Non si scappa da un’osservazione che descrive senza troppi fronzoli le condizioni di Stellantis. Siamo davanti a quello che è, senza se e senza ma, un quadro preoccupante che coinvolge inevitabilmente tutta l’industria automobilistica italiana. Stellantis sta affrontando sfide difficili, il suo storico stabilimento di Mirafiori, simbolo di un’epoca, continua a trovarsi in una profonda crisi. Non è sempre (e per forza) tutta colpa della Cina.
Mentre le dichiarazioni del gruppo industriale sottolineano il rallentamento della produzione in tutta Europa, le voci arrivate a diversi giornali (ormai non più voci) suggeriscono che lo stop che sarebbe finito a fine novembre potrebbe protrarsi fino a gennaio 2025. Alcuni addirittura suggeriscono che la ripresa possa avvenire solo a febbraio. Un vero e proprio incubo in cui lo stabilimento lavora a ritmi brutalmente scarsi.
La situazione in Stellantis è talmente grave che la fabbrica di Mirafiori ha persino ridotto la sua produzione a sole 170 vetture al giorno, ben lontano dai numeri richiesti. Dall’altra parte della contesa per far mantenere Stellantis tra i nomi chiave dello Stivale, il governo italiano, che aveva previsto un obiettivo di un milione di auto prodotte annualmente sul suolo nazionale.
Le prospettive, essendo alla chiusura del 2024, sembrano ancora incerte. I dati del primo semestre indicano una flessione preoccupante nella produzione, con una riduzione di oltre il 63%, passando da 53.330 vetture a poco meno di 20.000. Le previsioni parlano chiaramente di una difficoltà per Stellantis nel raggiungere anche il traguardo “simbolico” di 500.000 auto prodotte in Italia, sollevando dubbi sulle strategie e sugli investimenti del gruppo in uno dei settori chiave dell’economia nazionale.
Anche se Stellantis ha ribadito che la produzione rallentata riguarda un contesto europeo e non è un segno di disimpegno dall’Italia, il gruppo è stato accusato di trasferire la produzione di modelli iconici come la 500 e la Panda all’estero. Non sarebbero i primi ad andare fuori dalla Penisola. Ad aggiungersi alle preoccupazioni dei lavoratori italiani, il programma di lancio di nuovi modelli italiani, come la Maserati berlina di lusso e il nuovo E-UV BEV, ha subito ritardi significativi, slittando oltre il 2027. Se queste difficoltà dovessero continuare, non solo l’obiettivo di produzione del governo italiano sarà difficilmente raggiungibile, ma potrebbe esserci un rischio sempre maggiore di declino per l’intero settore in Italia.