La guerra in corso in Medio Oriente, e in particolare nel Mar Rosso, sta arrecando gravi danni all’industria automobilistica europea: toccherà anche Stellantis? Ad assumere provvedimenti per prima è stata Tesla, che ha decretato la sospensione temporanea della sua fabbrica di Giga Berlin, in Germania, a causa della mancanza di componenti. La sospensione andrà avanti per tre giorni consecutivi, la prossima settimana, in attesa di ulteriori aggiornamenti. Il fermo è dovuto alla mancanza di componenti provenienti dalla Cina, che vengono trasportati via mare attraverso il Mar Rosso.
A seguito degli attacchi dei ribelli Houthi, le spedizioni hanno subito gravi ritardi, e il colosso americano è stato costretto a interrompere l’attività. Una mossa che la compagnia avrebbe preferito evitare, dettata dalle sfavorevoli circostanze esterne, che impediscono di sfruttare un complesso virtuoso sul quale la compagnia ha effettuato importanti investimenti.
Stellantis: la produzione pagherà le conseguenze della guerra in Medio Oriente?
Oltre alla società di Elon Musk, Volvo ha preso le medesime decisioni per quanto riguarda il suo stabilimento di Gand, in Belgio. Identici sono anche i termini, presi a titolo provvisorio, nella speranza di assistere a progressi. Il produttore svedese, parte del gruppo Geely, importa componenti da vari Paesi, tra cui la Cina, la Corea del Sud e il Giappone.
A questo punto, decisioni analoghe potrebbero essere assunte anche da altre realtà, inclusa Stellantis. Il gruppo italo-franco-americano, frutto della fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe, finora non ha preso una posizione netta sulla questione. Come qualsiasi altro, non conosce con esattezza gli sviluppi, ma segue gli avvenimenti in maniera vigile. Nel frattempo, ci sono già stati effetti negativi sulla sua catena di approvvigionamento.
Stellantis importa parti da diversi Paesi, gli stessi di Volvo. L’azienda ha affermato di stare diversificando le fonti di approvvigionamento e lavorando per ridurre la complessità dei suoi prodotti. In aggiunta, il gruppo coopera attualmente con i governi locali per sviluppare politiche e incentivi al fine di ridurre gli effetti degli scontri. Nessuno, sulla base delle informazioni oggi in possesso, può sbilanciarsi sul quando la situazione di emergenza rientrerà, quantomeno in via parziale. Di certo, dopo l’emergenza sanitaria e gli scontri in Ucraina (invasa dall’esercito russo di Putin), arriva l’ennesimo duro colpo.