La chiusura di stabilimenti è una strada sempre più attuale, presso le dirigenze delle case automobilistiche globali. Una misura estrema, ma ritenuta più remunerativa in termini di compressione dei costi, soprattutto alla luce del fatto che il mercato sembra promettere orizzonti non proprio gloriosi per i prossimi anni. Tanto da spingere molte aziende a pensare di risolvere per questa via la sfida proposta da una concorrenza sempre più forte.
E su questa strada non si sta incamminando soltanto Volkswagen. Anche Stellantis, infatti, starebbe pensando di chiudere lo stabilimento Vauxhall di Luton. Naturalmente, nel prospettare tale ipotesi la dirigenza del marchio italofrancese parla di consolidamento della propria presenza produttiva nel Regno Unito. Un consolidamento il quale, però, all’atto pratico è un vero e proprio ridimensionamento.
Dopo 120 anni potrebbe chiudere lo stabilimento Vauxhall di Luton
Lo stabilimento di Luton è stato costruito da Vauxhall nel 1905. Vanta quindi ben 120 anni di storia, che potrebbero ora essere cancellati dalla decisione di Stellantis. Un epilogo inglorioso e, per molti versi, inaspettato. Nel passato mese di febbraio, infatti, la casa italofrancese aveva annunciato i piani per costruire Citroën ë-Dispatch, Peugeot E-Expert, Fiat Professional E-Scudo, Opel Vivaro Electric e Vauxhall Vivaro Electric a Luton. Una produzione che doveva partire dalla primavera del 2025. e che ora, invece, sembra destinata ad essere affidata a Ellesmere Port.
Il nuovo piano elaborato da Stellantis, in particolare, mira a trasformare Ellesmere Port in un hub per veicoli completamente elettrici e sostenibili. E per riuscirci verrebbe messo in campo un investimento pari a 50 milioni di sterline (al cambio attuale 59,8 milioni di euro). In tal modo, la struttura sarebbe in grado di costruire non solo i veicoli menzionati, ma anche i piccoli furgoni ( Citroën ë-Berlingo , Peugeot E-Partner, Fiat Professional E-Doblo, Opel Combo Electric e Vauxhall Combo Electric) che già assembla.
La nuova situazione del mercato, quindi, rischia di fare nuove vittime, stavolta in terra britannica. In linea con la tendenza sempre più forte dell’industria automobilistica europea a chiudere siti produttivi in modo da tagliare i costi. Una soluzione anche più efficiente, sotto tale punto di vista, rispetto ai semplici licenziamenti. Ma tale da prefigurare un ruolo sempre più marginale sui mercati globali, nel futuro.
Maggiore efficienza produttiva o semplici tagli?
Stellantis, dal canto suo, afferma che una mossa di questo genere potrebbe portare a una maggiore efficienza produttiva. Tale da supportarne le ambizioni di diventare il più grande produttore di veicoli commerciali leggeri al mondo. In particolare, a rendere Ellesmere Port ideale, sarebbe la vicinanza del sito produttivo a un centro di distribuzione di parti di ricambio di recente costruzione.
A pagare la rinnovata grandeur di Stellantis, non c’è neanche bisogno di dirlo, sarebbero come al solito le maestranze, in questo caso quelle di Luton. La casa non ha ancora deciso, ufficialmente, ma le prime discussioni coi sindacati sembrano già prefigurare l’epilogo.
Ha infatti dichiarato di essere impegnata ad agire “in modo responsabile” nei confronti dei suoi dipendenti interessati a quanto sta accadendo. In particolare, sempre stando alle affermazioni di Stellantis, starebbe prospettando un pacchetto di trasferimento interessante a coloro che desiderano trasferirsi a Ellesmere Port. Secondo l’azienda verrebbero creati centinaia di posti di lavoro permanenti in loco, nel caso in cui la proposta sarà approvata.
Naturalmente, non tutti possono essere interessati a rivoluzionare la propria vita e quella delle proprie famiglie. A costoro, la società italofrancese prospetta “un supporto lavorativo completo, comprese opportunità di riqualificazione”. La casa automobilistica ha inoltre promesso di collaborare con altre parti al fine di identificare nuove opportunità di lavoro per i lavoratori interessati. Naturalmente tutto su carta, perché all’atto pratico e per come è strutturato l’attuale mondo del lavoro, cercare un nuovo impiego non è effettivamente cosa agevole.