Afferma di perseguire la sicurezza sulle strade, ma toglie un miliardo e mezzo alla manutenzione delle stesse, il cui pessimo stato è molto spesso all’origine di gravissimi incidenti. A questo punto l’ironia è anche troppo facile e qualcuno potrebbe indicare il governo Meloni come il governo della botte piena e della moglie ubriaca.
Per alimentare l’ossessione di Matteo Salvini, il ponte sullo Stretto, la maggioranza ha deciso infatti di pescare le risorse necessarie anche dal Fondo di sviluppo e coesione, che pure era già stato tagliato lo scorso anno. L’emendamento che rende possibile l’ennesima “magia” ha come primo firmatario Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera, e si intitola “Disposizioni finanziarie sulle infrastrutture di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti”. Approvato in commissione nella notte di martedì 17 dicembre, ha naturalmente dato il via alle recriminazioni degli enti locali. Proprio loro, infatti, dovranno fare i conti con gran parte della sforbiciata.
Sicurezza stradale: alle belle parole, come al solito seguono i pessimi fatti
Considerato l’andazzo, per la sicurezza stradale in Italia c’è soltanto da fare il segno della croce, in vista della nuova vagonata di miliardi che il governo intende riservare agli armamenti, a scapito di tutto. La vicenda che sta andando in scena in queste ore, però, sembra tratta da un film demenziale, con l’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, già a rischio di incostituzionalità, e la contemporanea sforbiciata ai fondi spettanti alla manutenzione stradale.
Per capire meglio la palese contraddizione tra proclami e fatti, basta in effetti dare uno sguardo allo studio “Gli italiani e la percezione della sicurezza stradale”, promosso dalla Fondazione Luigi Guccione vittime della strada in collaborazione con il Siteb (l’Associazione Italiana Bitume e Asfalto) e Assosegnaletica.
Condotto da Ipr Marketing, l’istituto specializzato in ricerche e analisi di mercato, il rapporto finale è molto eloquente: per gli italiani, infatti, le strade cittadine sono sempre più a rischio incidente. Un pericolo derivante in particolare dai manti stradali danneggiati per l’assenza di un’adeguata attività di manutenzione. Proprio a causa delle buche e del dissesto, infatti, ben sei italiani su dieci hanno rischiato nel corso dell’ultimo anno il coinvolgimento in un incidente. E per capire l’allarme che desta questo pericolo, occorre ricordare che è il secondo più avvertito dalla popolazione. Preceduto solo dal furto in casa, viene addirittura prima di rapina, scippi e aggressioni.
Di fronte a questi timori, l’esecutivo ha preferito tirare innanzi, in vista di un’opera, il ponte sullo Stretto, avvertita con grande fastidio da molti. In particolare da chi si deve muovere per lavoro con il proprio mezzo e rischia l’incidente a causa di strade ridotte spesso ad un groviera. Un miliardo e mezzo in meno alla manutenzione, vanno in una sola direzione: le strade resteranno in condizioni critiche. Quindi cari automobilisti, arrangiatevi, perché i soldi servono per opere faraoniche.
La protesta degli enti locali
È Il Sole 24 Ore ad affermare che a pagare la megalomania di Salvini saranno soprattutto Province, Città metropolitane e regioni. Perdono infatti quasi 1,5 miliardi di fondi futuri per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade. Tagli che, peraltro, si vanno a cumulare ai 3,2 miliardi di sforbiciata previsti nel ddl di Bilancio nella versione originaria. Ma non è ancora finita, considerato come i fondi per la mobilità sostenibile siano ridotti di 114,8 milioni. Inoltre, il maxi fondo pluriennale per gli investimenti pubblici scende dai 24 miliardi di euro originariamente previsti fra 2027 e 2036 a 18,486 miliardi.
A protestare per quanto sta accadendo è in particolare l’Unione delle province d’Italia. Queste la parole usate da Pasquale Gandolfi, il suo presidente: “Non possiamo che sottolineare la gravità di questa decisione, che sottrae fondi destinati a garantire a tutti i cittadini il diritto ad una mobilità sicura, facendo fare al Paese un pericoloso passo indietro nel percorso di messa in sicurezza dei 120mila chilometri di strade provinciali. Un taglio che, tra l’altro, interverrebbe su risorse del 2029 che sono state già assegnate alle Province e alle Città Metropolitane. Troviamo del tutto incoerente che un Governo che in ogni occasione ripete quanto sia urgente restituire alle Province un ruolo e le risorse per le strade, decida in una notte di cancellare anni di investimenti”
Non meno risoluto l’attacco di Matteo Lepore, sindaco di Bologna e coordinatore delle Città metropolitane Anci. Queste le sue dichiarazioni, al proposito: “Un taglio non solo grave ma anche paradossale, perché da un lato il governo sostiene di voler aumentare la sicurezza con un nuovo codice della strada, dall’altro taglia risorse per 1,5 miliardi di euro destinate proprio a mantenere sicure le strade, in questo caso quelle provinciali”.
Sicurezza stradale, per le opposizioni è troppo facile cogliere la palla al balzo
Se protestano organismi in cui sono rappresentati sinistra, centro e destra, figuriamoci se il taglio ai fondi per la manutenzione poteva essere ignorato dalle opposizioni. Il primo a partire all’attacco è stato Daniele Manca, capogruppo del Partito Democratico in commissione Bilancio a Palazzo Madama. Ha infatti gioco facile nell’affermare: “Spero sia uno scherzo. Le strade hanno sempre più bisogno di interventi per una buona manutenzione e per la sicurezza necessaria e le Province esercitano una delle funzioni assegnate dalle leggi vigenti. La maggioranza pensa veramente di realizzare un ponte per poi renderlo irraggiungibile per la carenza di infrastrutture provinciali e regionali? Se così è siamo di fronte ad una follia che dimostra che quando la propaganda prende il sopravvento non ci sono limiti alle assurdità. E l’atteggiamento della Lega, che un giorno ripropone la questione settentrionale e un altro insiste con la follia di Salvini sul Ponte, si commenta da solo”.
Naturalmente le parole di Manca sono condivisibili. Solo che i tagli alla manutenzione stradale non sono certo una novità, considerato come anche i governi precedenti abbiano operato in tal senso. E taglio dopo taglio, il risultato è sotto gli occhi di tutti. E a poco serve un nuovo Codice della Strada messo in campo dal governo per dare più sicurezza agli utenti stradali, se poi si pongono le premesse per impedire che la stessa sia resa possibile da uno stato meno indecente delle infrastrutture disseminate lungo la penisola. Ma, con tutta evidenza, alla logica ormai si preferisce la propaganda.