Stellantis contro Confindustria: polemica rovente

Dopo le parole di Emanuele Orsini (Confindustria), la replica del Gruppo guidato da Carlos Tavares.
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“Abbiamo investito due miliardi di euro l’anno in Italia negli ultimi due anni. La domanda crea il mercato e non il contrario”: è la risposta al vetriolo di Stellantis a Confindustria. Il cui leader, Emanuele Orsini, aveva in precedenza avanzato critiche contro il Gruppo guidato da Carlos Tavares. “Per produrre auto o veicoli commerciali servono gli ordini. Come in tutti i settori, è la domanda a creare il mercato e non il contrario”, dice la società.

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L’accusa di Orsini a Stellantis

Il manager lusitano chiede da tempo incentivi per le auto elettriche: soldi dello Stato a chi acquista queste macchine, troppo costose per via dei forti investimenti delle Case.

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Parlando dalla Puglia, in occasione dell’assemblea generale di Confindustria Brindisi, Orsini aveva detto: “Non dev’essere finanziato l’acquisto delle auto, ma dev’essere finanziato chi crede nell’industria, nell’industrializzare il Paese, soprattutto chi fa gli stabilimenti e fa produzione, fa crescita e assume persone. Che poi quello che mi dispiace è vedere che invece di fare investimenti nel Paese vengono fatti investimenti in altri Paesi, magari scrivendo letterina ai nostri di delocalizzare. Questo non ce lo possiamo più permettere perché noi abbiamo aiutato aziende a stare nel Paese”. Tutti riferimenti a Stellantis e alle sue fabbriche in Marocco, Polonia e Serbia.

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Stellantis non ci sta

“Con riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini, come dichiarato dal nostro amministratore delegato Carlos Tavares durante la sua audizione in Parlamento, Stellantis ribadisce l’importanza di garantire il giusto contesto di competitività, per accompagnare le aziende coinvolte nella transizione verso l’elettrificazione. Il vero problema della transizione all’elettrico, infatti, è l’accessibilità economica. Stellantis ha elaborato il suo piano strategico a lungo termine, che prevede un investimento complessivo di circa 50 miliardi di euro nel corso del decennio. Negli ultimi anni l’azienda ha investito in Italia più di 2 miliardi di euro all’anno Per Stellantis, l’Italia è l’unico Paese al mondo con due piattaforme di produzione (Stla Medium a Melfi e Stla Large a Cassino). Ma non solo. A Torino ha sede l’unico Battery Technology Centre al mondo per i test sulle batterie e il capoluogo piemontese è anche sede del primo Circular Economy Hub. Insomma, stiamo investendo in Italia per restare. Tutto il resto sono opinioni, rispettabilissime ma non necessariamente vere”.

Dove sta la verità?

Difficile dire chi abbia ragione. Certo che va ricordato un punto chiave: gli ordini si prendono se si fa un prodotto richiesto dal mercato, bello, sexy. Magari chissà tutto questo Peugeot dentro le macchine Stellantis non è richiesto dal mercato. Magari sarebbero utili motori più moderni, elettriche con autonomia superiore, auto a prezzo ragionevole. Specie qualche segmento B termico, che non può concorrere con le Tesla.

Tavares e l’Italia, quanti guai

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Rammentiamo che la produzione di auto Stellantis in Italia crollerà nel 2024 a meno di 300.000 unità, un livello più basso di quelli di Fiat negli anni 1950: stima del sindacato FIM CISL, che fornisce trimestralmente i dati di produzione (con i veicoli commerciali si arriva a poco meno di 500.000). Nel terzo trimestre 2024, solo 50 mila auto uscite dalle linee di produzione, di cui un terzo Panda. Perdipiù, tante auto che Stellantis produce in Italia si vendono all’estero, e viceversa parecchie di quelle vendute qui arrivano da fabbriche europee del Gruppo. Sì, l’elettrico crolla, ma non ci siamo neppure con Alfa Romeo e Maserati, né con 500 e Panda. Peccato, perché l’Italia ha fame di vetture: parco circolante oltre 40 milioni, in costante crescita. Coi mezzi pubblici costosi, inefficienti, inesistenti in varie zone della nazione, si punta su di lei, l’eterna auto. 

A peggiorare le cose, le stime Acea (costruttori): l’insuccesso dell’elettrico porterà a 15 miliardi di multe per sforamento dei nuovi limiti CO2 nel solo 2025, obbligando tutti a ridurre la produzione del termico per alzare la quota di macchine full electric. Alla fine, meglio vendere meno vetture a benzina.

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