Fulmine a ciel sereno: Stellantis ha interrotto la produzione della cinese Leapmotor T03 presso lo stabilimento polacco di Tychy, in Polonia. Non un gossip automotive, ma quanto emerge da una nota: il Gruppo “non sta più assemblando il modello in Polonia dal 30 marzo 2025. La società rimane pienamente impegnata nel programma di lancio dei veicoli Leapmotor in Europa, ma al momento sta valutando diverse opzioni per la loro produzione”.
Stellantis stoppa la Leapmotor T03 in Polonia: la Cina è molto vicina
Oltre alla T03, Tychy avrebbe dovuto produrre anche la Suv B10, ma i progetti di Stellantis e Leapmotor sono stati bloccati dal governo cinese. Quando? Appena l’UE ha piazzato dazi sulle elettriche Made in China. Pechino ha intimato alle aziende cinesi di sospendere gli investimenti nei Paesi che hanno votato a favore delle tariffe doganali: siccome la Polonia ha detto sì alle tasse, addio alla nazione da parte del Celeste Impero.

Polonia nei guai
La Polonia ha perso prima la B10 e ora la T03. D’altronde, la Cina non investe neppure in Italia, che ha votato a favore dei dazi. Nessun trattamento particolare. Il governo Meloni ha detto addio a un progetto proposto dalla cinese Dongfeng, il cui SUV elettrico è ormai destinato a essere fatto nell’impianto spagnolo di Figuerelas, alle porte di Saragozza, perché Madrid non ha detto sì ai dazi. In realtà, non ha detto neppure un no chiaro e tondo, ma c’è stata un’astensione nei fatti equivalente al no. Per Polonia e Italia, perdite gravissime sotto il profilo economico, produttivo, automotive, occupazionale e sociale. D’altra parte, seguire sempre le linee UE ha un costo, magari maggiore di eventuali benefici (prestiti e altro). Il tutto per accettare i dazi che impediscono la transizione elettrica, bloccano il rinnovo del parco auto, non fanno aumentare la sicurezza stradale, e sono un pessimo esempio quando si criticano i dazi di Trump.
Noie per Stellantis
Se Stellantis ha scelto la Polonia, lo ha fatto per spendere meno e avere maggiori margini, così da sfornare macchine con prezzi competitivi. Pechino che si mette di traverso, assieme alle multe UE e ai dazi USA, col costo dell’energia stellare dopo che Bruxelles punisce severamente Putin non acquistando il gas russo, sono ingredienti di un cocktail indigesto. In un momento delicatissimo. Se Varsavia spera in un investimento da parte di un Paese, perché mai vota i dazi contro quella stessa nazione? Misteri di un’UE sempre più imperscrutabile. Era opportuna una sorta di baratto – come si fa sempre in politica da che mondo e mondo -: zero dazi in cambio di fortissimi investimenti a beneficio degli occupati e dell’indotto.