La situazione di Stellantis in Italia è complessa e controversa. Nel recente periodo, hanno tenuto banco accesi confronti a distanza, più esattamente tra Carlos Tavares, ad del gruppo automotive, e gli esponenti del Governo. Oltre ad Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, né Giorgia Meloni né Matteo Salvini hanno esentato l’azienda dalle critiche. L’impressione di molti è di un comportamento poco corretto verso la nostra penisola.
Nel mentre, John Elkann, presidente del conglomerato, ha esercitato il ruolo di paciere, prima ancora degli incentivi auto 2024, in grado di placare i bollenti spiriti di Tavares. Che coglie, però, ora l’occasione per sottolineare come il Belpaese sia realmente nei pensieri del conglomerato, fondato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe.
La verità dei numeri: Stellantis in Italia, un’analisi oggettiva per il futuro dell’automotive
Così come già fatto in passato, successivamente alle critiche mosse dalla premier, pure stavolta si difende attraverso la forza dei numeri, attestanti la crescita della produzione e un importante contributo alla bilancia commerciale italiana.
Nel 2023, la tiratura di vetture è aumentata del 9,6% lungo lo Stivale, arrivando a 751.384 unità. Se vengono presi in considerazione i componenti, come trasmissioni e motori, l’incremento è stato del 10,5% e il 63% del totale è esportato, contribuendo positivamente alla bilancia commerciale nazionale.
Per quanto riguarda il numero degli occupati, le sei fabbriche di Stellantis in Italia impiegano 43.000 persone, corrispondenti al 17% dei dipendenti della compagnia al mondo. In quel di Mirafiori, dove nascono la Cinquecento elettrica, la Maserati GranTurismo, la GranCabrio e la Levante, sono stati realizzati 85.940 esemplari lo scorso anno.
Inoltre, Stellantis ha annunciato investimenti per 30 miliardi di euro nell’elettrificazione e software entro il 2025. Nel percorso di transizione energetica, il tricolore avrebbe un ruolo centrale, con la fabbricazione della 500 elettrica nel complesso torinese e la futura costruzione delle Maserati a batteria a Cassino (Piedimonte San Germano). Eppure, alcune scelte, tipo la delocalizzazione della Panda a Kragujevac, in Serbia, segnalano una differente realtà rispetto a quanto segnalato, idem la commissione della minicar Topolino a Kenitra, in Marocco.
Sulle prospettive dei prossimi anni, l’andamento dipenderà dalla capacità del colosso motoristico di adattarsi alle sfide del mercato e di cogliere le opportunità offerte dall’elettrificazione della gamma. Come risaputo, l’obiettivo è di commercializzare un portafoglio composto da sole full electric nel Vecchio Continente entro il 2030, e almeno del 50% negli Stati Uniti.
Il dialogo tra ciascuno degli attori coinvolti (azienda, sindacati e governo) sarà cruciale per individuare soluzioni garantenti la competitività del settore e la salvaguardia della manodopera.