Dopo le tante polemiche che ne hanno contrassegnato l’avvento, ora arrivano i risultati sul campo di “Città 30”, il nuovo modello di circolazione stradale introdotto a Bologna. E si tratta di risultati che potrebbero spingere per una sua diffusione a livello nazionale. Nel primo anno successivo alla sua entrata in vigore su molte strade urbane, infatti, nel capoluogo emiliano si è verificata una significativa riduzione degli incidenti, delle vittime e dell’inquinamento. Un dato su cui occorrerà riflettere, per cercare di capire la possibilità di esportarlo in altre città peninsulari, ma sicuramente positivo.
Città 30, ora parlano i risultati, che sono assolutamente positivi
L’introduzione in molte strade di Bologna di Città 30, ovvero il limite di velocita massima di 30 chilometri orari, è stata contrassegnata da roventi polemiche. Spesso più di carattere politico che semplicemente basate sulla voglia di tenere insieme le esigenze di sicurezza e mobilità cui si dovrebbe ispirare un provvedimento destinato a regolamentare il traffico cittadino.
Ora è finalmente arrivato il momento di commentare i risultati conseguenti al debutto di un nuovo modello di mobilità che, peraltro, si dimostra più complesso rispetto alla semplice riduzione della questione ad un velocità che secondo i detrattori sarebbe troppo bassa. Nel primo anno dalla sua introduzione, infatti, il centro felsineo non ha visto vittime pedonali lungo le sue arterie stradali. Si tratta della prima volta dal 1991. Inoltre, gli incidenti totali hanno visto una contrazione nell’ordine del 13%, con quelli gravi a -31%.
A questi risultati già molto positivi, va poi aggiunto un ulteriore effetto diretto, quello che ha visto una tendenza in crescita per quanto concerne l’utilizzo della mobilità alternativa. I cittadini che hanno utilizzato il bike sharing e i trasporti pubblici sono aumentati del 69%. E, naturalmente, è da salutare anche il risultato in termini di qualità della vita urbana, con una riduzione di traffico e inquinamento nell’ordine del 29%.
In definitiva è possibile affermare che, nonostante qualche evidente limite del modello, le Zone 30 hanno prodotto un deciso miglioramento in termini di sicurezza stradale. Contribuendo inoltre a promuovere la mobilità sostenibile e a ridurre la congestione tipica di un traffico meno sottoposto a regole, per quanto restrittive.
Altroconsumo, favorevole alle Zone 30, le contrappone al nuovo Codice della Strada
Naturalmente, la pubblicazione dei risultati aprirà una nuova polemica politica, sterile come tutte quelle che si fondano su convinzioni a prescindere dai fatti reali. Proprio i dati in questione, però, potrebbero fare di Bologna un vero e proprio punto di riferimento per altri centri urbani decisi a promuovere una mobilità più sostenibile e sicura.
Tra coloro che si sono immediatamente pronunciati a favore di Città 30 c’è anche l’associazione dei consumatori Altroconsumo. È stato Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne dell’associazione, a sottolineare la fondamentale differenza di approccio con il nuovo Codice della Strada voluto da Matteo Salvini. Anch’esso, del resto, oggetto di grandi polemiche, com’è ormai tradizione per ogni nuovo regolamento.
Ecco quanto affermato da Cavallo, al proposito: “I risultati comunicati dal Comune di Bologna dopo un anno di Città 30 dimostrano i benefici che la misura porta all’intera mobilità urbana, in termini di riduzione di incidenti e di maggiore utilizzo di mezzi di trasporto più sostenibili.”
Sin qui nulla di straordinario, trattandosi della semplice presa d’atto dei dati reali. A questo punto, però, parte la stoccata verso il provvedimento varato dal governo Meloni: ” Notiamo con rammarico invece che nel nuovo Codice della Strada, entrato in vigore nei mesi scorsi, non siano presenti misure che vadano verso il modello di Città 30, che riducendo con interventi urbanistici la velocità e contemporaneamente incentivando il trasporto pubblico (diminuendone i costi del biglietto ed aumentandone la capillarità), assicura una maggiore sicurezza per gli utenti più vulnerabili, portando al contempo ad una minor necessità di ricorrere ad automobili private e numerosi altri benefici. L’aumento delle sanzioni, infatti, non basta per aumentare la sicurezza in strada. La prevenzione si fa a livello culturale e di pianificazione urbanistica, ad esempio appunto implementando il più possibile il modello di Città 30”.
E su queste parole, è facile immaginare l’apertura di una nuova polemica politica, che in definitiva nulla toglie e nulla aggiunge ai risultati ottenuti a Bologna. Che sono quelli su cui si dovrebbe invece discutere.