Alla nomina di un nuovo Governo torna puntuale la domanda: sarà la volta buona per l’abolizione del superbollo auto? Nelle ultime settimane si è riaccesa l’attenzione sulla tanto contestata imposta. Che ha avuto tante traversie fin dalla sua introduzione e ancor di più “nemici”. Le opinioni negative hanno tappezzato pagine e pagine di giornali, bacheche social e altro ancora. In tanti la considerano una misura soprattutto in grado di generare confusione nella già fitta giungla tributaria, mentre in termini di introiti lascerebbe parecchio a desiderare.
Andando a recuperare le più recenti stime, scopriamo come tre anni fa il provvedimento sia valso 127,5 milioni di euro. Alla cifra occorre sommarne ulteriori 17,7 provenienti dalle sanzioni comminate per mancata corresponsione. Nel giro di dodici mesi l’ammontare raccolto ha segnato una crescita dell’8,7 per cento. Sarebbe interessante disporre di dati aggiornati, in grado effettivamente di illustrarci la situazione nel modo più esauriente ed esaustivo possibile. A ogni modo, qualunque siano stati gli sviluppi, cerchiamo di dare un prospetto accurato. Nei paragrafi seguenti affronteremo la sua storia, dalla nascita negli anni Settanta ai giorni nostri. Dopodiché, ne approfondiremo le caratteristiche, l’iter burocratico da osservare e le pene in caso di insoluto.
La storia del superbollo auto
Corre il 1976 quando il Decreto legge n. 691 istituisce il superbollo auto, inerente ai mezzi di trasporto spinti da propulsore diesel. Ci troviamo in un’epoca parecchio travagliata nella nostra penisola. Difatti, il Made in Italy perde improvvisamente smalto nel comparto delle quattro ruote a causa di vari fattori. Vari passi a vuoto fanno apparire nebuloso il futuro dell’industria nei confini nazionali. La domanda interna subisce un drastico calo e lo Stato deve, pertanto, agire e al più presto. Quantificata in 12 mila lire per ogni cavallo fiscale (diventeranno 33.750 L. nel 1988), il superbollo auto persegue due obiettivi:
- contenere le emissioni inquinanti;
- far fronte alla maggiore competitività del mercato internazionale. Fissare dei dazi sulle importazione degli esemplari a gasolio era un’utopia.
All’inizio costituisce una tassa di circolazione e tale rimane fino al 1982, quando si trasforma in una tassa di proprietà. Affiorano le proteste poiché bisogna comunque saldarla a prescindere dall’effettivo impiego, il che provoca una serie di contraddizioni. La sovrattassa vera e propria giunge nel 1988 e resiste un quinquennio, senza evitare di assestare un duro colpo all’economia del Belpaese. La quota di mercato degli esemplari a gasolio perde circa 20 punti percentuali e, di conseguenza, crollano i proventi per il Fisco.
Lo spauracchio riprende a infestare il sonno degli italiani verso la metà dei primi anni Duemila. Pur non chiamandosi ufficialmente superbollo auto, esso ripiomba nel 2006, decretato dal governo Prodi. Al di là delle etichette affibbiate è un extra da sborsare per il possesso di veicoli aventi una potenza di oltre 100 kW. Il “superbollo auto” nella sua stretta accezione è realtà con il governo Berlusconi, pari a 10 euro per ogni kW che supera i 225 kW. Verso la fine del 2011 si apre l’era di Monti, il tetto si abbassa a 185 kW e il costo schizza a 20 €/kW per le vetture con meno di 5 anni di età.
Superbollo auto: che cos’è e a quanto ammonta
Il superbollo auto è un’addizionale erariale, cioè un tributo che non sostituisce bensì si somma al classico bollo. Diversamente da quest’ultimo la prestazione deve essere effettuata verso l’Agenzia delle Entrate – Riscossione, anziché le Regioni o le Province Autonome. Il rinnovo anche qui avviene a cadenza annua, ma l’importo diminuisce progressivamente:
- dopo il 5° anno va corrisposto il 60 per cento;
- trascorso il 10° anno si salda il 30 per cento;
- passato il 15° anno bisogna pagare il 15 per cento;
- al raggiungimento del 20° anno l’obbligo decade.
