In estrema sostanza, andando al dunque, nel “patto” fra Stellantis (Piano Italia) e governo Meloni per gli stabilimenti nel nostro Paese, chi mette i soldi in Italia e quanto? Abbiamo cercato di fare chiarezza, riassumendo i punti chiave.
Cosa fa Stellantis
Il Gruppo euro-americano metterà sul piatto grosso modo due miliardi di euro per gli stabilimenti nel 2025, più altri sei miliardi di in acquisti da fornitori italiani. Quindi, mosse pro Italia: pro fabbriche e pro indotto. “Con risorse proprie, senza qualsiasi forma di incentivo pubblico alla produzione”, dice Stellantis. Siamo attorno a otto miliardi di tasca propria.
Obiettivo un milione di veicoli: scomparso
C’era una volta il target di un milione di veicoli l’anno entro il 2030 fatto da Stellantis in Italia: Made in Italy. Concordato col governo Meloni (all’epoca il capo era Tavares). Quell’obiettivo è scomparso. Quindi, ogni volta che si parla di traguardi futuri, occorre capire in passato le cose come sono andate. Perché il flop? Auto a benzina termiche ibride plug-in cinesi troppo forti, auto elettriche cinesi troppo competitive, costo dell’energia stellare (l’Italia non compra più il gas dalla Russia per severamente punire la Russia di Putin), costo del lavoro elevato rispetto a Polonia, Serbia, Marocco. Il milione di mezzi fatti in Italia non si raggiunge neppure con un Gruppo cinese che venga qui in Italia ad aprire una fabbrica: Pechino non vuole, perché noi abbiamo detto sì ai dazi Ue anti elettriche Made in China. Non si può essere al tempo stesso col Dragone e contro il Dragone: o alleanza totale o nulla. Comunque, per il 2026, si prevede un aumento del 50% della produzione. Ripetiamo: 2026, non 2025.
Stellantis per ogni stabilimento: il futuro
A Pomigliano, piattaforma STLA-SMALL nel 2028 per due nuovi modelli compatti. A Mirafiori, produzione Fiat 500 ibrida e nuova elettrica (l’attuale è un buco gigantesco). A Cassino, tre nuovi modelli Alfa Romeo. A Melfi, nuovi modelli tra cui DS, Jeep Compass e Lancia Gamma. E Maserati? Futuro difficile da decifrare, al momento.
Il punto di domanda dei sindacati
In teoria, il Piano Italia Stellantis è ottimo, a nostro avviso. Di qui, una certa cautela dei sindacati. Che per ora non si espongono: si vedrà. Oltre al milione di veicoli mancanti, non ci sono riferimenti del tutto espliciti e definitivi alla Gigafactory di Termoli.
Cosa fa il governo Meloni
Il ministro Urso ha annunciato 1,6 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027 per il settore automotive. Più 1,1 miliardi di euro potenzialmente disponibili nel 2024. Questi si dividono così: contratti di sviluppo da 600 milioni di euro; mini contratti da 200 milioni di euro; accordi per l’innovazione da 300 milioni di euro. Siamo a 2,7 miliardi. Tutto ok, ma occorre rammentare che il Fondo Automotive in origine prevedeva soldoni molto più pesanti: il 30 ottobre 2024, l’Unrae (lobby Case auto estere) ha espresso profondo sconcerto e preoccupazione per la decisione del governo di sottrarre ben 4,6 miliardi di euro (dei 5,8 residui per il periodo 2025-30) dal “Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti”. Insomma, pure in questo caso, ci sono obiettivi; però precedenti target non esistono più.