Una mail inviata dall’azienda a tutti i lavoratori di Stellantis sulla linea Maserati di Mirafiori, in cassa integrazione nel primo trimestre dell’anno e poi in contratto di solidarietà con riduzione dell’orario dell’80 per cento fino al termine del 2024, sta diventando un vero e proprio caso.
La mail è la seguente: “Caro collega, siamo lieti di annunciarti che da settembre avrai la possibilità di acquistare una vettura Maserati a condizioni dedicate a te”. A seguire un elenco di automobili che costano non meno di 80mila euro. Ce n’è quanto basta per sollevare indignazione tra gli operai torinesi, che guadagnano cifre di poco superiori a 1.110 euro al mese. Tanto da sentirsi presi in giro, a giusta ragione.
Stellantis: la mail sulle Maserati rischia di diventare un caso
“È una presa in giro, guadagniamo poco più di 1.100 euro al mese. Siamo increduli”: questa è la reazione dominante tra gli operai di Mirafiori dopo aver ricevuto la mail relativa alle Maserati a condizioni dedicate. Anche perché è complicato pensare a quale condizioni possano spingere chi guadagna 1.110 euro o poco di più a sborsarne al minimo 80mila per acquistare una macchina.
Stipendi che si sono ristretti a causa della crisi in atto per i volumi di vendita. Nel corso dei primi sei mesi dell’anno, infatti, la fabbrica piemontese ha sfornato appena 1.850 Maserati. Volumi che difficilmente cresceranno nei prossimi mesi. Dopo il rientro dalle ferie, infatti, la linea Maserati di Mirafiori sta lavorando un solo giorno a settimana. Tanto da spingere i sindacati a temere l’arrivo di una nuova infornata di cassa integrazione.
Resta soltanto da capire come si giustificherà ora il gruppo automobilistico nato nel 2021 dalla fusione tra l’azienda francese PSA (ex Peugeot-Citröen) e quella italo statunitense FCA sorta dalla fusione tra Fiat e Chrysler). Proporre l’acquisto di vetture che possono arrivare anche a oltre 200mila euro a chi ha difficoltà a mantenere dignitosamente una famiglia rappresenta qualcosa di abnorme, tanto da spingere molti degli interessati ad affermare di sentirsi platealmente presi in giro.
Le reazioni degli interessati
Occorre peraltro sottolineare come la comunicazione di posta elettronica sia stata inviata anche a migliaia di cassintegrati o in regime di contratto di solidarietà. Persone che, quindi, non vedono uno stipendio pieno ormai da tempo e con quello che arriva devono far quadrare i bilanci familiari in un momento in cui l’inflazione continua a correre.
Come affermato da non pochi degli interessati, non si sa se ridere o piangere di fronte a un infortunio simile. Perché soltanto di infortunio si può parlare di fronte alla proposta di condizioni di favore per acquistare vetture come le Maserati che comporterebbero al minimo sette anni di stipendi, per poterne avere una. Condizioni impossibili non solo per chi è a stipendio ridotto, ma anche per coloro che volessero accettare il recente invito di Stellantis a lavorare in Polonia come trasfertisti.
La frana dell’azienda sta mettendo a rischio anche Mirafiori
Paradossalmente, la mail incriminata costituisce ad oggi l’ultimo dei problemi per Stellantis e i suoi lavoratori. Si tratta infatti di un clamoroso autogoal in termini di immagine all’interno di una partita che l’azienda sta perdendo con esiti pesantissimi.
Le scelta industriali degli ultimi anni, infatti, si sono tradotte in una crisi sempre più profonda. Tale da mettere a rischio anche Mirafiori, il simbolo dell’industrializzazione del Paese. Le auto prodotte negli stabilimenti italiani del gruppo sono sempre di meno, a fronte di di aiuti statali che continuano ad essere pesantissimi. I governi, di qualunque colore siano, non lesinano su aiuti pubblici e cassa integrazione. Con esiti sempre meno significativi.
Se all’inizio dell’anno Stellantis aveva rilasciato un solenne impegno per un aumento della produzione all’interno dei siti disseminati lungo la penisola, all’atto pratico non è stato così. Il milione di vetture indicate è ormai considerato un miraggio. Se nel 2023 la produzione si era attestata a 752mila veicoli, per il 2024 si prevede un calo del 30% rispetto a tale dato. Almeno stando alle stime preliminari.
Resta solo da capire se l’azienda terrà fede alle sue promesse, rilanciando gli stabilimenti storici e aprendone di nuovi, a partire dalla gigafactory che dovrebbe sorgere in Molise, a Termoli. In caso contrario potrebbe diventare inevitabile lo scontro non soltanto coi sindacati, ma anche con il governo.