La situazione attuale di Stellantis non sembra promettente. Nonostante i vertici del gruppo italo-franco-americano siano convinti di avere piani concreti per l’Italia, i fatti rivelano segnali contrastanti. È vero che presso l’impianto di Melfi costruiranno cinque nuovi modelli elettrici, oltre a uno ibrido Jeep. È vero che a Mirafiori hanno inaugurato il centro di produzione delle batterie. Tuttavia, è altrettanto vero che il conglomerato ha rivolto la sua attenzione altrove. Il paradosso è emerso in estate, durante l’inaugurazione di un nuovo stabilimento in Algeria, dove verrà prodotta la nuova Fiat 500. E possiamo vederne le conseguenze nelle parole di Marelli, costretta a chiudere l’impianto di Crevalcore, in provincia di Bologna.
Stellantis, parte dello stabilimento di Melfi sarebbe sul punto di essere ceduto: tre trattative vengono date in uno stadio avanzato
Secondo Marelli, la responsabilità di questa chiusura è da attribuire a Stellantis. Nonostante Stellantis rappresenti ancora il 49 per cento del suo giro d’affari, sembra che abbia cambiato strategia. Questo ha portato alla perdita di centinaia di posti di lavoro per i dipendenti di Marelli, che in passato faceva parte di Fiat Chrysler Automobiles. Anche Roberto Calenda ha lanciato duri attacchi contro il conglomerato, accusandolo di non mantenere le promesse fatte già al momento della cessione di Marelli, promesse che purtroppo non si sono concretizzate nel tempo.
Ora è l’impianto di Cassino a correre un grosso rischio. Lo riporta il sito AlessioPorcu.it, notoriamente ben informato sulle questioni legate al complesso industriale di Stellantis. Il segreto industriale impedisce di rivelare troppi dettagli, ma fonti attendibili sostengono che tre trattative siano già in fase avanzata. Inizialmente si pensava che l’Università di Cassino avesse acquisito l’impianto, ma sembra che ciò non sia avvenuto. Si parla ora di negoziati con una delle principali società di logistica internazionale. Inoltre, si afferma che un accordo sia già stato raggiunto per la concessione di due capannoni o strutture equivalenti, con una superficie di migliaia di metri quadrati.
La transizione di Stellantis verso la mobilità ecologica avrebbe reso disponibile lo spazio in eccesso. Lo stesso vale per il numero di dipendenti: nell’epoca delle Fiat 126 e delle Fiat 131, erano impiegati 12 mila operai, mentre oggi ne sono rimasti poco più di 3 mila. Sulla questione tecnologica e su altri aspetti non hanno fornito alcuna informazione. Il professor Romano Prodi, esperto di riorganizzazioni industriali, ritiene che alla fine rimarranno operativi solo tre impianti di produzione, situati a Melfi, Mirafiori e Cassino. Gli altri stabilimenti non saranno convertiti, neanche parzialmente, e non vi è alcun progetto per creare una filiera nazionale integrata, con tutte le criticità che ne derivano.