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Stellantis, addio vincoli: si aprono scenari incerti per il futuro

Al compimento del terzo anno di vita, scadono i vincoli tra i grandi soci per Stellantis: gli scenari che si presentano

Tre anni dopo la fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe, la quota dello Stato francese in Stellantis è del 6,2%, pari al 9,6% dei diritti di voto. Scaduto il lock-up, lo Stato non ha ceduto o ridotto la partecipazione azionaria. È quindi opportuno valutare i possibili cambiamenti nella struttura proprietaria.

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Stellantis: lo Stato francese resta azionista, ma per quanto?

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Il Sole 24 Ore ha dedicato un interessante servizio di approfondimento al colosso dei motori, che di recente è finito ai ferri corti con il Governo italiano. Le parole del suo amministratore delegato, Carlos Tavares, che ha paventato un disinvestimento dall’Italia in assenza di sussidi, hanno creato timori. Timori spazzati via in un secondo momento, quando l’esecutivo ha illustrato il piano da quasi un miliardo di euro (950 milioni) stanziati per il 2024, ultimo anno del triennio di aiuti previsto dal Dpcm.

Nel pieno della polemica, si era anche ipotizzato un eventuale ingresso nel capitale di Stellantis da parte del Governo italiano. Uno scenario che non ha mai trovato d’accordo il presidente del conglomerato, John Elkann. Il rampollo della famiglia Agnelli ha sottolineato che una simile mossa avrebbe avuto senso solo in caso di difficoltà economiche, che non sussistono. I generosi dividendi corrisposti agli azionisti per il 2023 certificano la bontà dell’operato.

In nome di minori costi produttivi e di maggiori margini di profitto, alcuni modelli legati al tricolore hanno “spiccato il volo”, venendo commissionati all’estero. Il caso più emblematico è la nuova Panda elettrica, che sarà prodotta in Serbia, mentre l’attuale generazione, ribattezzata Pandina, continuerà ad essere prodotta a Pomigliano d’Arco fino al 2027.

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Le opzioni sul tavolo per lo Stato francese sono tre:

  • conserva la stessa quota, continuando ad esercitare un’influenza rilevante sulla società, che ha portato a localizzare i principali progetti EV in Francia.
  • cede una parte delle quote, monetizzando l’investimento e riducendo il coinvolgimento nella società.
  • aumenta la partecipazione, acquisendo quote da altri azionisti e consolidando il proprio controllo.

Attualmente, Exor, la holding degli Agnelli-Elkann, è il primo azionista con il 14,4% di Stellantis. La famiglia Peugeot e la cinese Dongfeng detengono, invece, rispettivamente il 7,2% e il 5,6%.

L’evoluzione del mercato automobilistico è una variabile fondamentale da considerare, in un contesto di transizione elettrica e sfide geopolitiche. La crisi del Mar Rosso, provocata dal conflitto tra Israele e Palestina, ha avuto e sta avendo pesanti conseguenze. Per quanto riguarda le BEV, Tavares ha illustrato il piano Dare Forward 2030, che prevede una gamma di sole full electric entro il 2030 in Europa e di almeno la metà negli Stati Uniti.