Tutto il mercato va male, ma Stellantis va malissimo. Precipita del 26% a settembre 2024 in Europa, contro una media generale del -4,2%. Secondo i dati diffusi dall’associazione dei costruttori Acea, le immatricolazioni nell’area Ue+Efta+Uk si sono fermate a 1.118.083 unità. Disastro per il gruppo guidato da Tavares: 48.306 targhe e discese senza fine per Citroën (-42%), Fiat (-43,7%), Lancia (-71,6%), DS (-31%) e Opel (-25,2%). Maluccio Peugeot (-5,3%) e Jeep (-9,9%).
Anche agosto era andato male per tutto il mercato a -18,3%. Nell’Unione Europea, il mese scorso, -6,1% a causa di Francia (-11,1%), Italia (-10,7%) e Germania (-7%). Nei primi nove mesi 9.779.605 registrazioni in Europa (+1%, +0,6% per la sola Ue).
Eppure le ibride vanno
Stellantis davvero in rosso sebbene le immatricolazioni HEV (le ‘full’ elettriche ibride) siano cresciute a settembre del 12,5%. La quota di mercato si attesta ora al 32,8%, rispetto al 27,4% del settembre 2023, superando la benzina. La società euroamericana, che dovrebbe essere forte in questo settore, non sfrutta il trend.
Gli altri due colossi cosa fanno?
Il Gruppo Volkswagen in controtendenza con un +1%, a 288.459 immatricolazioni e la spinta della Skoda (+19,4%) ad annullare la brutta prestazione del marchio stesso VW (-0,9%) e di Audi (-8,7%). Renault a 100.613 targhe mensili e -1,8%, per l’anomalo -7% della Dacia, mentre il marchio della Losanga va su del 2,1%. Fra gli altri, sorridono specie Volvo (+24,2%) e Tesla (+29,8%).
Le richieste del governo italiano all’Ue
L’esecutivo italiano ha presentato a Bruxelles la richiesta formale per anticipare al 2025 la revisione del Green Deal e del bando alle auto a combustione previsto per il 2035, attualmente programmata per il 2026. Il ragionamento si basa su un approccio di neutralità tecnologica (biofuel, e-fuel e idrogeno). Serve, per il governo, maggiore autonomia strategica nell’approvvigionamento di materie prime da parte dell’Europa. Urge l’istituzione di un fondo di sostegno per la filiera automotive e per i consumatori che acquistano veicoli elettrici prodotti in Europa o con componenti prodotti in Europa. Motivo: una transizione troppo rapida potrebbe comportare conseguenze pesanti per la sostenibilità sociale ed economica del comparto automotive nazionale, dice l’Unrae (Case estere). Invece, l’Acea (Associazione dei costruttori europei) ha avanzato la richiesta di posticipare al 2027 l’introduzione del nuovo target di emissioni, pari in media a 93,6 g/km di CO2, originariamente previsto per il 2025. Se no, scattano multe da 15 miliardi di euro in tolale.