Dopo Pomigliano, in cui è stata annunciata la cassa integrazione dopo le ferie di agosto, e Melfi, dove è stata fermata temporaneamente la produzione della 500X, Stellantis annuncia il rinvio della riapertura dello stabilimento di Cassino, dove vengono prodotte le Alfa Romeo Giulia e Stelvio, così come la Maserati Grecale. La riapertura dello stabilimento era prevista per il 9 settembre, ma il gruppo automobilistico ha annunciato che non sarà così.
Stellantis, anche lo stabilimento di Cassino in difficoltà: rinviata la riapertura
Lo scorso 29 luglio furono chiuse le linee di lastratura e verniciatura, mentre dal 31 chiusero gli ingressi 1 e 2 dello stabilimento. In una nota ufficiale, il gruppo automobilistico ha ora dichiarato: “Stellantis comunica un fermo produttivo dal 9 al 13 settembre. Le attività riprenderanno lunedì 16 settembre”. Insomma, nulla di nuovo dato che il gruppo sta utilizzando questa strategia nella maggior parte dei suoi stabilimenti, specialmente in Italia e Stati Uniti.
Mirko Marsella, segretario provinciale di Fim Cisl, ha subito espresso le sue preoccupazioni riguardo l’andamento dello stabilimento di Cassino: “Stiamo battendo tutti i record negativi della storia dello stabilimento”. La nuova strategia di Stellantis è arrivata in seguito alle vendite in calo nel primo semestre del 2024, che hanno scatenato una reazione a catena in tutto il mondo.
A partire dal sindacato UAW, che minaccia scioperi a partire da ottobre in seguito all’annuncio di nuovi licenziamenti e il rinvio della riapertura dello stabilimento Belvidere. A questi si sono aggiunti i sindacati italiani, dopo la produzione in calo presso tutti gli stabilimenti del Belpaese. Ma non è finita qui, perché Stellantis, e in particolare Carlos Tavares, è stata criticata dal pronipote del fondatore di Chrysler, poiché crede che il gruppo stia rovinando il marchio che una volta era visto come un fiore all’occhiello in America. Insomma, sembra non esserci pace per il gruppo automobilistico e si prospettano tempi molto difficili. Purtroppo, però, ad andarci di mezzo sono sempre i lavoratori.