Sorpresa Stellantis che riguarda l’associazione dei costruttori auto Acea: prima svolta post Tavares

Ippolito Visconti Autore News Auto
Stellantis chiede all’Acea di rientrare nell’associazione. C’è già l’ok.
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Ecco la prima svolta post Tavares: Stellantis torna nell’Acea, l’associazione europea dei costruttori auto. La lobby ricorda come – data la crisi di competitività senza precedenti in Ue e la necessità collettiva di padroneggiare le sfide della trasformazione verde – è più importante che mai restare uniti

Quale obiettivo

Col ritorno, Stellantis e gli altri membri Acea hanno un target preciso: una transizione competitiva e sostenibile verso una mobilità a zero emissioni. “Continueremo a lavorare su questo con piena determinazione e impegno”, ha affermato Luca de Meo, presidente ACEA e Ceo del Gruppo Renault.

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Addio nel 2023

Venerdì Stellantis ha dichiarato di voler rientrare nell’Acea (che aveva lasciato all’inizio del 2023), il principale gruppo di lobbying del settore sin dalla sua creazione nel 1991, unendo i produttori di auto, camion, furgoni e autobus europei. Era stato Tavares a voler rompere con l’associazione.

Questione multe 2025

L’ex Ceo, che si è dimesso all’inizio di questa settimana, si è recentemente opposto a una proposta Acea di ritardare le multe di 15 miliardi di euro dell’Unione europea ai Gruppi automobilisti che non rispettano i traguardi intermedi di riduzione delle emissioni di carbonio stabiliti per il 2025.

Stellantis e governo Meloni in linea contro le sanzioni

Bruxelles affronta il dossier dell’automobile. All’ordine del giorno dell’incontro tra i ministri del Trasporti dell’Unione Europea, il non-paper presentato dall’Italia e dalla Repubblica Ceca (e firmato anche da Austria, Bulgaria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia) per rivedere la normativa sulle emissioni 2025. Tavares diceva: “No, è troppo tardi”. Ora, Stellantis è in linea col governo Meloni sotto questo profilo. Anche un segno di distensione dopo i rapporti tesi durante l’era del manager lusitano. 

Servirà tanta fortuna all’Italia. I governi dei big – Germania, Francia e Spagna – non sono nel team anti multe Ue. Senza Berlino e Parigi, Roma avrà difficoltà a sfondare. Il non-paper contiene due richieste. Uno, anticipare di un anno la revisione del regolamento sulle emissioni. Due, bloccare le sanzioni che dal primo gennaio 2025 si abbatteranno sui costruttori europei. Con le ammende, il rischio disoccupazione e chiusure diventerebbe ancora più forte. Intanto, il sindacato tedesco IG Metall ha le idee chiare sulle possibili multe Ue alle Case: “Potrebbero essere investite per trasformare l’industria”.

Per lo slittamento al 2028

Esplicito il ministro ceco dei Trasporti Martin Kupka, sebbene diplomatico: ok al “Piano per l’industria pulita” che il presidente Ursula von der Leyen presenterà nei primi cento giorni del suo mandato, ma c’è la necessità di intervenire sul meccanismo delle multe per rinviarle di tre anni, in modo da consentire ai Gruppi di adeguarsi ai limiti imposti dalla Ue. Ora, le Case sono in grave ritardo. O pagano le multe o alzano i listini delle termiche cercando di vendere più elettriche.

Il target di emissioni deve scendere a 94 grammi di anidride carbonica al chilometro, tuttavia ogni costruttore ha un traguardo specifico calcolato anche in base al mix di veicoli che vende. Pertanto, più la gamma offerta è composta da auto grandi e potenti che emettono di più, maggiore il limite (avvicinandosi a 100).

Estrema destra in Germania e Francia: che opportunità

Col suicidio della sinistra di Germania e Francia, pro auto elettrica, le Case hanno licenziato e chiuso fabbriche. I prezzi delle full electric sono altissimi, idem quelli delle termiche per indirizzare i clienti verso le vetture a batteria ed evitare le multe. Di riflesso, specie in Italia, il valore medio dell’usato s’impenna. Il cittadino si ritrova in un tornado fatto di crisi, tagli occupazionali e macchine care come il fuoco. Qui entrano in gioco l’estrema destra tedesca e quella francese: cavalcando l’onda dell’errore dell’Ue, che non ha protetto lo sviluppo dell’elettrico, potrebbe stravincere alle prossime elezioni. Ossia Alternative für Deutschland a Berlino, e Marine Le Pen a Parigi.

Il Tavares pensiero sulle multe e su VW

Tavares non chiedeva di far slittare l’introduzione dei limiti sulle emissioni previsti nel 2025. Anzi, ribadiva la sua contrarietà alla proposta dei costruttori europei. E puntava a raddoppiare gli sforzi per introdurre sul mercato elettriche più economiche: a 25 mila euro. Sentiamo cosa diceva. 

Uno. “Negli ultimi anni, proprio per scongiurare una situazione simile a quella della Volkswagen, abbiamo fatto delle cose impopolari. E siamo stati criticati per questo, per aver preso decisioni non sempre ben comprese. Abbiamo ribadito che il problema più grande dell’elettrificazione è l’accessibilità economica. E vediamo chiaramente, soprattutto qui in Italia, che il consumatore ci sta dicendo che vuole acquistare veicoli elettrici al prezzo dei veicoli con motore a combustione interna”. 

Due. “Se non vendi in modo redditizio, però, metti a rischio la tua azienda. Ci avviciniamo al 2025, anno in cui le Case dovranno raddoppiare il mix di vendite Bev per evitare le multe. Fondamentalmente, quello che quelle aziende ti stanno dicendo è che se raddoppiano il loro mix di vendite elettriche senza guadagnare soldi con quelle auto, si metteranno nei guai. Bene, questo è ciò su cui abbiamo cercato di lavorare negli ultimi anni. I miei dipendenti sono stati pesantemente criticati per aver fatto le cose giuste, per assicurarci che a un certo punto potessimo vendere Bev al prezzo ‘x’ per la classe media in maniera redditizia e quindi sostenibile”. 

Tre. “Siamo in testa al gruppo, perché stiamo portando sul mercato vetture come l’ë-C3 da 20 mila euro. Da Stellantis vedrete più elettriche di segmento B intorno ai 25 mila euro”.

Quattro. “La decisione dell’Ue è brutale, ma è stata graduale, dal 2018. Non è una sorpresa. Abbiamo lavorato molto duramente per prepararci a quel tipo di situazione. E ho sempre detto che siamo un’azienda conforme: c’è una cornice imposta dalle normative e noi ci muoviamo al suo interno. Ora siamo a pochi mesi dall’introduzione delle normative e qualcuno vuole cambiare le regole. Ma perché? Siamo nella regione del mondo che è la più sensibile, la più esigente in fatto di concorrenza. Ci è stato detto negli ultimi 50 anni che la concorrenza in Europa è fondamentale per portare al consumatore la migliore offerta possibile. Questo è il dogma. La mia tecnologia è pronta. Le mie auto sono pronte, le mie fabbriche sono pronte. Le regole sono note. La competizione sta per iniziare. Perché dovremmo cambiare le regole? Perché il riscaldamento globale non è più un problema?”.

Andrea Cardinali il profetico

Il 2 dicembre 2024, Andrea Cardinali, direttore generale Unrae (Unione Case estere), aveva detto: “Stellantis dovrebbe tornare in seno all’associazione europea dei costruttori, perché è funzionale alla salute di tutta l’industria, farebbe il bene suo e quello comune”. Profetico.

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