Si respira un clima di profonda tensione negli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis. Sono state settimane molto delicate quelle appena andate in scena, anche a causa delle deludenti decisioni assunte al timone della compagnia. E ora in tanti si interrogano su quali saranno le prossime mosse del gruppo diretto da Carlos Tavares, accusato di aver voltato le spalle ai lavoratori italiani. Ciò non riguarda solo l’esodo in massa della manodopera diretta, ma anche dell’indotto.
Stellantis: passaggio epocale per lo stabilimento di Melfi
È ancora fresco il rimaneggiamento di Magneti Marelli, che, dopo essere stata venduta dall’allora Fiat Chrysler Automobiles (FCA) agli americani di KKR, si è vista messa in un angolo. O almeno, questa è la ragione attribuita dagli attuali proprietari alle pesanti perdite. Sebbene Stellantis continui a negare le accuse, anche la classe politica ha puntato il dito contro di loro. Uno dei più combattivi in proposito è il leader di Azione, Carlo Calenda, che ha preso di mira John Elkann e soci. Secondo l’onorevole, si stava sicuramente meglio durante l’era Marchionne, ma per ragioni estranee al core business, i sindacati avrebbero iniziato a farsi sentire di meno rispetto al passato.
A sua volta, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, non ha risparmiato critiche decise nei confronti dei vertici aziendali, ricevendo una risposta ferma da Elkann. Alcune battaglie sono state perse, tra cui, ad esempio, la produzione delle Fiat 500 e Topolino, assegnata agli stabilimenti in Algeria e Marocco. Altre questioni sono ancora irrisolte, tra cui quella riguardante la Panda 2024. Il Governo sta facendo tutto il possibile per cercare di mantenere il modello più venduto nel nostro paese. Le sigle sindacali affermano di essere pronte a migliorare la situazione in risposta alle critiche.
Un appuntamento cruciale per Melfi sarà quello del 16 novembre, quando si terrà un incontro sull’automotive. Uilm, Fim e Fismic sono preoccupate per il futuro. “Ci troviamo di fronte a un momento epocale. Non possiamo più permetterci di perdere tempo”, affermano i rappresentanti dei lavoratori, che chiedono interventi urgenti per l’industria automobilistica. Con la transizione ecologica, il complesso di San Nicola realizzerà cinque nuovi modelli elettrici, a cominciare dalla DS4. Ma il fabbisogno di manodopera diminuirà e, di fronte alla prospettiva di licenziamenti di massa, le associazioni cercheranno di far sentire la loro voce.
Inoltre, diverse aziende dell’indotto non hanno ancora ricevuto commesse per le produzioni future. Si chiedono, dunque, rassicurazioni concrete per evitare che l’Italia sia relegata a un ruolo secondario, il che non è accettabile, considerata l’importanza dell’industria automobilistica nell’economia nazionale. Nel frattempo, dall’orario 6:00 di stamattina fino alle 6:00 di martedì 7 novembre e dalle 6:00 di venerdì 10 alle 6:00 di sabato 11 novembre, l’impianto resterà chiuso a causa della mancanza di componenti.