La vicenda di Stellantis continua ad arricchirsi di nuovi capitoli, giorno dopo giorno. E, come tale, sta destando l’interesse anche della politica, considerate le ricadute che la stessa può provocare a livello economico e occupazionale nel nostro Paese.
L’ultima voce autorevole intervenuta sulla questione è quella di Massimo Cacciari. Il filosofo ed ex sindaco di Venezia non ha avuto eccessivi peli sulla lingua, nel commentare quanto sta accadendo. Ecco quanto da lui affermato, al proposito: “È una delle vicende più sciagurate di tutta la politica italiana. Se c’è una catastrofe politica in Italia è la politica industriale. Praticamente non esiste più un capitalismo italiano”. Le parole sono state pronunciate durante una puntata di Otto e mezzo, il programma di La7 che commenta sera dopo sera i grandi temi di attualità.
Massimo Cacciari non la manda a dire: una vicenda sciagurata
A spingere il filosofo veneto a pronunciarsi senza girare troppo intorno alla questione sono state le dimissioni di Carlos Tavares, il CEO portoghese per il quale si parla di una buonuscita intorno ai 100 milioni di euro per aver lasciato praticamente le macerie fumanti in Stellantis.
Cacciari, però, non si è limitato a bollare gli eventi odierni, riproponendo invece un tema condiviso da un gran numero di contribuenti italiani. Ecco le sue parole a margine di quanto accaduto con la politica industriale tricolore degli ultimi 40 anni: “Tutti i nostri asset industriali sono stati venduti, svenduti, privatizzati come era di moda fare. E chi ha memoria e sa la storia sa che la Fiat, attraverso agevolazioni e finanziamenti vari, avrebbe potuto essere nazionalizzata dieci volte. Di cosa ci stupiamo? Qualche anno fa Marchionne disse che le presenze di Fiat Chrysler Automobiles in Italia costituivano una tassa patriottica, cioè stavano in Italia per il loro buon cuore, perché a loro non conveniva affatto stare in Italia e quindi di conseguenza non vedevano l’ora di uscirne. E pezzo a pezzo ne sono usciti e stanno uscendo, con le conseguenze occupazionali che conosciamo, senza nessun piano, senza nessuna strategia”.
È difficile non essere d’accordo con l’ex sindaco di Venezia. Anche se forse il discorso andrebbe allargato anche da un punto di vista temporale, ricordando peraltro che sull’altare della Fiat è stato sacrificato un settore, quello automotive, che era un fiore all’occhiello del Paese. Consegnato per intero (o quasi) alla società torinese, ora resta solo un panorama desolante. E occorre capire per quanto ancora potrebbe restare, considerato che si torna a parlare di una fusione con il Gruppo Renault. A seguito del quale sarebbe ancora più chiaro che ormai Stellantis è un gruppo francese.
Per la vicenda Stellantis continua ad aleggiare un termine che sembra molto appropriato: disgustosa
Massimo Cacciari ha poi proseguito il suo assalto verbale ricordando che lo scorso 11 ottobre Carlos Tavares è stato ascoltato presso le Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. Un incontro che verteva sulla produzione automobilistica del gruppo Stellantis in Italia. Durante il quale non ha detto nulla. Tanto da spingerlo a commentare: “Non hanno strategie, se non quelle di dimettersi piano piano o di restare, a seconda di quanti soldi riescono a catturare dallo Stato, come è successo per Melfi e in altre situazioni”.
E, almeno sugli aggettivi da usare, Cacciari ha finalmente trovato un punto di accordo con il governo, in particolare col Ministro dei trasporti Matteo Salvini: “È tutto disgustoso, non c’è dubbio alcuno. Ed è una vicenda disgustosa anche per gli stipendi che per fallire si stanno dando. Tavares prendeva 10 milioni di euro all’anno, pare (in realtà era più del doppio, considerato che nel 2023 ha ottenuto 23,4 milioni di eur, ndr). Vittorio Valletta prendeva 20 volte lo stipendio di un operaio, questo 500 volte il salario di un lavoratore. E non per fare la Fiat di Valletta, ma per fallire. Certo che è disgustoso, come si fa a dire che non è disgustoso? È tutto disgustoso, ma è un disgusto che riguarda la politica industriale italiana che va avanti da 40 anni in tutti i settori, non solo in quello automobilistico”.
Insomma, la vicenda Stellantis rappresenta solo la cartina di tornasole dell’assalto dei grandi gruppi alla diligenza statale, per spartirsi il bottino. Ben sapendo che i politici italiani non opporranno alcuna resistenza. E intanto anche l’automotive tricolore sta morendo.