Mentre a Mirafiori oltre 2.000 operai affrontano settimane di cassa integrazione, l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, comunica ulteriori investimenti in Brasile. Sul conto del gruppo si infiamma così l’ennesimo dibattito, che imperversa da tanti mesi ormai, sebbene nel recente periodo gli animi sembravano essersi placati. In tanti chiedono perché la società destini importanti cifre altrove, mentre in Italia taglia la produzione. I 5,6 miliardi di euro di investimenti permetteranno di lanciare 40 nuovi prodotti entro il 2030 e di potenziare la piattaforma di mezzi ibridi.
Mirafiori: l’ennesimo sacrificio sull’altare della globalizzazione?
Nella capitale Brasilia è avvenuto l’incontro tra il CEO di Stellantis e il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, dove le parti chiamate in causa hanno cercato di raggiungere un punto d’incontro soddisfacente per entrambi. Per l’amministratore delegato l’operazione costituisce la prova della fiducia e dell’impegno locale.
Il sangue degli italiani ribolle, intanto, di rabbia, dato lo stop delle linee della Fiat 500e e delle Maserati. Se il destino di numerose famiglie della penisola è appeso a un filo, altrove il discorso cambia. Lo stesso copione continua ad andare in scena, senza soluzione di continuità.
I sindacati rivendicano un nuovo modello, tale da incrementare la tiratura del fabbricato, perché la situazione appare oggi piuttosto critica. Dietro la decisione vi sarebbe l’incertezza dello scenario geopolitico e socioeconomico, falcidiato dai conflitti in corso, e la crisi degli approvvigionamenti.
La speranza è che il piano industriale di Stellantis relativo all’Italia, atteso per il 14 marzo, porti annunci rassicuranti per Mirafiori e i dipendenti dell’impianto. Delle risposte altrettanto convincenti serviranno pure a Pomigliano d’Arco, reduce da notizie negative, come la decisione di commissionare la fabbricazione della nuova Panda elettrica a Kragujevac, in Serbia. Visto il peso specifico della best seller lungo lo Stivale, qualcuno lo considera una specie di “tradimento”, una mancanza di rispetto verso le origini e il legame del Lingotto con il tricolore.
Negli scorsi giorni è avvenuta la presentazione della Pandina, confermata nel complesso fino al 2027, ma l’impressione dei sindacati è di trovarsi dinanzi a un palliativo. Si tratta di un utile tappabuchi, in attesa della fantomatica nuova aggiunta al listino, sulla quale permane un allarmante silenzio. Cosa abbia in serbo il management lo scopriremo (forse) fra una settimana esatta. Per ora pare di assistere allo stesso copione, malgrado le rassicurazioni di Tavares circa l’attività nel Belpaese. Dopo aver alimentato i timori circa un eventuale disinvestimento, il top manager ha compiuto un passo indietro, felice del miliardo di euro di incentivi rivolti dal Governo italiano alla transizione energetica.