È sempre più “battaglia” fra Stellantis ed esecutivo Meloni. Al Meeting di Rimini, l’annuale evento di Comunione e liberazione, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aveva detto: “Il governo ha fatto la sua parte, l’azienda no. Se non ci risponde positivamente e velocemente sulla Gigafactory di Termoli, dirotteremo altrove le risorse del Pnrr”. Di qui la replica del gruppo capitanato da Carlos Tavares: “È essenziale che tutti gli attori della catena del valore contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e anche per la tranquillità, indispensabili per realizzare la transizione epocale che la mobilità sta vivendo”.
Piano per l’Italia sempre vivo
Stellantis rimane concentrata sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni, già comunicato ai partner sindacali, che include progetti importanti come quello per Mirafiori 2030: “Il nostro obiettivo è quello di lavorare insieme a tutte le parti interessate per affrontare i principali impatti dell’elettrificazione e della crescente concorrenza”. Poi il riferimento al vero grosso problema che tutto paralizza: siamo nel “contesto di un mercato europeo che è ben al di sotto dei livelli pre-pandemia e che non consentirà alla produzione di tornare a crescere immediatamente”.
Traduzione: serve tempo e pazienza, con l’aiuto di tutti. In un momento difficilissimo e davvero incerto, col futuro non decifrabile, l’Ue che spinge per il bando termico 2035, pochi incentivi e deboli, una rete di colonnine inadeguata.
Rapporti tesi
Fra Urso e Stellantis (Tavares) sono polemiche continue e frequenti. Vedi il nome dell’Alfa Milano che non era ok, la bandierina tricolore sulla Topolino, il riferimento allo stipendio del manager lusitano. Qualcosa non quadra pure nei numeri. Ieri, il target era 1,3 milioni. Oggi 1,5 milioni.
Problema Cina
Il governo ha la questione scottante Stellantis da gestire. Nel contempo, non trova la Casa cinese che venga da noi a costruire. Sotto il profilo numerico, si punta a 1,3 milioni (o 1,5 milioni, il dato più recente fornito da Urso) di veicoli prodotti in Italia entro il 2030. Di questi, un milione di Stellantis più 300 mila (o 500 mila) dai cinesi. Ma BYD, il più grande, per citare il meglio, vuole una fabbrica in Francia, Germania o Spagna, dopo la sede in Ungheria. Italia assente. Per gli altri, si spera in Dongfeng. È che da noi la burocrazia soffoca tutto e tutti, senza contare le tasse fortissime: gli investitori cinesi temono questo.
Il mistero Gigafactory di Termoli
Gigafactory: se l’elettrico è un mezzo flop come vendite, aprire una fabbrica di batterie e full electric non è consigliabile. Ecco perché Stellantis rimanda. Per quale motivo ACC dovrebbe aprire una Gigafactory in Italia? L’elettrico da noi è una micro nicchia, facciamo la 500e che va maluccio, Mercedes non ha partecipato all’aumento di capitale. Tutti frenano con l’elettrico: Mercedes sta riformulando i suoi piani, idem BMW, Ford, General Motors, Toyota, Volkswagen.