Mai come in questo periodo Stellantis è piena di nemici. Sul conto del gruppo automobilistico in tanti si sono già espressi in senso contrario, con l’accusa che preferirebbe la Francia all’Italia. In effetti, dati alla mano il conglomerato diretto da Carlos Tavares sembra davvero destinare la maggior parte dei progetti al territorio transalpino. Ma un conto è sentire parlare qualche politico (vedi Carlo Calenda, intervenuto negli scorsi giorni) o sindacato, un altro leggere l’attacco da Marelli.
Marelli imputa a Stellantis la sua crisi
Tra le fila del fondo americano Kkr serpeggiano forti malumori, alla quale– dicono loro – Stellantis avrebbe contribuito in prima persona. Se le fabbriche chiudono e intere famiglie perdono il lavoro, allora John Elkann e soci avrebbero una responsabilità. Per esprimere il malcontento, i rappresentanti Kkr si sono appellati ad Adolfo Urso. Con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, si sa, è un po’ come sfondare una porta aperta quando si tratta di contestare Stellantis. In molteplici occasioni lui ed Elkann hanno avuto dei confronti a distanza, anche piuttosto risentiti. Da una parte, l’onorevole esprime timori circa i piani dell’azienda ed esorta a investire, dall’altra il numero uno di Exor replica piccato.
Nell’infinito scambio di frecciate e affondi duri, adesso interviene Magneti Marelli, le cui attività sono sempre state intrecciata a doppio filo a Fiat e compagnia. Attualmente, gli affari con Stellantis pesano per il 49 per cento delle commesse, ma i piani alti dell’impresa imputano al colosso dei motori di aver scelto di lavorare su architettura ex Peugeot e non ex Fiat.
A ogni modo, Stellantis pare curarsene poco, tenuto conto di un “dettaglio” che tanto dettaglio non è: gli affari vanno a gonfie vele. I profitti schizzano alle stelle, per la gioia degli azionisti, i cui dividendi aumentano. Insomma, se c’è chi sta bene, c’è pure chi accusa parecchio il contraccolpo. Lo scenario prospettato dai più pessimisti sembra prendere man mano forma, a giudicare dalla profonda crisi vissuta da Magneti Marelli Europe, reduce da un rosso di bilancio monstre di 465,5 milioni di euro.
Da qui la chiusura dello stabilimento a Crevalcore (Bologna) giunto lo scorso 19 settembre, costato il posto a 230 dipendenti. Nella transizione ecologica, Stellantis ha messo gli occhi altrove e le prospettive del Belpaese appaiono nebulose. L’industria delle auto ha sempre ricoperto un ruolo cruciale nell’industria nazionale, fonte di lavoro per tante piccole e medie imprese. Di questo passo, l’infelice caso di Marelli potrebbe essere solo l’inizio.