Stellantis, nel dopo Tavares potrebbe riprendere il dialogo con il governo italiano?

Dario Marchetti Autore
Secondo Adolfo Urso ora il gruppo italofrancese sarebbe d’accordo sul piano italiano per la decarbonizzazione dolce
John Elkann

I rapporti tra Stellantis e il governo italiano sono al minimo freddi, ormai da mesi. L’addio di Carlos Tavares, però, potrebbe essere un ottimo contributo per cambiare le cose, considerato come proprio l’ex CEO fosse considerato parte del problema, più che la sua soluzione. A conferma di questa impressione ci sono i primi segnali di disgelo che sono arrivati dall’interno dell’esecutivo. Se ancora siamo ai tipici preliminari, occorre però sottolineare che c’è già qualche pontiere all’opera, anche se non tutto il governo sembra disposto a riconsiderare il proprio atteggiamento.

Urso mostra maggiore fiducia per i futuro

A incaricarsi di rimuovere gli ostacoli per la ripresa del dialogo tra le parti, in queste ore, è soprattutto il ministro per le Imprese e il Made in Itay, Adolfo Urso, che pure era stato tra i più critici sull’operato di Stellantis, nelle passate settimane.

Adolfo Urso

Al termine di un colloquio telefonico con il presidente del Gruppo John Elkann, proprio lui ha mostrato una certa fiducia per una normalizzazione dei rapporti in vista di un futuro che si preannuncia molto problematico. Secondo Urso, in particolare, ora anche Stellantis condividerebbe l’opportunità di rivedere il percorso di decarbonizzazione. In effetti Tavares si era più volte pronunciato contro la revisione delle linee guida adottate in sede UE, a differenza del governo Meloni, che ne ha fatto una bandierina da usare nei confronti dell’opinione pubblica.

Secondo il ministro, sarebbero emerse le condizioni per la condivisione di un piano Italia che vedrebbe il nostro Paese al centro dello sviluppo dell’auto europea. E, secondo lui, Stellantis ora condividerebbe la necessità di rivedere il percorso di decarbonizzazione. Se fosse così facile, verrebbe da dire, come mai il gruppo italofrancese non ci ha pensato prima? L’impressione è che, come al solito, la politica guardi all’automotive per puri fini propagandistici, senza però avere uno straccio di politica industriale da proporre per correggere una rotta che potrebbe rivelarsi disastrosa.

Salvini non è d’accordo

In vista del tavolo Stellantis, previsto per il prossimo 17 dicembre, i toni sembrano quindi iniziare a distendersi. Anche se, per ora, più che un dialogo sembra un monologo limitato al governo Meloni, considerato come manchi ancora una tessera fondamentale dell’intricato puzzle, ovvero la nomina del nuovo amministratore delegato della casa italofrancese (che sembra peraltro sempre meno italiana e sempre più francese).

Matteo Salvini

Naturalmente, però, all’interno di un governo ove ognuna delle parti cerca di segnalare la sua presenza, non poteva mancare una voce di rottura. Che, nel caso specifico, è rappresentata dal Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Il leader leghista, sempre più in difficoltà all’interno anche del suo partito, ha infatti deciso di segnalare la sua presenza assumendosi la parte del bastian contrario nell’esecutivo.

E per farlo, non solo ha chiuso la porta, ma anche messo il classico cartello che avvisa i visitatori di non provare a entrare. Basta in effetti leggere le parole di fuoco dedicate da Salvini a Stellantis per capire come la distensione potrebbe essere una pura chimera. Il ministro, in particolare, ha deciso di puntare il dito sul fiume di denaro pubblico incassato dall’azienda nel corso dei decenni, senza dare praticamente nulla in cambio: “Hanno incassato miliardi di euro di denaro pubblico nel corso degli anni per chiudere fabbriche, mettere in cassa integrazione gli operai e aprire fabbriche all’estero: uno degli esempi peggiori che si possa dare a un giovane che pensa di fare l’imprenditore.”

In pratica, gli stessi toni usati dal filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il quale durante la trasmissione “Otto e mezzo”, su La7, ha definito Stellantis la peggiore sciagura per la politica italiana. Una concordanza che potrebbe verificarsi anche in Parlamento, ove i dirigenti del gruppo sono richiesti a gran voce anche dalle opposizioni.

  Argomento: 
X