Di male in peggio: Stellantis ha rivisto le stime dei risultati del 2024. Per problemi di performance in Nord America e per il deterioramento nelle dinamiche globali del settore. Insomma, Tavares ha perso la bacchetta magica. O in passato qualcuno ha sopravvalutato le capacità del manager lusitano. Il margine del risultato operativo adjusted è atteso tra il 5,5% ed il 7% per l’intero 2024, in calo rispetto al precedente double digit. Il free cash flow industriale è previsto tra -5 miliardi e -10 miliardi di euro rispetto al precedente “positive”. In Borsa Stellantis perde oltre il 10% a Piazza Affari. Azionisti davvero neri in volto. Saranno loro a decidere il futuro dell’ad portoghese.
Un invenduto pazzesco negli States: Jeep era la gallina dalle uova d’oro. Ora va male. Stellantis ha tenuto di recente il suo investor day presso la sede centrale nordamericana, dove l’amministratore delegato Carlos Tavares ha affermato che la società ha commesso errori “arroganti” nella sua divisione statunitense che hanno portato a un calo delle vendite, inventari gonfiati e preoccupazioni degli investitori. In ogni caso, mira a raggiungere ambiziosi obiettivi finanziari nonostante le incertezze economiche e del settore.
Stati Uniti, che guaio
La riduzione del margine del risultato operativo adjusted atteso è correlato per circa due terzi alle azioni correttive in Nord America, ma anche all’attesa di vendite inferiori nel secondo semestre in diverse aree. Il Gruppo ha accelerato il piano di normalizzazione dei livelli di stock negli Stati Uniti con l’obiettivo di non più di 330.000 unità in giacenza presso la rete entro la fine del 2024 rispetto al precedente termine del primo trimestre 2025. Abbiamo una riduzione delle consegne alla rete di più di 200.000 veicoli nel secondo semestre del 2024 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Più incentivi sui modelli del 2024 e degli anni precedenti e iniziative di incremento della produttività contemplano aggiustamenti sia sui costi sia sulla capacità produttiva. Jeep e Dodge in difficoltà negli States.
La concorrenza cinese è spietata a livello globale. Per ora, si fa fatica a star dietro agli orientali. Chissà, si vedrà con l’ennesimo marchio Stellantis: la cinese Leapmotor. Transizione elettrica difficilissima per il Gruppo guidato da Tavares: nessuno si fila le full electric.
Questione Tavares
Stellantis ha dichiarato lunedì di aver iniziato la ricerca di un candidato per succedere al ceo Carlos Tavares, il cui contratto scadrà nel 2026. Altamente prevedibile. La società è stata quella con la più rapida perdita di quote di mercato tra tutte le grandi Case automobilistiche. Ha riferito che gli utili netti del primo semestre sono scesi del 48% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le vendite del primo semestre negli Stati Uniti sono scese di quasi il 16%, nonostante le vendite complessive di veicoli nuovi siano aumentate del 2,4%.
Mondo auto a rotoli
Il deterioramento nelle condizioni globali del settore si traduce in una previsione di mercato per il 2024 a un livello inferiore rispetto all’inizio dell’anno mentre le dinamiche competitive si sono intensificate per effetto sia della maggiore offerta sia dell’accresciuta concorrenza cinese. Comunque, c’è una convinzione: le azioni di recupero poste in essere si tradurranno in performance operative e finanziarie più robuste nel 2025 e oltre. Il 30 settembre, Aston Martin si è unita a Stellantis, Volkswagen, BMW, Mercedes e Volvo Cars nell’abbassare le sue prospettive di profitto nell’ultimo mese. Stanno anche affrontando l’intensificarsi delle tensioni commerciali e la possibilità di miliardi di euro di multe da parte dell’Unione Europea legate alle norme più severe sulla CO2 il prossimo anno.
Stellantis come Volkswagen
La revisione delle stime arriva dopo una decisione analoga presa venerdì da Volkswagen: consegne a 9 milioni di veicoli contro i 9,24 del 2023. La precedente stima vedeva un incremento fino al 3%. Vw inoltre prevede un fatturato di gruppo di circa 320 miliardi di euro, in calo dello 0,7% sui 322,3 miliardi del 2023. Non più un aumento fino al 5%.
Renault più Stellantis (e BMW) per la rinascita
E allora ecco all’orizzonte una possibile fusione per far sorridere Macron (così da bloccare il crollo verticale dei consensi elettorali) e la Francia: fusione fra Renault e Stellantis. Un gigante con 18 marchi ed economie di scala tali da fare la guerra ai cinesi. Forse. Vedremo le novità al Salone di Parigi che aprirà il 13 ottobre. Luca de Meo, amministratore delegato della Renault e presidente dell’associazione dei costruttori Acea, ha la ricetta: aumentare il coordinamento e la collaborazione tra i costruttori, creando una sorta di grande consorzio paneuropeo. Tipo Airbus in campo aeronautico. Per abbattere i costi e rendere sostenibile la produzione di piccole elettriche. Un mostro anti Cina. Per integrare addirittura 18 marchi, molti dei quali tra loro concorrenti, con decine di fabbriche. De Meo, Tavares e Oliver Zipse, amministratore delegato BMW, potrebbero creare una maxi alleanza planetaria anti Cina.
Paura in fabbrica in Usa e Italia
Poi, si punta a limitare le paure in Usa e in Italia: tagli occupazionali e chiusura di fabbriche Stellantis. Se non si vendono auto, la strada è segnata. Serve ossigeno, una svolta. Il profit warning, ovvero un allarme sugli utili, genere massima inquietudine. Ormai, ogni dì, c’è un segnale negativo da digerire. Così non è vita. Da un lato, l’Ue con il suo Green Deal ha provocato un disastro: i Verdi di Germania hanno pressato Bruxelles per motivi ingoti, facendo tanto sorridere la Cina. Dall’altro, i manager delle Case tradizionali non hanno mosso un dito contro la politica: non sono innocenti del tutto. Sindacati negli States e nel Belpaese pronti alla guerra con scioperi a tutto spiano: nel mirino Tavares. Avrebbe pensato solo a tagliare per risparmiare, l’accusa.
Investitori, concessionari e sindacati rimproverano il ceo per le vendite in calo, una gamma di veicoli statunitensi datata e un inventario gonfio. All’inizio di quest’anno, gli azionisti di Stellantis negli Stati Uniti hanno fatto causa alla Casa: li avrebbe truffati nascondendo l’aumento degli inventari e altre debolezze prima di pubblicare utili deludenti con conseguente calo del prezzo delle sue azioni. L’azienda ha anche affermato ad agosto che avrebbe licenziato fino a 2.450 operai dal suo stabilimento di assemblaggio fuori Detroit, mentre termina la produzione del suo camion Ram 1500 Classic. È un 2024 da batticuore.