Il versamento del superbollo auto va necessariamente effettuato con il modello F24 “elementi identificativi”. I codici da inserire all’interno del documento possono essere di tre tipi:
- 3364 per il superbollo bollo auto regolare;
- 3365 in caso di sanzioni;
- 3366 in caso di interessi.
Qualora, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione abbia inviato un avviso di accertamento valgono, invece, i seguenti codici:
- A501 per il superbollo bollo auto regolare;
- A502 in caso di sanzioni;
- A503 in caso di interessi.
Per quanto riguarda la scadenza, è la stessa del bollo “normale” ed è sempre possibile risanare la propria posizione entro l’ultimo giorno del mese successivo. Se, ad esempio, la scadenza cade a novembre, entro il 31 dicembre si potrà corrispondere il superbollo auto senza incorrere in penalità. Il rinnovo, come abbiamo riportato in precedenza, avviene di anno in anno.
Ora, al fine di facilitarne, la comprensione faremo alcuni esempi. Iniziamo dall’Alfa Romeo Giulia 2.9 V6 Bi-Turbo GTA da 397 kW e appartenente alla Classe Ambientale Euro 6. Grazie alle informazioni avremo occasione di calcolare l’importo da riconoscere al Fisco. Partiamo con il bollo, che rappresenta immancabilmente la base.
L’ACI ha fissato euro per le Euro 6 una tariffa di 2,58 fino a 100 kW e di 3,87 euro oltre i 100 kW. Di conseguenza, il calcolo da eseguire sarà il seguente: (2,58 X 100) + (3,87 X 297) = 1407,39. Siccome i decimali non si conteggiano arriviamo a un bollo di 1.407 euro. Adesso è tempo di applicare il superbollo, pari a 20 € per ogni kW eccedente il limite dei 185 kW, ossia: 20 X 212 = 4.240. In definitiva, tra il bollo, di 1.407 euro, e il superbollo, di 4.240 euro, ogni anno dovremo corrispondere un totale di 5.647 euro. Questo almeno per i cinque anni.
Dal sesto al decimo anno il superbollo sarà, infatti, di 2.544 euro, per un totale di 3.951 euro. Dall’undicesimo al quindicesimo anno il superbollo scenderà, poi, a 1.272 euro, per un totale di 2.679 euro. Infine, dal sedicesimo al ventesimo anno il superbollo sarà pari a 636 euro, per un totale di 2.043 euro. Dal ventunesimo anno in poi non andrà più versato.
Adesso immaginiamo di aver acquistato la Ferrari F8 Spider da 530 kW e appartenente alla Classe Ambientale Euro 6. Il calcolo da eseguire per il bollo sarà il seguente: (2,58 X 100) + (3,87 X 430) = 1922,1. Siccome i decimali non si conteggiano arriviamo a a 1.922 euro. Ora passiamo all’applicazione del superbollo, di 20 € per ogni kW eccedente il limite dei 185 kW, ossia: 20 X 345 = 6.900 euro. In definitiva, tra il bollo, di 1.922 euro, e il superbollo, di 6.900 euro, ogni anno dovremo corrispondere un totale di 8.822 euro. Questo almeno per il primo quinquennio. Dal sesto al decimo anno il superbollo sarà, infatti, di 4.140 euro, per un totale di 6.062 euro. Dall’undicesimo al quindicesimo anno il superbollo scenderà, poi, a 2.070 euro, per un totale di 3.992 euro. Infine, dal sedicesimo al ventesimo anno il superbollo sarà pari a 1.035 euro, per un totale di 2.957 euro.
Calcolo online
Detto ciò, il nostro consiglio è di recarvi direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione o dell’Automobil Club d’Italia (Aci). Entrambi i portali permettono di effettuare il calcolo online inserendo i dati essenziali, quali, ad esempio, la targa del veicolo. Vedetela come una precauzione, utile a spazzare via qualsiasi dubbio. È, infatti, questione di un attimo effettuare un conteggio errato.
Poiché l’addizionale viene gestita dallo Stato, attraverso l’Agenzia delle Entrate – Riscossione, anziché dalle Regioni o dalle Province Autonome, il procedimento da seguire sarà sempre lo stesso. A prescindere da dove risiedete non ci sono variazioni e strappi alla regola. Sia che abitiate a Milano, Roma oppure Napoli l’ammontare del superbollo auto rimarrà tale e quale. Il mancato adempimento comporta una sanzione del 35 per cento della tariffa evasa.