Stellantis trascina tutti giù col suo crollo in Borsa

Ippolito Visconti Autore News Auto
Borse in profondo rosso dopo il tonfo del Gruppo guidato da Carlos Tavares.
stellantis

Azionisti e investitori con le mani nei capelli dopo il crollo di Stellantis che ha trascinato tutti i titoli auto negli inferi. Uno sprofondo rosso iniziato col taglio delle stime dato dall’ad del Gruppo Carlos Tavares. Al quale la Dea Bendata, dopo anni di soffi alle sue spalle per spingerlo lassù, gli ha brutalmente voltato le spalle, come solo lei sa fare: quando la sfortuna arriva, lo fa con tutte le sue forze, e invertire il trend per capovolgere l’inerzia diviene un’impresa titanica per veri manager. I titoli della società euro-americana dove comandano i francesi (ex PSA, Peugeot, con partecipazione dello Stato francese) scontano il profit warning sui risultati 2024. Auto elettrica e ban termico 2035 alla base delle metastasi, altroché. Con il caro vecchio benzina e il solito diesel, l’Europa guardava dall’alto in basso la Cina. Ora invece le Borse del Dragone volano con i nuovi stimoli di Pechino.

La tempesta Stellantis sul settore auto 

Così, le Borse europee sono tutte in rosso nella prima seduta della settimana. I cali più consistenti sono quelli del FTSE MIB -1,75%  di Piazza Affari e del CAC 40 -1,81% 

di Parigi, affossati da Stellantis -14,2%. Preceduto dagli annunci pessimi delle tre big tedesche (BMW, Mercedes e VW) precipitate per la concorrenza cinese. Nonché da varie brutte stime di Volvo e altri. Non solo: il crollo di Stellantis in Europa dà una spallata perfino alle azioni Ford e General Motors nel premercato.

Borse in profondo rosso dopo il tonfo del Gruppo guidato da Carlos Tavares.

Troppo invenduto

È che non si vedono spiragli dalle parti di Stellantis: abnorme numero di auto ferme in Usa, sovraproduzione che fa paura, timori per tagli occupazionali e chiusure di fabbriche, ritardi nella Fiat Grande Panda, dubbi su Leapmotor. A Tavares si contestano i tagli per ridurre i costi e fare profitto: prima o poi, i nodi dovevano arrivare al pettine. Così, in Usa e Italia sono pronti scioperi colossali mai visti, specie contro il manager lusitano. Che proprio non riesce più a volgere il vento dispettoso a proprio favore. Delle due l’una: o in passato il destino gli ha sorriso troppo, oppure oggi la situazione è così terribilmente complicata che ci sarebbe voluto un genio totale e assoluto con fantasia, creatività e colore. Il pasticcio arriva dal free cash flow industriale: atteso in un range tra -5 miliardi e -10 miliardi rispetto al precedente “positive”. Sono cose che suonano male nelle orecchie dei maggiori azionisti. Manca anche l’abitudine a perdere: ieri Jeep stravinceva negli States. Qui non si danno pace: com’è possibile – si domandano inquieti – che un mostro sacro come il marchio yankee non tiri più?

Bye bye gallina dalle uova d’oro

Jeep e pick-up Stellantis nel redditizio mercato statunitense hanno generato quasi tutti i suoi profitti da quando c’è stata la fusione di FCA e PSA nel 2021: margini di profitto invidiabili. Dal 2024, stop. Forse, le vacche da mungere hanno esaurito il latte. La soluzione è un maxi Gruppo dato dalla fusione fra Renault e Stellantis? Industrialmente, cioè per aumentare la capacità produttiva, il progetto avrebbe senso. Ci sono però sovrapposizioni di mercato e di gamma che rendono l’impresa davvero delicata. Si immagina la spinta del governo francese. Per l’Italia, sarebbe la fine di tutto: ciao ciao auto per sempre. Pertanto, le Case cinesi terrorizzano quelle tradizionali a tal punto da indurle a unirsi in un colosso spaventoso.

Aston Martin crolla

Aston Martin produrrà 1.000 auto in meno rispetto a quanto pianificato: vendite -10% nel 2024. Titolo in discesa libera sino al -25% alla Borsa di Londra. Un po’ perché le consegne in Cina vanno giù, un po’ per la situazione generalizzata, e un po’ per i ritardi di un fornitore che fanno slittare le consegne. Piove sul bagnato. 

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