation Reduction Act da 430 miliardi di dollari e ha preso di mira i componenti delle auto cinesi. Il governo degli Stati Uniti ora propone di vietare software e hardware cinesi dai veicoli sulle strade americane, il che potrebbe essere la sua arma più potente finora per bloccare i veicoli elettrici cinesi. Stellantis potrebbe teoricamente produrre veicoli elettrici Leapmotor negli stabilimenti statunitensi, ma con parti non cinesi e salari statunitensi qualsiasi risparmio potrebbe essere minimo.
Politica Usa: un altro avversario
Il vero problema per Stellantis sarebbe politico. Il senatore repubblicano statunitense Marco Rubio e altri hanno duramente criticato un impianto di batterie Ford pianificato nel Michigan che utilizza tecnologia concessa in licenza dalla società cinese CATL. A giugno, il governo statunitense ha ripristinato una tariffa del 25% sulla grafite artificiale e naturale cinese.
“Finché il mercato rimane sbilanciato… le tariffe dovrebbero rimanere in vigore”, ha affermato Chris Burns, ceo della società di materiali per batterie Novonix, che ha ricevuto 203 milioni di dollari in sovvenzioni e crediti d’imposta statunitensi per aumentare la produzione di anodi di grafite sintetica in uno stabilimento del Tennessee.