Stop alle auto termiche nel 2035, monta la contrarietà dei consumatori europei

Dario Marchetti Autore
A testimoniarlo è un sondaggio di Polling Europe commissionato dai conservatori riformisti del Parlamento di Strasburgo
Stop motori termici

Il tema dello stop alla vendita di auto termiche nel 2035 continua ad agitare non poco l’opinione pubblica europea. Anche perché il prezzo delle auto elettriche continua a viaggiare su livelli che sono insostenibili in un continente che non se la passa bene dal punto di vista finanziario, ove gran parte della classe media rischia uno scivolamento in basso nella scala sociale. E anche i sondaggi evidenziano il crescente malumore dei consumatori nei confronti di decisioni politiche che molti di loro stentano a comprendere. Una tendenza confermata dalla pubblicazione di un recente sondaggio condotto dalla società di ricerca Polling Europe, dal quale risulta che il 58% delle persone consultate sarebbe contraria allo stop in questione.

Stop auto termiche: il sondaggio di Polling Europe

Il sondaggio di Polling Europe sullo stop ai motori endotermici nel 2035 è stato condotto su mandato di ECR, ovvero il gruppo dei conservatori riformisti presente nel Parlamento di Strasburgo. A presentarlo in Italia è stato Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, che sta cercando di cavalcare la materia per dare un significato alla sua presenza nelle istituzioni continentali, senza però riuscire nell’intento. Come evidenziato del resto dal rigetto delle sue campagne sull’automotive, a partire proprio da quella relativa alla scadenza del 2035.

Stop motori termici

Per quanto concerne i risultati del sondaggio, presentati nel corso di un evento organizzato appositamente, “Riavviare il motore”, non sembrerebbero esserci dubbi. Il 58% del campione intervistato, infatti, si proclama contro il divieto sulla vendita di nuove auto dotate di motore endotermico a partire dal 2035. Per quanto concerne le cause di questa contrarietà, sarebbero in particolare i costi elevati delle auto elettriche, la scarsa autonomia che le distingue e i problemi in sede di ricarica, derivanti dalla mancanza di una infrastruttura adeguata.

Per quanto concerne i Paesi, quello in cui sarebbe più forte la contrarietà al provvedimento è la Francia. Ove addirittura il 67% la proclama apertamente, precedendo di otto punti percentuali italiani e tedeschi. Una contrarietà di non poco conto, considerando il ruolo che i tre Paesi ricoprono all’interno dell’UE e nell’automotive continentale.

La realtà è molto più complessa

Il sondaggio dei conservatori europei ha visto la partecipazione di 5mila cittadini di 27 Paesi dell’eurozona. E sembrerebbe testimoniare un sentimento non proprio benevolo nei confronti delle scelte adottate a livello istituzionale.

Se una buona parte degli intervistati indica la necessità di rivedere la normativa sulle emissioni, ciò non toglie che la lotta all’inquinamento atmosferico continui ad essere popolare. Al tempo stesso, prevale un atteggiamento di buon senso, dimostrato dal favore con cui si guarda alla neutralità tecnologica, con la richiesta di non limitare tutto all’auto elettrica, ma di puntare su un paniere di soluzioni (39%).

Stop motori termici

Il 31% sembra poi aver compreso la pericolosità di un fondamentalismo sul tema, che potrebbe tramutarsi in una vera e propria rotta di carattere occupazionale. Un tema evidenziato recentemente da sondaggi e dichiarazioni provenienti dal mondo dell’automotive, a partire da quelle di CLEPA, l’associazione che riunisce i fornitori del settore. Tra coloro che spingono maggiormente per una revisione delle attuali regole prevalgono gli spagnoli (75%), i francesi (71%) e gli italiani (70%).

L’UE è responsabile della crisi in cui versa l’automotive europeo

Infine, una parte del sondaggio è dedicata proprio all’atteggiamento della politica e alle sue responsabilità nella crisi in cui versa l’automotive continentale. E qui dovrebbero iniziare a fischiare le orecchie a Von der Leyen e soci, considerato come il 37% degli intervistati indichi proprio nei provvedimenti presi in sede UE la causa principale di ciò che sta avvenendo.

Ben otto punti in più rispetto a coloro che indicano in tal veste le case cinesi, con la loro concorrenza sleale. Da questo punto di vista, è da sottolineare l’atteggiamento degli intervistati italiani. Soltanto il 19%, infatti, ritiene che ad avere colpe siano BYD e company. La metà di coloro che puntano il dito contro le decisioni comunitarie, mentre si attesta al 29% il dato relativo a coloro secondo i quali sono le politiche commerciali ad essere errate.

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