Pessime notizie per Stellantis, dal Tribunale di Torino. È stata infatti accolta la class action sugli airbag di alcuni modelli di auto Citroen prodotti nel periodo tra il 2009 e il 2019. A darne notizia è stato un comunicato emesso dal Codacons, all’interno del quale si ricorda che l’istanza accolta era stata presentata in maniera congiunta insieme a Adusbet e Assourt. Le conseguenze per la casa italofrancese non sarebbero di certo trascurabili. Come ricordato dalle associazioni di tutela dei consumatori, infatti, i proprietari interessati potranno richiedere un risarcimento complessivo pari a 285 milioni di euro. Chi è rimasto coinvolto nella vicenda ha ora 150 giorni di tempo per dare la sua adesione alla class action. A quantificare l’importo spettante a ogni conducente interessato, sarà la prossima udienza di novembre.
Stellantis, da cosa deriva la class action accolta a Torino?
La vicenda che ha spinto il Tribunale sabaudo a esprimersi in favore dell’accoglimento dell’istanza collettiva è stata riassunta dalla nota emessa per l’occasione dalle associazioni. Questo il succo della stessa: “Sul caso degli airbag difettosi installati su circa 190mila veicoli Citroen modelli C3 e Ds3, prodotti tra il 2009 e il 2019, che in caso di incidente potrebbero causare esplosioni con effetti anche letali sia per il conducente che per i passeggeri, il Tribunale di Torino ha dichiarato ammissibile la class action nei confronti di Groupe Psa Italia e Stellantis presentata da Codacons, Adusbef e Assourt”.

Il motivo che ha spinto il tribunale a ritenere l’azione proposta “non manifestamente infondata”, è da ravvisare nel fatto che sin dal 2019 era diventato pubblico il difetto dell’airbag Takata SDI 230. Ovvero il fatto di contenere un propellente a base di nitrato di ammonio, il quale avrebbe potuto favorire una esplosione incontrollata del dispositivo e la proiezione di frammenti metallici all’interno dell’abitacolo. Un evento che, com’è facilmente intuibile, avrebbe potuto sfociare in gravi rischi per l’incolumità degli occupanti.
Stellantis, PSA e Citroën, di fronte all’evidenza, hanno atteso il 2024 per attivare la campagna di richiamo. E lo hanno fatto soltanto a seguito dei primi incidenti, verificatisi nel corso del 2023. Il tutto soltanto dopo una serie di numerose campagne analoghe di richiamo avviate da altri produttori. Un comportamento che, a parere del tribunale, non può essere giustificato. Soprattutto perché si trattava di un difetto potenzialmente mortale. Questo il commento rilasciato al proposito dal Collegio giudicante: “La mancanza di tempestività ha impedito una gestione graduale e preventiva del problema, compromettendo la sicurezza degli utenti italiani”.
Il commento delle associazioni
A commentare l’accoglimento dell’istanza sono state anche altre associazioni di tutela dei consumatori. A partire dal Movimento Consumatori, per il quale è intervenuto Paolo Fiorio, responsabile del Servizio Legale. Il quale ha dichiarato: “L’ordinanza del tribunale di Torino mette bene in evidenza le chiare responsabilità di Stellantis, Citroen e PSA che hanno ritardato l’avvio della campagna di richiamo, determinando così l’imposizione dello stop drive con conseguenti ingenti danni a tutti i consumatori che per mesi non hanno potuto utilizzare la propria auto. Ci auguriamo che la nuova disciplina delle azioni rappresentative possa superare gli ostacoli emersi in passato e consentire l’adesione del maggior numero di consumatori coinvolti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Alessandro Mostaccio, segretario generale del MC: “Dalla vicenda Takata – Stellantis emerge un comportamento grave che ha visto anteporre esigenze finanziarie di contenimento dei costi alla tutela della salute e della sicurezza dei consumatori. Il ritardo della campagna di richiamo ha infatti consentito di rimandare agli anni successivi costi ingenti che si sapeva si sarebbero dovuti affrontare e con sicuro impatto sulle politiche di distribuzione dei dividendi agli azionisti”.
Quale la procedura per il risarcimento?
Quale sarà la procedura da seguire, per ottenere i risarcimenti? A spiegarlo è stata Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), tramite la sua pressidente nazionale, Martina Donini: “È necessario che i proprietari di veicoli con airbag difettosi Takata – Citroën C3 e DS3, prodotti tra il 2009 e il 2019 – si facciano avanti e aderiscano alla procedura. Diversamente si rimarrà fuori dai risarcimenti. Udicon chiaramente é a disposizione per fare assistenza in questo senso”.

Che ha poi aggiunto: “Questa sentenza è un chiaro segnale che i diritti dei consumatori non sono trascurabili. Abbiamo agito con tempestività e determinazione per far dare voce a migliaia di cittadini penalizzati, ora é il loro momento per farsi avanti. I consumatori siano pronti per le adesioni”.
Da parte sua, Altroconsumo ha richiesto la liquidazione di un danno patrimoniale, calcolato in 17,24 euro per ciascun giorno di ritardo nella sostituzione dell’airbag prodotto dalla società Takata. Ovvero un valore corrispondente al costo medio giornaliero del noleggio di un’automobile di piccole dimensioni. Di modo che ammonta a 517,20 euro il risarcimento per ogni mese di mancato intervento, da aggiungere al risarcimento per danni non patrimoniali pari a 1.500,00 euro per ogni automobilista. Si prospetta quindi una bella botta, per Stellantis.