Alfa Romeo e Maserati Alfa Romeo e Maserati

Stellantis da McKinsey per Maserati e Alfa Romeo: quale futuro

Gruppo Stellantis da McKinsey per Maserati e Alfa Romeo: esclusa l’ipotesi di cessione a investitori cinesi, si cercano partnership con altri costruttori per facilitare la transizione.

Stellantis si muove per risolvere le difficoltà di alcuni brand italiani – Maserati e Alfa Romeo -, e per questo ha incaricato McKinsey & Co. di fornire consulenza strategica sui due marchi in seria difficoltà. Una mossa legata anche alla pressione crescente derivante dai dazi automobilistici imposti dal presidente americano Donald Trump, che rendono la situazione per le aziende nostrane ancora più pesante. Varie le opzioni tra cui possibili partnership con altri costruttori per facilitare la transizione elettrica. Ipotesi di spin-off per Maserati. La situazione di Maserati è particolarmente delicata. Nel 2024 il marchio del Tridente ha registrato una perdita operativa rettificata di 260 milioni di euro, con le vendite quasi dimezzate rispetto all’anno precedente. La Casa sta puntando su una maggiore personalizzazione dei propri modelli di alta gamma, cercando di attrarre una clientela più esclusiva e alto-spendente. Ma siamo in alto mare, dice Bloomberg. “McKinsey è stata incaricata di fornire le proprie considerazioni in merito ai dazi statunitensi recentemente annunciati per Alfa Romeo e Maserati”, ha spiegato un portavoce. No alla cessione a investitori cinesi, tema sul quale Elkann avrebbe già posto un veto.

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Spin-off: cos’è 

Un’operazione di creazione di un’impresa a partire da una divisione o un settore di un’azienda esistente, dall’inglese “scòrporo”, “separazione”: è lo spin-off. Una società madre trasforma una delle sue divisioni in una società indipendente, per valorizzarla economicamente, sfruttandone le potenzialità.

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Stellantis da McKinsey per Maserati e Alfa Romeo: incubo dazi

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Il piano di Trump prevede un incremento dei dazi fino al 25% per le auto importate in USA, che sarebbe una batosta per i due marchi di Stellantis. Maserati, già in crisi, genera tra il 35% e il 40% delle vendite proprio negli Stati Uniti, come confermato dall’amministratore delegato Santo Ficili. Né Maserati né Alfa Romeo hanno stabilimenti produttivi al di fuori dell’Europa: o le tasse o fare fabbriche negli States, il che è impossibile. Elkann sta cercando di riorganizzare la propria complessa struttura a 14 marchi, ereditata dalla fusione tra Fiat Chrysler e PSA nel 2021, che poi sono 15 con Leapmotor. Intanto Jeep non è più gallina dalle uova d’oro, il che complica tutto. Si attende il nuovo CEO, al posto di Tavares, per trovare l’idea giusta. Non tanto per competere con Toyota, quanto per la gestione di un portafoglio ampio: le azioni Stellantis hanno perso oltre il 60% di valore nell’ultimo anno e si desidera evitare il peggio.

Dazi e auto: allarme rosso non solo per Stellantis

In un incontro con il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, i leader del settore, tra cui i responsabili di BMW, Daimler Trucks, IVECO, Mercedes-Benz, Scania, Stellantis e Volkswagen, hanno discusso l’impatto di vasta portata delle recenti tariffe statunitensi sulle esportazioni europee di automobili, acciaio e alluminio. Siamo a 67 miliardi di euro sulle esportazioni dell’industria automobilistica dell’UE e un costo totale stimato di 80 miliardi di euro dalle tariffe automobilistiche e reciproche combinate. La lobby costruttori Acea sottolinea l’urgente necessità di una cooperazione transatlantica per evitare un’escalation e danni a lungo termine per entrambe le economie. Quindi, zero scontri, sì al dialogo.

L’Acea insiste con l’UE

“L’attuale volatilità dei mercati globali sta solo aumentando le barriere commerciali e i costi per le aziende. Le tariffe non fanno altro che aumentare i prezzi per i consumatori in Europa, negli Stati Uniti e nel resto del mondo – ha affermato Sigrid de Vries, direttore generale Acea -. Non solo è essenziale che i leader europei e americani trovino urgentemente una soluzione all’attuale conflitto commerciale, ma è imperativo che le istituzioni europee attuino attivamente il Piano d’azione per l’automotive, per migliorare la competitività, ridurre i costi, alleviare l’onere normativo e rafforzare la produzione europea”. Il problema è che in passato Bruxelles ha ascoltato pochissimo l’Acea. Che si trattasse di auto elettriche, di multe, di colonnine, comunque agli inviti non è seguita nessuna azione politica. Anche perché c’è pure la lobby verde pro Green Deal auto elettrica, fortissima, a premere in direzione opposta.

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